Partinico-la-sede-della Camera del Lavoro/Pci-dopo-l'assalto
Le origini del terrorismo nero possono farsi risalire alle prime azioni compiute da alcuni gruppi armati paramilitari di cui la banda Giuliano può essere considerata, per il Mezzogiorno d’Italia, come la manifestazione più evidente (1944-1949). In realtà le menti direttive si devono ricercare altrove: nei Far, nelle Sam, negli stessi Servizi di intelligence, nel sottobosco governativo degli anni 1945-1948. Anni in cui, pur di spostare a destra l’asse politico italiano, i vecchi gerarchi della Repubblica di Salò, stipularono patti di ferro con gli angloamericani, nel tentativo di bloccare l’avanzata delle sinistre in Europa.
Molti delitti compiuti dal neofascismo sono rimasti impuniti e senza mandanti, per “ragioni di Stato”. Non si sono mai individuati non solo le menti strategiche, ma talvolta neppure gli esecutori materiali. Sappiamo di sicuro, però, che essi si collocano in parallelo e in conseguenza delle trame ad alto livello che avvenivano tra i capi del neofascismo di allora, come Augusto Turati, alcuni membri del sottogoverno di De Gasperi e l’aristocrazia nera. Alcuni documenti che dimostrano tali collusioni sono pubblicati in questo stesso blog e ad essi si rinvia per una più esaustiva lettura di ciò che accade in Italia, proprio a cominciare dall’anno in cui in referendum del 2 giugno 1946, stabilisce la vittoria della Repubblica sulla Monarchia.
Il primo atto che presenta una tecnica terroristica è l’assalto contro la sede della Federterra di Alia, avvenuto nel settembre 1946 con l’uso di mitra e bombe a mano. Una tecnica simile a quella usata nell’attacco alle sedi di sinistra e sindacali della provincia di Palermo, meno di un anno dopo, la notte tra il 22 e il 23 giugno. Seguirono gli assassini di Nicolò Azoti e di Accursio Miraglia, rispettivamente a Baucina e a Sciacca.
I documenti che riportiamo si riferiscono ai fatti accaduti un mese e 22 giorni dopo la strage di Portella della Ginestra (1° maggio 1947), quando dopo una riunione tenutasi a Montelepre e coordinata da Pasquale ‘Pino’ Sciortino, furono presi d’assalto in una stessa sera le Camere del Lavoro e le sedi socialcomuniste di ben sei comuni della provincia di Palermo. Per questo delitto e per la strage di Portella lo Sciortino sarà condannato all’ergastolo in primo grado e a ventisei anni di carcere in Appello. Ma il bandito, cognato di Giuliano, potè tranquillamente fuggire in America per essere acciuffato alcuni anni dopo dall’Fbi. E’ appena il caso, nei documenti che alleghiamo il riferimento al ricorso ad un “autocarro rosso” (vedi nota del Ministero degli Interni) da parte degli aggressori. Potrebbe trattarsi della famosa Dodge rossa fatta giungere dall’America da Lucky Luciano, una vettura di grandi proporzioni che la gente comune poteva facilmente scambiare per un autocarro. Di questa vettura parla diffusamente l’Europeo del tempo ed è un elemento costante in quasi tutti gli attentati. Ciò non esclude l’intervento della manodopera armata dei banditi nelle diverse azioni nè la responsabilità di chi aveva organizzato materialmente le aggressioni armate. Primo tra tutti Pasquale ‘Pino’ Sciortino.
1941. Dodge in uso anche nel 1947
Un chiarimento a parte merita il ferimento di Gaspare Ofria, membro significativo della mafia locale, che dall’interrogatorio di Leonardo Addamo si trova chiaramente nel gruppo di fuoco degli aggressori. Questi ultimi utilizzarono mitra Beretta calibro 9, bombe a mano del tipo SRCM e Breda, nonchè delle bombe molotov.
I documenti di seguito riprodotti sono stati rintracciati da Giuseppe Casarrubea presso la Cancelleria della Seconda Corte di Appello di Roma, nel 1994 e si trovano nella cartella n. 1. vol. B del processo 13/50. Recentemente sono stati trasferiti presso il Tribunale di Viterbo.
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COMMISSARIATO DI PUBBLICA SICUREZZA
DI PARTINICO
Partinico 24 giugno 1947
N° 987/2-M.I.
-AL SIGNOR PRETORE SEDE
-AL QUESTORE DI PALERMO
-ISPETTORATO GENERALE DI PS PER LA SICILIA PALERMO
OGGETTO: Azione terroristica con raffiche di mitra, lancio di liquido infiammabile e bombe a mano, contro sede partito comunista di Partinico.
