Magazine Racconti
La cantante malinconica, Mirò
Mia piccola luna, piccola come vorrei apparisse il mio amore per lui, così piccolo che possa vederlo tutto intero e non dimenticarne nemmeno un pezzo, tanto piccolo da non imbarazzarsi troppo, nudo, ai suoi occhi accesi sulla notte. È a te che voglio affidare i miei pensieri, scioglierli, uno per uno, in questa scia di latte e luce che cerca un sentiero per raggiungerti. Fa’ che sappia che il mio canto non è che per lui, fa’ che viva del tremore della mia voce a ogni nota, fa’ che si abbandoni al calore di questo timbro che non vuole altro che stringerlo nell’abbraccio più armonioso possibile. Mi affido a te, alla tua curva, morbida culla, riposo sereno della mia speme e del mio malinconico canto d’amore. Affido a te il mio cuore, piccolo perché anche tu possa vederlo tutto intero, senza dimenticarne nemmeno un pezzo, mentre dondola sul tuo sorriso curvo. (*) Il cantante, Mirò
Shhh.
Ora che viene la notte, tutta quanta, con il suo lago di stelle, io canterò per te.
Sarò da te con la mia voce, piegherò il vento dentro le mie note, ci saranno le mie parole addosso al mondo e le stelle, tutte quante, a tenerle inchiodate al cielo, per non farle cadere: solo così tu le potrai vedere. Le sentirai nel mio respiro.
Vengo da te di notte, perché qui non hai scudi di parole.
Arriverà prima la mia voce, così ci sarà un tempo per aspettare, per lenire la timidezza dipinta sui nostri visi, ci saranno poi le mie parole, come una lettera sparsa nella mezzanotte, infine io arriverò piano, da lontano, e se tu farai un cenno allora mi avvicinerò, vedrò il tuo canto di parole schiudersi sulle tue labbra, distante da te, non ci sarà una voce, solo un movimento invisibile di labbra, la notte non se ne accorgerà, solo le stelle.
Solo le stelle saranno custodi delle nostre voci, capiterà che qualcuna arrossisca e cada giù, innamorata del mio amore piccolo per te, allora sarà luce in pochi attimi, una stella che cade e un mio passo che cede nella neve, e poi di nuovo la notte, tutta quanta, ci sorprenderà a pochi metri di distanza, sempre di più la mia voce, ogni tuo movimento, meno impronte che ci separano.
Lì ti vedrò tutta intera, mi innamorerò delle tue braccia distese, dei pugni chiusi, della mani che tremano, del tuo collo piegato, per me sarai solo quel pugno, quel braccio, quella spalla, ti amerò un pezzo alla volta, e poi ti guarderò tutta insieme, perderti nella notte, come un fiocco di neve tra la coltre spessa.
Ci saranno poi pochi passi, nessuna nota, una sola voce, la notte che sussurra alle stelle di fare silenzio per poter ascoltare il nostro canto muto.
Shhh.(*)
Costellazioni in amore con una donna, Mirò
Ciao cantante dal cuore suonato! Perché sei suonato, lo sai? Suonato, come dire che il tuo cuore non fa che fare: boomboomboom tutto attaccato e con il maggior frastuono possibile. Sorridi perché quello è il suono dei folli, sorridi perché, anche se non lo sai, non troppo lontano da te c’è un cuore che fa: bum! Come il tuo cuore che suona, come un’esplosione, solo che con la “u”, così, tanto per essere originali. Sorridi anche per noi stelle che danziamo al suono del tuo cuore suonato, della tua testa incantata, delle tue parole stonate. Sorridi e aspetta, c’è soltanto da aspettare. E ora, non smettere di cantare, invitaci a ballare, c’è solo l’attesa da ingannare. Lasciati addormentare e non abbandonare il tuo sogno da solo ad aspettare.
Arriverà.
Lo senti questo boomboomboom?
Lo senti quel cuore lontano che non la smette di stonare?
Il suo canto è qui.
Siete già insieme.
Ascolta. (*)
Luna verde, Mirò
Gli amanti si affacciano al cielo della notte.
Da lontano, si guardano, guardano me.
Mi scrutano e pensano: ora siamo insieme a guardarti, da lontano?
E io che sto qui sospesa, vedo tutti i vostri occhi, amarvi senza tregua.
Innamorarvi in ogni respiro, perdervi nei dubbi che non vi fanno cantare.
Allora io vi guardo e vi sussurro, che il vostro amore non è solo.
Ma voi non ascoltate: il dubbio è il vento più rumoroso del mondo.
Se solo ascoltaste il cuore.
Che fa bumbumbum, come le stelle impertinenti.
Allora invece di aspettare, in una corsa di notte, poco più di un centinaio di passi, ci sarebbe un solo unico canto.
E invece continuate a non dormire, a contare le costellazioni, a immaginare figli su fogli di carta, a tormentarvi, a cercare di giorno tra i passanti il vostro amore e la sua voce, a passare, di notte, i passanti della giacca del pigiama, a odiare la notte, una buia colla che vi separa, ma se non ci fosse la notte, e se non ci fossi io, non ci sarebbe nessun canto, nessuna voce, nessun respiro, nessuna corsa nella neve, nessuno sguardo da luoghi lontani.
Come un volo senza uccelli.
Un cielo senza le stelle.
Un canto senza luna.
Ora, così.
Tremano i vostri cuori ai cancelli del vostro amore.
Parlate, piano.
Cantate più forte.
Ancora più forte.
E ci saranno prima due canzoni, poi solo una,
che addormenta me, Luna, e queste stelle. (*)
Sario Laveneziana ha regalato la sua voce al Cantante e alla Luna.
Valentina Luberto ha prestato qualche dubbio alla Cantante malinconica e la sua impertinenza alle Stelle.
Ringraziamo Mirò per averci fatto dono dei suoi colori per dipingere le nostre emozioni.
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