Magazine Diario personale

Oprah mi legge.

Da Gianlucaweast @gianlucaweast
Oprah Winfrey legge il mio Blog. E io, forse, sto per cambiare vita. Per sempre. Fiuto aria di contrattone. Come minimo divento il suo PR. E tutto questo grazie alla lettura che ho dato dell'impari scontro avvenuto al “Trois pommes” di Zurigo fra la regina del talk americano e una commessa italiana o di origini italiane che, vedi come va la vita, se l'è trovata di fronte nella boutique paradisiaca sulla Bahnofstrasse e quel giorno non se lo dimenticherà mai più. Impresso come un tatuaggio.
Vado veloce: Oprah è montata su tutte le furie perché al “Trois pommes” la ragazza non ha voluto mostrarle una borsetta di cocodrillo dicendole che era “troppo cara”. Oprah se l'è presa e lo ha detto a nonno Larry King che lo ha detto al mondo intero. Razzismo, discriminazione. Mi ero permesso di suggerire una lettura diversa, un po' ironica del fatto (vedi post “Io come Oprah. Ma senza Larry King”). E Oprah cosa mi fa? Twitta la versione che le ho suggerito. Lo fa il 9 agosto, in concomitanza con la pubblicazione del mio post.
Oprah mi legge.
Non sto più nella pelle (la mia, non quella del cocodrillo sotto vetro al “Trois pommes”). Sono forse e per davvero di fronte a una svolta epocale della mia esistenza. Se succede, giuro che me la tirerò di brutto. Se, invece, non succede, vedrò di chiarire come siamo messi a diritti intellettuali circa la mia lettura dell'incidente in boutique e il Twitt di Oprah. Affronterò la signora Winfrey. E le chiederò: signora, mi ha copiato, plagiato, derubato?
Avrebbe potuto chiedermelo, almeno. Si usa. Io, questa ipotesi di lettura, gliel'avrei regalata, tranquillo, senza fare una piega. Perché, vede, signora, diversamente dal compianto cocodrillo che non ha nemmeno la magra consolazione di aver(le) venduto (cara) la pelle, questa mia idea è impagabile.
C'è un altro Twitt della Divina. Questo:
Oprah mi legge.
Confesso: sto meglio. Più tranquillo. Riesco, nuovamente, a concentrarmi. Sapere che Oprah ha apprezzato la Spa del Grand Dolder Hotel, avere la consapevolezza che l'hanno trattata bene e poter contare sul suo espresso desiderio di “rifarla” quella sauna o quella nuotata o quel bagno turco mi ha rimesso in pace con il mio Paese. Pensare che un giorno, un paio di anni fa, ero entrato in un albergo di Ascona – un albergo di lusso, chiarisco - per incontrare qualcuno che lì stava cenando. Vestito come al solito, tasche laterali e via che vado. Il portiere mi ha bloccato, dapprima con lo sguardo (hai sbagliato entrata, amico), e poi con le parole (lei cosa cerca?). Ho risposto, ridendomela dentro, che cercavo il Dr XY che era lì a cena. Il portiere deve aver capito che IO ero il Dr XY e che ero lì per cena. A quel punto, sono diventato qualcuno. Ho cenato (ha pagato il Dr XY) e, uscendo dall'albergo, sono rimasto davanti alla porta a vetri girevole fino a che il portiere me l'ha aperta. Su di me non aveva cambiato comunque idea. Voleva, soltanto, avermi fuori dai piedi. Al più presto.
Il mondo gira così, cara Oprah: se decidiamo di frequentare i posti dove la gente se la tira oppure, semplicemente, tira fuori un sacco di soldi, dobbiamo stare al gioco e aspettarci che un giorno qualcuno ci tiri un brutto scherzo. Magari senza volerlo, soltanto per abitudine. E tu vai a capire sulla base di che cosa uno o una conclude che non abbiamo la faccia da soldi.
Finale: mi ha sorpreso constatare l'assenza totale del fuoco di fila degli animalisti. Nessuno che si sia alzato a dire: cristo, Oprah, una borsetta in cocodrillo, proprio quella hai chiesto di vedere? Non si fa. A parte non comprarla, una borsetta così non si guarda nemmeno. 
Ora chiudo. Se mi arriva il contratto, giuro che lo metto sul Blog.

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