Una delle bombe a mano lanciate a Partinico nell'assalto terroristico contro la Camera del Lavoro/Pci, il 22 giugno 1947. Tipo di bomba SRCM
Verso le ore 22 del 22 corrente alcuni sconosciuti dal Corso dei Mille, angolo via Pozzo del Grillo, esplodevano improvvisamente raffiche mitra e lanciavano un fiasco con liquido infiammabile nonchè delle bombe a mano, mentre la sede del partito comunista di Partinico sita al Corso dei Mille 313. In quel momento, nella vicina Piazza Garibaldi, suonava la musica municipale e molto cittadini stavano, attorno al palco, ad ascoltarla.
L’improvvisa detonazione ed il chiarore sviluppatosi dal liquido andato in fiamme sul marciapiede impressionarono vivamente quanti si trovavano in quei pressi che, nello smarrimento del primo momento, si sbandavano verso piazza Duomo e per le vie adiacenti mentre i musicanti cessavano di suonare dileguandosi, anch’essi, per vie diverse. Tra i primi ad accorrere verso la parte dalla quale erano stati uditi i colpi, fu il nominato Tomasini Ernesto fu Salvatore, di anni 42, da Palermo, infermiere presso l’Ufficio Prov. di Sanità Pubblica, Sezione antimalarica, attualmente distaccato qui ed alloggiato nei locali del Civico Ospedale. Egli ha dichiarato (allegato I) che oltrepassata la Piazza Garibaldi e nei pressi di Piazza Modica, scorse un individuo ferito al viso venirgli incontro. Cercò anch’egli avvicinarsi per soccorrerlo, ma quegli credendo, forse, di trovarsi di fronte ad un aggressore si voltò indietro avviandosi verso la parte dalla quale erano provenuti i primi colpi. Fu in quell’istante che detto individuo, veniva colpito all’addome da altra raffica di mitra, sparata dai medesimi sconosciuti.
Avvicinatosi il Tomasini al ferito con l’aiuto del fratello di questi sopravvenuto e di due carabinieri, lo trasportava dal Dott. Barra per i primi soccorsi. Quivi egli veniva identificato per Lo Jacono Vincenzo di Francesco e di Di Paola Filippa nato, qui, il 12/11/1909, abitante in via Gallina 4, il quale presentava ferita d’arma da fuoco trasfossa con foro di entrata all’ipocondrio destro ed uscita all’ipocondrio sinistro, giudicato dal medico sanitario in pericolo di vita ed abbisognevole di urgente atto operatorio.
Mitra Beretta cal. 9 di recente fabbricazione in dotazione all'Aeronautica militare
Accorsi agenti di P.S. di questo Ufficio, del Nucleo Mobile di P.S. e Carabinieri nonché poco dopo il sottoscritto, il Tenente dei Carabinieri ed il Maresciallo Coppola, comandante della locale Stazione Carabinieri, con altri militari, si constatava che nell’interno della sede del partito comunista, giaceva bocconi, sul pavimento, in una possa di sangue il cadavere di Casarrubea Giuseppe fu Giuseppe e fu Cusumano Raffaela Giovanna, nato, qui, il 1/10/1899, ebanista, abitante in via La Perna n°8, comunista, il quale presentava ferita all’emitorace posteriore sinistro, due altre ferite alla regione sottomascellare, altre ancora prodotte da schegge di bombe in prossimità al padiglione dell’orecchio destro, sulla fronte, ed al lato superiore e inferiore destro.
Detto cadavere veniva piantonato in attesa delle constatazioni di Legge da parte del locale Pretore poco dopo avvertito.
Si accertava, quindi, che nella stessa circostanza di tempo e luogo, erano rimasti feriti i seguenti individui:
1° Addamo Leonardo fu Santo e fu Randazzo Antonina nato, qui, il 9/1/1905, mediatore, comunista abitante in via Cesare Rossarol, 7;
2° Patti Salvatore fu Salvatore e di Maggio Gaetana, nato, qui, l’8/4/1898, calzolaio, scrivano presso la locale Camera del Lavoro, non iscritto al partito comunista e abitante in via Ultima n°26;
3° Lo Jacono Vincenzo di Francesco e di Di Paola Filippa, nato, qui, 12/11/1909, abitante in via Gallina 4, contadino, comunista;
4° Salvia Giuseppe fu Salvatore e di Costantino Angela, nato1/9/1905 - agricoltore – abitante in via Merelli, 23, al quale il dott. Bonura riscontrava ferita da scheggia al polso della mano sinistra con foro di entrata tra il 2° ed il 3° metacarpo e foro di uscita (continua la lettura in PDF. Clicca qui: Commissariato di PS di Partinico, Rapporto 24 giugno 47)
Per leggere un documento del Ministero dell’Interno in cui si fa esplicito riferimento ad una azione terroristica e al ricorso ad un “autocarro rosso”, clicca qui: 22 giugno 47. Ministero Interni e CC
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Legione Carabinieri Di Palermo
Gruppo Interno
Palermo 26.6.1947
-All’Ispettorato generale di PS per la Sicilia- Palermo
-Alla Procura della Repubblica del Tribunale di Palermo
Oggetto: Azione terroristica contro le sedi dei partiti di sinistra di Partinico, Carini, Borgetto, S.Giuseppe Jato, Monreale e Cinisi.
