Ecco, proprio nella domanda sta la risposta. Proprio perchè vogliamo continuare a farci questo tipo di domande, perchè vogliamo essere liberi di fare ad altri questo tipo di domande, di poter chiedere conto a chi amministra e governa, allora dobbiamo ricordare.
Ricordare cosa? La lotta di liberazione e, prima ancora la dittatura che di domande non ne prevedeva (e guai agli italiani che se le facevano).
Dittatura che ci ha portato alla guerra, alla fame, alle macerie.
Dittatura fascista, e non comunista come sostiene il presidente della provincia di Salerno, in due scarpe, Cirielli, da ci siamo liberato con una guerra di liberazione, che ha visto schierati gli alleati, parte del nostro esercito che vedeva nella lotta al fascismo una possibilità di riscatto (leggetevi "In cerca di una patria" di Alfio Caruso).
E anche grazie ai partigiani: quelli che sono andati a combattere sulle montagne, quelli che li hanno aiutati, in mille maniere.
Oiaccia o non piaccia, revisionismi o meno, se oggi possiamo sdoganare i peggiori istitnti razzisti, il fascismo (buono, cos dicono), è proprio perchè l'Italia si è liberata dalla dittatura.
Altra domanda: siamo ancora a rischio regime?
Proviamo allora ad aggirare la domanda: l'Italia è veramente una democrazia compiuta come sancisce la Carta Costituzionale?
Alla prima domanda si dovrebbe rispondere di no. Ma allo stesso modo, non siamo nemmeno quella democrazia basata sul lavoro (art. 1), dove la legge è uguale per tutti, con pari diritti in merito a scuola, sanità, religione. E libertà di espressione.
Ecco, non occorre liberare l'Italia dal regime che ancora grazie al cielo non c'è: occorre portare a compimento la Repubblica.
E per questo allora, che si deve spazzar via tutti quanti la tengono in ostaggio: la criminalità organizzata, i poteri forti che condizionano le scelte dei governanti (acqua, energia, privatizzazioni, diritti sul lavoro, legalità).
Ieri sera a Milano si sono confrontate due Italia: all'interno della Scala, il discorso del presidente della Repubblica Napolitano, su l'unità del paese, sul ricordo di Sandro Pertini.
Fuori i lavoratori che protestavano: chi per la Cassa integrazione, come i dipendenti Italtel. Chi contro il decreto (su cui Napolitano dovrebbe mettere la firma) sugli enti lirici.
Dentro le istituzioni, le parole di circostanza, uniformi, divise. Fuori il paese, preso a manganellate.
Da che parte sta la democrazia, questo 25 aprile?
Gli altri 25 aprile
La campagna per la raccolta di firme sul referendum per l'acqua pubblica.
Manifestazione contro l'inceneritore da parte dei sindaci dei comuni di Milano sud.
Manifestazione contro la centrale nucleare, a Sessa Aurunca, sul Garigliano (Salerno).