Magazine Cultura
Opopomoz (2003) è quasi un acronimo (Onnipresente-Prestigioso-Oscuro-Potere-Occulto-Mefistofelico) che allude proprio al Male, al suo ruolo nella vita degli uomini; è anche un incantesimo per entrare nel presepe (un po' come avviene nel plastico di Beetlejuice) e operare da vicino affinché la nascita del bambino Gesù per quest'anno ci venga risparmiata. Enzo D'Alò - regista e sceneggiatore insieme a Furio e Giacomo Scarpelli - ha creato così una favola adattissima ai bambini e alla natività di Cristo, che non sorvola sul tema grande assente del periodo più gioioso dell'anno, ovvero il Male. A differenza che in tantissimi altri prodotti cinematografici, infatti, pur condividendo l'ottimismo e la speranza di fondo, Opopomoz assegna all'oscuro un ruolo irriducibile, connaturato e compresente all'animo umano. Non si ignora che ci sono presenze positive e anzi capaci di vincere le tenebre, ma le si osserva coabitare e in questo modo la vittoria della gioia e del Bene acquista un sapore ancora più grande e importante.
Il film di Enzo D'Alò, pur nella semplificazione della sua grafica - che preferisce i colori smaltati e vivaci e le tinte nette o appena appena sfumate, nonché il disegno ben "inciso" nell'immagine - è gradevole e delicato. In più, procede con garbo e capacità di adeguarsi, senza soccombere, ai più consolidati modelli narrativi del cinema per l'infanzia, soprattutto natalizio. Non mancano gli sketch e non mancano i momenti sentenziosi o la fantasia. Le voci, poi, una volta che possiamo godere di un prodotto d'animazione nostrano, ci offrono quanto di meglio un film del genere possa richiedere: Oreste Lionello, Tonino Accolla, Peppe Barra, Silvio Orlando, Vincenzo Salemme, John Turturro e tanti altri, magari meno noti, ma non meno bravi. Marginale, invece, mi sembra il ruolo effettivo del tema dell'alterità e dello straniero: né Rocco appare effettivamente alieno all'interno del presepe, né lo zio americano assume un ruolo diverso da quello di qualunque macchietta, sia pure vista con sguardo colmo d'affetto. Nell'insieme, Opopomoz è una visione per famiglie gradevole, che può dare molti spunti di riflessione a volte anche controcorrente, però senza mai scadere nella banalità o nella mancanza di rispetto.
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Recensione di “Il mio corpo mi appartiene” di Amina Sboui
Amina Sboui, celebre in tutto il mondo per aver postato su Facebook delle immagini a seno nudo per combattere contro la condizione della donna in Tunisia, ha... Leggere il seguito
Da Valeria Vite
CULTURA -
BIG GAME, un giocattolone per grandi e piccini
Oskari sta per compiere 13 anni, e come tutti i ragazzi che vivono sui monti del nord della Finlandia si sta preparando per un rito millenario. Leggere il seguito
Da Masedomani
CULTURA -
Terminator 2: il giorno del giudizio
Ci si lamenta che ormai non si fa più nulla di nuovo, che ultimamente l'industria cinematografica si basa unicamente su seguiti e rifacimenti. Leggere il seguito
Da Jeanjacques
CINEMA, CULTURA -
Anteprima Recensione: La ragazza che cuciva lettere d'amore di Liz Trenow
Prezzo: € 14,90Pagine: 348Editore: Tre60Genere: Romanzo Data Pubblicazione: 25 GiugnoLondra 1914 - Maria, un'orfanella di umili origini, viene mandata con la su... Leggere il seguito
Da Roryone
CULTURA, LIBRI -
I Magnifici100 di Giffoni 2015: tutti i film in concorso
Sono varie e intense le tematiche affrontate dalle storie in concorso nella selezione ufficiale del Giffoni Experience 2015 (17-26 luglio): 98 i titoli tra... Leggere il seguito
Da Taxi Drivers
CINEMA, CULTURA -
FUGA DAL CAMPO 14 - Blaine Harden
I campi di lavoro nordcoreani, tuttora funzionanti, esistono da un periodo di tempo doppio rispetto ai gulag sovietici e dodici volte superiore rispetto ai camp... Leggere il seguito
Da Lalettricerampante
CULTURA, LIBRI