LO SPELEOLOGO
di NICOLAS ICARDI
Gli Orchestral Manoeuvres In The Dark, o più agevolmente OMD, hanno rappresentato qualcosa di più del familiare e indimenticabile ritornello della epica "Enola Gay" (il singolo più venduto nel 1981 e ancora oggi parecchio trasmesso dalle radio). Gli OMD hanno commercializzato il futurismo di Kraftwerk e Brian Eno, un po' come Gary Numan con i suoi Tubeway Army, rendendo però le loro canzoni, a differenza del dandy inglese, più "umane", pregne di un romanticismo quasi commovente. La formazione nasce intorno al 1976, quando Paul Humphreys e Andy McCluskey, grandi fan di musica elettronica tedesca, formano i VCL XI. Il duo cambierà ancora nome fino alla sigla definitiva Orchestral Manoeuvres in The Dark, dietro cui agli inizi si celano i soli Humphreys e McCluskey, che si avvalgono di basi pre-registrate. Col tempo la formazione si amplierà fino a comprendere Malcolm Holmes (batteria) e Martin Cooper(sassofonista/tastierista). Le prime esibizioni all'Eric's di Liverpool portano alla pubblicazione nel 1979 del primo singolo "Electricity", prodotto da Martin Hannett (sua la firma su entrambi gli album dei Joy Division) che diventa in breve un piccolo culto e in seguito uno dei brani simbolo della carriera degli OMD. Subito dopo il complesso è ingaggiato dalla Virgin e accompagnerà in tournèe Gary Numan. Lo stile gelido e monocorde in voga in quel periodo caratterizza il debutto su album "Orchestral Manoeuvres In The Dark"(1980), le cadenze delle tracce sono spesso robotiche, debitrici verso i Kraftwerk in modo fin troppo esplicito ma il canovaccio scritto dal gruppo, col senno di poi, resta comunque un piccolo gioiellino di elettropop, che farà proseliti nel futuro pop elettronico britannico. Dopo pochi mesi dal debutto la band vira verso un pop elettronico più melodico e romantico. La formula si rivela indovinata fin da subito: il singolo "Enola Gay", tratto dal secondo album "Organisation"(1980), vende milioni di copie in tutto il mondo e impone alla ribalta internazionale il nome OMD. L'album è un capolavoro dalle tinte così cupe da candidarsi come la risposta in chiave synth-pop ai Joy Division. Il 1981 è l'anno d'oro della band, che vende benissimo grazie ai due singoli "Souvenirs" e "Joan of Arc" che spingeranno il terzo album "Architecture & Morality"(1981) alla vette delle charts inglesi. Anche questo album resta su alti livelli affermandosi come l’album della consapevolezza, attestandosi quale sintesi stilistica dei due precedenti lavori. Dopo un tour esaltante che si protrae fino al 1982, il gruppo è ancora ben saldo e pieno d'entusiasmo e può permettersi anche strumenti all'avanguardia. I quattro sfornano quindi nel 1983 "Dazzle Ships" ennesimo lavoro all’altezza della loro fama che tuttavia non ha un buon riscontro del pubblico. Il flop commerciale è da additare forse all’eccessiva sperimentazione ma in verità anche ad un progressivo cambio di orientamento da parte del pubblico, dapprima sedotto dai colori oscuri espressi dalla prima ondata elettronica, ma via via sempre più incline al pop elettronico più solare e svagato. A questo punto avviene un deciso cambio stilistico con il successivo album "Junk Culture"(1984) che li avvicinerà a canoni più omologati. Il risultato spiazza, ma se da un lato li aiuta a recuperare qualche posizione nella top ten in madrepatria, lascia perplessi molti dei vecchi estimatori. Proseguiranno l'anno dopo sullo stesso sentiero con "Crush"(1985) che si avvicina anche al rock. Riescono comunque a entrare nella top five americana con il singolo "If You Leave" per la colonna sonora della commedia "Pretty In Pink". E’ probabile che proprio quest’evento abbia indirettamente causato la sciagura artistica e commerciale che si concretizza, sul finire del 1986, con "The Pacific Age"(1987). Il disco si rivela un maldestro tentativo di replicare su album l’estemporanea formula del brano concepito per la colonna sonora. Dopo il tour di supporto ai Depeche Mode e un Best of nel 1988, il gruppo si divide con McCluskey che continuerà con gli OMD e gli altri tre formeranno i dimenticabili Listening Pool. McCluskey insieme a nuovi musicisti da alle stampe "Sugar Tax"(1991) che recupera una freschezza che pareva perduta. Nel 1993 con "Liberator" gli OMD si dirigeranno senza inibizioni sul campo della dance, con concessioni alla House e alla Disco Music. Spento e poco ispirato si rivelerà "Universal"(1996) preludio a un lungo silenzio discografico della sigla OMD. Intanto McCluskey andra' a produrre e scrivere gran parte delle canzoni per il gruppo delle Atomic Kitten che domineranno le classifiche all’inizio del nuovo millennio. Nel 2007 un po a sorpresa il gruppo originario si riunisce per un tour che farà il tutto esaurito e verrà replicato nel 2008. L'entusiasmo ritrovato spinge i quattro a rimettersi al lavoro su un nuovo album che verrà dato alle stampe nel 2010. "History of Modern" però non porta buoni risultati diventando una specie di celebrazione del bel-tempo-che-fu in chiave nostalgica.
Dalla loro discografia vi propongo 5 tracce:
"Electricity", singolo estratto da "Orchestral Manoeuvres In The Dark"(1980), è la vera gemma del disco. Un ritmo trascinante fa da tappeto alle note malinconiche di un piano indimenticabile, contrappuntato dagli interventi di un synth decadente, un brano da annoverarsi tra le pietre miliari del synth-pop.
"Statues" tratta dal secondo album "Organisation"(1980), dedicata a Ian Curtis, fra tormentate introspezioni dal retrogusto gotico è una canzone struggente, grande pezzo electro-dark
"Stanlow" dal secondo album "Organisation"(1980), sacrale pezzo introspettivo dal retrogusto meta-industriale.
"The New Stone Age" da "Architecture & Morality"(1981). Pezzo movimentato sorretto dalle chitarre feroci di sottofondo e un inserto synth gotico.
"Maid Of Orleans" da "Architecture & Morality"(1981). Pezzo epico in crescendo (sarà il singolo più venduto in Germania nel 1982).
ELECTRICITY - 1980
STATUES - 1980 - live
STANLOW - 1980 - live
THE NEW STONE AGE - 1981 - live
MAID OF ORLEANS - 1981
A DOMENICA PROSSIMA...