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Oppositori silenti, mezzeseghe imperanti. Nasce ufficialmente il panficozio.

Creato il 18 settembre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Oppositori silenti, mezzeseghe imperanti. Nasce ufficialmente il panficozio.Ieri, su questo blog, ci siamo divertiti (mica tanto), a ripercorrere i primi momenti di vita del nascente berlusconismo. Le foto pubblicate dall’Espresso (e oggi riprese in prima pagina dal FattoQuotidiano), ci avevano spinto a pensare e a ragionare non tanto sulla Magnum ostentata da Silvio sulla sua scrivania, quanto sull’aria che l’autore del servizio ha respirato prima nella sede dell’Edilnord poi durante il party di presentazione di Telemilano. E ci siamo chiesti come diavolo possa aver fatto un individuo simile (Berlusconi non il fotografo), a possedere non Villa San Martino perché quello lo sappiamo, ma l’intera Italia senza che nessuno gli si mettesse di traverso. Possibile, ci siamo chiesti, che sia tutta una questione di “fascino”, di “carisma”, di “affabulazione”, di dané o c’è qualcosa d’altro? Ci siamo detti che forse qualcosa c’è, si chiama silenzio e viene dritto dritto da sinistra dove l’eterna lotta fra Veltroni e D’Alema per una leadership di cosa non si sa, ha condizionato e sta condizionando da anni il ruolo prima della maggioranza (governi Prodi), poi dell’opposizione. Queste due automobili pronte per essere rottamate, sono state fino a qualche tempo fa due Ferrari fiammanti e “rampanti” ma via via si sono trasformate in due catorci che non vuole neppure l’autodemolitore, impossibilitato a ricavarne perfino i pezzi di ricambio da piazzare nel mercato dell’usato. Non consapevoli dei danni che hanno arrecato alla politica (non sicuramente a se stessi), stanno in tutti i modi cercando di rimanere a galla elaborando strampalati “pizzini” (definizione della Serracchiani non nostra), e radunando truppe di pasdaran appena si avverte l’odore di elezioni. Abbiamo scorso la lista dei “75” firmatari del documento di Veltroni e ci siamo resi conto che sono sempre gli stessi da anni: gli stessi nomi, cognomi, indirizzi e, soprattutto, politici di professione. Sono quelli che quando il capo (capetto?) chiama rispondono sempre “presente” consci del fatto che se mollano l’osso sarebbero costretti a fare la fila in qualche agenzia interinale e segnare “nulla” sulla casella delle esperienze lavorative precedenti. A loro non frega niente di unirsi per abbattere quello che non è solo un nemico comune, ma il guastatore delle libertà democratiche, dello stato sociale, dei diritti di uguaglianza, un Attila redivivo che dove passa lascia newtown dopo aver strappato l’erba, a loro interessa avere l’orto. Il Pd è un partito che non esiste, che non ha radici se non qualche riferimento storico ormai appannato dal tempo e dalle rendite di posizione: il comunismo e la tradizione dei cattolici democratici. Non sarà un caso che proprio i cattolici democratici, dalla Bindi a Franceschini fino a Ignazio Marino, sono stati gli unici ad alzare un attimo il tono della voce, e c’è da aggiungere che all’interno del trio solo Rosy Bindi continua a farlo, mentre gli altri sono stati risucchiati dal magma perverso dell’apparato. Che fine abbia fatto Ignazio Marino (quello che ha trascinato i giovani del Pd nelle ultime primarie), non si sa. Impegnato nella sua commissione parlamentare ha praticamente lasciato la politica attiva per fare il burocrate, sono mesi che non proferisce parola attendendo forse le prossime primarie per assicurarsi anche lui la sua brava, piccola rendita. Il Pd a tutti i livelli, compresa la zona in cui abitiamo, è diventato il partito del farsi i cazzi propri senza alcun ritegno, e se uno decide di non farseli viene pure preso per scemo. Mogli, amanti, parenti, grandi elettori, palazzinari interessati al piano urbanistico, amici e amici degli amici entrano ed escono da impieghi, contratti di consulenza, consigli di amministrazione e presidenze delle municipalizzate come nulla fosse e se uno prova a dire “scusate ma il bene della collettività?”, viene sommerso da una valanga di risate. Quella che vediamo noi è gente talmente stanca di queste amebe silenti che sceglie l’unica arma possibile per far comprendere che non ne può più: non va a votare. E se il Pd ride per non piangere, non si può dire che gli altri partiti dell’opposizione stiano meglio. Il monolitico (ruota attorno solo al pianeta Di Pietro) Italia dei Valori, così ricco di ex (margherita, missini, mastelliani, qualche rifondaiolo), dopo essersi dichiarato “partito post-ideologico” (termine che non significa nulla se non una lapalissiana paraculata lessicale) e attaccato ferocemente Berlusconi, come i democristiani facevano una volta con i comunisti, si è reso conto che l’abbandono dell’anima “movimentista”, che ne aveva fatto apprezzare il cammino politico soprattutto da parte dei giovani, gli sta costando qualcosa come il 2 per cento dei consensi. Quel 2 per cento è andato direttamente ad ingrossare le fila di Beppe Grillo e del suo movimento 5 stelle, tanto che Di Pietro dal palco di Vasto ha tuonato contro il comico dicendogli di smettere di urlare (detta da Di Pietro a Grillo è quasi una barzelletta, comunque…) e di iniziare a ragionare in termini di alternanza. Ma alternanza a chi? E soprattutto “con” chi? Forse con l’inquisito De Luca o magari con “il più intelligente di tutti” D’Alema o con Casini come nelle Marche? Ma Di Pietro è fatto così, da quando si è messo in testa di governare non perde occasione per dimostrare di essere un alleato credibile e fedele, di chi e su cosa si vedrà. Ci consolano i risultati dei sondaggi di Pagnoncelli visti su Ballarò. La sinistra (questa dovrebbe essere quella vera, ma non si sa mai), forse grazie all’effetto Vendola sta recuperando terreno. La vediamo dura per Nichi combattere contro Fini in un’alleanza che sia Veltroni che D’Alema stanno elaborando da un po’, ma Vendola ci ha fatto capire che D’Alema si può battere (due su due mica pifferi), e che il Pdl non è quella invincibile armata di cui tutti parlano quando smettono di combattere. In fondo sono solo mezzeseghe.PS. Che cos’è il Panficozio? Chiedetelo a Capezzone.

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