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Oppure Mary Poppins

Da Wising

Oppure Mary Poppins

Datemi una Mary Poppins :) 

Sono giorni di molte riunioni, in ufficio.
Ci sono nuovi colleghi, per via di un'acquisizione che ci tiene tutti con il fiato sospeso, almeno a fasi alterne.
Sono giorni di molte mamme, con altrettanti telefoni, agende, liste di to do da dettare al telefono, cene preparate la mattina presto, per lasciare pronto, che poi la sera si fa tardi.
Ognuna dentro la propria corsa, chiusa dentro un talleur o un abitino, in bilico sul tacco o a passo svelto in ballerine colorate.
Ognuna con un orecchio al telefono, l'altro alla riunione, su pagine divise tra appuntamenti e orari di asili, scuole, attività sportive.
Su quei fogli, dentro quei telefoni, in quelle frasi dette in fretta perchè il tempo è quello che è, si muove un mondo. Fatto di mariti, compagni, nonni, babysitter, tutti a fare la loro parte, tutti a sbriciolare il proprio tempo e moltiplicarlo, per rendere possibile l'impresa (apparentemente) impossibile: crescere un figlio.
Si parla tanto, ultimamente di work life balance, e curiosamente se ne parla solo riferito alle mamme, come se comunque si dia per scontato che l'accudimento sia un problema loro, come se le donne, e le donne soltanto, avessero i superpoteri per fare tutto.
Mi guardo in giro in questi giorni, anch'io con il mio telefono, la mia agenda e la gonna a tubo tanto bon ton, e penso: non è giusto.
Non lo penso con rabbia, anzi, ci penso in modo costruttivo.
Penso alle soluzioni possibili.
Il miglior wlb sarebbe avere tutti una governante: quelle persone, fidatissime, di casa che pensano ai bambini e alla casa.
Soluzione troppo costosa, oggi, e che non prevede nessun tipo di agevolazione. Tipo: l'azienda dove lavoro prevede un contributo in soldi per l'asilo nido, ma non per la babysitter, anche se regolarmente sotto contratto; le detrazioni per i contributi versati alla babysitter non sono poi così significativi e via dicendo. Eppure, spesso, la tata è davvero l'unica soluzione: i nido, le materne, hanno orari poco compatibili con quelli d'ufficio, come abbiamo spesso detto.
Allora facciamo che un genitore, non necessariamente la mamma, sta a casa. Dai, sarebbe davvero una svolta. Anzi, fanno a turno. Un anno uno e un anno l'altro, una cosa così.
Solo che, in media, con un solo stipendio non vivi. E' la modernità, ragazze, che la generazione prima della nostra, cioè quella dei nostri genitori, ci stava dentro eccome. Poi, a un certo punto, lo stipendio si è sganciato dalla vita reale ed è andata come va. Deriva. Ansia collettiva da fine mese, nonni che riprendono a fare i genitori, genitori che ritornano figli, figli che tra le prime parole dicono "Lavoro".
Quando faccio tardi, Cigolino me lo chiede: "Per il lavoro?" e se rispondo sempre sì, con un gran sorriso, dentro a me dispiace, tra me e me temo che nei suoi pensieri di bambino immagini che mamma e papà vogliano più bene al lavoro che a lui. Non è, intendiamoci, senso di colpa, che, come dico sempre, non è utile farsi una colpa per ciò che è inevitabile. E' piuttosto la consapevolezza che non è giusto, che una soluzione, poco dispendiosa, una cosa Win-Win (che fa vincere tutti, azienda e lavoratori) c'è senz'altro.
Mi vengono allora in mente i molti articoli, soprattutto in questo periodo, dedicati alle mamme imprenditrici, quelle che per seguire i figli si sono reinventate in un altro lavoro.
Due considerazioni:
Quanti di questi lavori sono veri? Cioè ti mantengono, pagano le bollette, generano magari risparmio e hanno quindi un valore economico utile alla famiglia e alla stessa mamma.
Quanti di questi lavori hanno potuto prescindere da una solidità/disponibilità economica già presente in famiglia? Ogni attività richiede un investimento e non sempre si ha la disponibilità e la propensione al rischio.
L'unica via che vedo è lavorare insieme, con le aziende e se si è liberi professionisti lavorare su se stessi per trovare equilibri diversi. Lavorare sul tempo, per renderlo più armonico al resto che, incredibilmente, richiede a sua volta tempo e passione.
L'altro giorno mammafelice ha scritto un bel post sulla fatica mentale di essere madre, che passa dall'accudimento fisico a quello emotivo dei bimbi, che è anche più delicato e sicuramente impegnativo. Ecco, gran parte della mia fatica mentale di mamma è quel continuo immaginare soluzioni, quella volontà costante di far quadrare i conti emotivi, economici, lavorativi, personali ecc.affinchè il mio lavoro, o quello di GF, non sia un "problema" di Cigolino.
Tempo, ci vuole tempo.
Oppure Mary Poppins.


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