La gabbianella e il gatto che le insegnò a volare.
Ho paura – stridette Fortunata.
- Ma vuoi volare vero?- miagolò Zorba.
- Ho paura! Mamma!- stridette Fortunata.
Zorba saltò sulla balaustra che girava attorno al campanile. In basso le auto sembravano insetti dagli occhi brillanti.
- Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. E’ acqua… Apri le ali – miagolò
Zorba La gabbianella spiegò le ali e il gatto la vide sollevare la testa con gli occhi chiusi.
- La pioggia. L’acqua. Mi piace! – stridette.
- Ora volerai – miagolò
Zorba.
-Ti voglio bene. Sei un gatto molto buono – stridette Fortunata avvicinandosi al bordo della balaustra.
- Ora volerai. Il cielo sarà tutto tuo – miagolò Zorba.
- Non ti dimenticherò mai. – stridette lei già con metà delle zampe fuori dalla balaustra.
-Vola! – miagolò Zorba allungando una zampa e toccandola appena.
Fortunata si allontanava battendo le ali con energia fino a sorvolare le gru del porto, gli alberi,le barche.
-Volo! Zorba! So volare! – strideva euforica dal vasto cielo grigio.
L’umano accarezzò il dorso del gatto.
- Bene, gatto. Ci siamo riusciti – disse sospirando.
- Sì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante – miagolò Zorba.
- Ah sì?E cosa ha capito? – chiese l’umano.
- Che vola solo chi osa farlo – miagolò Zorba.