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Io non ho paura


Ammaniti nelle mani di Salvatores funziona. Almeno in questo caso. Il film è allucinazione piuttosto che narrazione, la stessa fotografia rende il tutto una sorta di viaggio temporale metafisico prima che fisico. La storia è nella fantasia, o meglio, nella realtà del bambino, che legge l'accaduto con un moto di coscienza, frutto di un'ideale di pietà e vicinanza che appartiene ai suoi valori, non corrotti dal denaro e dall'odio. Perciò, "Io non ho paura" è potente. Perchè parla al lato pulito dell'essere umano, perchè trascende le differenze sociali e le opinioni altrui, va oltr la fiducia nella famiglia di sangue, e diventa una storia di amicizia esemplare ed ideale, quella cullata dai bambini. Il film è brutale nell'affrontare un rapporto carnefice involontario-vittima involontaria che diventa altro. Non vi è solo una speculazione della storia, ma la capacità di introiettare un sentimento deciso, per quanto contraddittorio, alla narrazione. E, tolto tutto, dagli attori adulti alla regia, è il vero miracolo del film. Miracolo che sta nei giovani interpreti o meglio nei bambini che recitano sè stessi.