Proviamo ad applicare i suggerimenti dell’oracolo cinese per descrivere la realtà di un paese ormai allo sbando
6 – Sung: la lite.
La lite è ovviamente quella tra l’ex allenatore viola Delio Rossi ed il calciatore Adem Ljajic, sfociata nell’indegna scazzottata offerta all’occhio delle telecamere nell’ultimo turno di campionato. Un pessimo biglietto da visita per lo spettacolo più amato del paese. La rissa in panchina costa all’allenatore romagnolo l’esonero ed al calciatore una sospensione. L’Italia è ovviamente dalla parte del tecnico, che ha reagito eccessivamente (forse, n.d.r.) ad un pesante insulto del giocatore serbo, appena sostituito nella gara contro il Novara. Delio Rossi ha fatto quello che buona parte dei signori di una certa età vorrebbero fare con i più giovani, colpevoli di arroganza, viziati, sempre pronti a mancare di rispetto a chi ha già un percorso di vita alle spalle. Magari Ljajic adesso avrà capito che non basta guadagnare una manciata di denari per poter apostrofare chicchessia con epiteti irripetibili. Starà fuori tre mesi Rossi, squalificato dalla giustizia sportiva ma promosso a pieni voti da quella sociale.
I partiti: emblema della corruzione a tutto spiano, in un’Italia in cui i soldi pubblici andrebbero investiti diversamente. I casi Lusi e Lega hanno riportato alla memoria i fasti della prima repubblica. Non è qualunquismo, ma sordida realtà: purtroppo (forse) sono tutti uguali. L’unico a cui sta ancora bene l’organizzazione partitica è il presidente Napolitano che forse, a causa della veneranda età che suggerirebbe un congedo dalle scene, è il solo a credere ancora nella funzione istituzionale dei partiti. Sorprendono i suoi continui richiami all’antipolitica, identificata nel Movimento 5 Stelle, Di Pietro e Lega. Attendiamo con trepidazione qualche suggerimento elettorale sui partiti a lui graditi. Se c’è qualcuno in grado di far rimpiangere Scalfaro, quello è proprio Re Giorgio…
37- Kia Jenn: la famiglia
Quoque tu, Renzi, troti mi! Povero Umberto. Tradito dalla famiglia e dai fidati collaboratori, è passato dall’essere considerato un baluardo della lotta alla partitocrazia (almeno dalle parti di Varese!) ed a Roma Ladrona, alle dimissioni dalla segreteria del Carroccio. L’acqua del Po non disseta più l’ugola dello strillone lombardo, ormai in caduta libera nei sondaggi in vista delle amministrative di domenica. Il tentativo di ricandidatura alla guida della Lega, fortemente osteggiato dal giovane leone di Venezia Luca Zaia, è un patetico tentativo di rimanere ancorato ad un palcoscenico che ha ormai chiuso il sipario.
Un vero genio: è l’erede di un’elite che ha sputato merda sugli immigrati e sui viaggi della speranza, adesso scopriamo che si è laureato in economia aziendale. Come? No, non alla Statale di Milano, ma in un’oscura istituzione di alta cultura (hahahahaha) di Tirana, Albania, in grado di sostenere 29 esami in un anno accademico. E pensare che per diplomarsi dovette candidarsi ben tre volte all’esame di maturità.
62- Siau Ko: la preponderanza del piccolo
Luigi Martinelli ha ricordato all’opinione pubblica che, oggi più che mai, è indispensabile prendere in seria considerazione il grido di disperazione che viene dal basso. Un messaggio forte, un gesto eclatante che non ha mancato di suscitare consensi e dissensi. Guarda caso, a favore del povero imprenditore disperato si levano i commenti del popolo, che condivide spesso situazioni simili e vorrebbe imitare il povero imprenditore lombardo. A condannare duramente l’accaduto, ovviamente, i rappresentanti istituzionali: per loro non esistono rincari carburante e r.c.a., tanto l’auto blu la paga lo stato. Quindi possono permettersi di condannare, senza se e senza ma, l’increscioso fatto di Bergamo, senza interrogarsi sulle ragioni che spingono un uomo a rischiare di arrecare danno a sé ed altri. Ma quando attingi a piene mani da fondi pubblici puoi anche permetterti di non porti certe domande.
E questa cosa, politici e tecnici che siano, la sanno bene… Chiedete a Lusi, Belsito e ,perché no, anche a mister Sei per Mille, Sua Giovinezza Giuliano Amato. Che vigilerà sul finanziamento ai partiti. D’altronde, chi meglio di un tecnico ex socialista e presidente di una fondazione (sui cui finanziamenti vige il più profondo riserbo) dispone delle conoscenze tecniche per risolvere i problemi della povera Italia?