22 giugn 47. Dichiarazione di Leonardo Addamo
Alle ore 1,10’ del 23 corrente, dall’ufficiale di picchetto della caserma ‘Bonsignore’, capoluogo della Legione Carabinieri, mi veniva comunicato che alle ore 23,35 del 22 detto, a San Giuseppe Jato, sconosciuti in numero imprecisato, avevano provocato vivo panico sparando contro la sede comunista del luogo numerose raffiche di mitra, seguite da lancio di bombe a mano. Una donna era rimasta colpita non gravemente dai proiettili di mitra. Recatomi subito in ufficio apprendevo che alcuni feriti erano stati trasportati d’urgenza da Partinico all’ospedale della Feliciuzza ed in cliniche di questa sede, ed avute le prime sommarie notizie, chieste per telefono, mentre si approntavano i mezzi perché io potessi recarmi subito sul posto (una sezione autoblinde- 4 motociclisti e 50 militari del locale battaglione mobile carabinieri), redigevo e facevo trasmettere subito -per telefono- al Ministero dell’interno, ai comandi gerarchici dell’Arma ed alle Autorità locali, il seguente preavviso telefonico:
“Ventidue corrente, poco dopo ore 22 in Partinico et San Giuseppe Jato (Palermo), ignoti numero imprecisato, provocavano vivo panico predetti centri esplodendo direzione sedi comuniste raffiche mitra seguite lancio bombe a mano punto
At Partinico tentavano provocare incendio sede comunista mezzo carburante punto
Partinico segnalati finora un morto et cinque feriti punto virgola San Giuseppe Jato un ferito punto Recomi luogo con adeguati rinforzi fine”
Giungevano nel frattempo il signor tenente colonnello Sellitto, comandante interinale della Sezione Carabinieri di Palermo, il signor questore Giammorcaro ed il Capo di gabinetto dell’Ispettorato generale di PS, recatisi subito a conferire con l’Ispettore comm. Messana.
Alle ore 2,40 -con i rinforzi di cui avanti è cenno- in unione ad un funzionario di PS ed agenti, partivo per Partinico, ove giungevo alle ore 4,20.
Resomi conto di quanto dolorosamente erasi verificato, avendo avuto comunicazione che azioni terroristiche del genere si erano avute pure in altri centri della giurisdizione del gruppo, a seguito del preavviso telefonico, facevo trasmettere agli stessi enti e comandi le seguenti segnalazioni:
“ Fa seguito preavviso telefonico n. 616/1 ventitrè corrente punto
Carini ore 23 ieri 22 andante numero imprecisato sconosciuti lanciavano bottiglia benzina et bombe mano contro porte sede partito comunista et si allontanavano spargendo vie adiacenti manifestini at firma Giuliano Salvatore annunzianti inizio crociata antibolscevica di cui bandito proclamasi promotore punto Incendio subito domato militari Arma punto
Borgetto ore 23,30 detto sede comunista fatta segno completa scarica mitra quarantina colpi che danneggiavano insegna Camera del Lavoro cui predetta sede est abbinata punto
Accertamenti comandante stazione risultava che due sconosciuti vestiti carabinieri avevano fatto fuoco dileguandosi subito punto
Cinisi ore 3 oggi sconosciuti numero imprecisato provocavano esplosione ordigno sede unica socialcomunista et incendio bidone benzina punto Lievi danni porta ingresso punto
Prime indagini episodio Partinico valse stabilire che sconosciuti numero imprecisato da via laterale corso principale cui habet sede sezione comunista sparate scariche mitra lanciavano fiasco benzina et cinque bombe di cui tre esplose provocando incendio esterno locale ove trovavansi sei iscritti partito di cui uno ucciso et quattro feriti punto Rimasto pure ferito altro elemento luogo che trovavasi casualmente pressi sezione comunista punto
Perdite causate essenzialmente colpi mitra perchè esplosione bomba scopo incendio et distruzione locale verificatasi quando colpiti avevano cercato riparo interno sezione et immediate adiacenze punto Bossoli mitra rinvenuti strada 46 punto Anche qui rinvenuti manifestini stampa crociata antibolscevica punto Stampati macchia recano solo dattiloscritti firma “Giuliano” et località suo quartiere generale “Sagana” punto
Spirito popolare scosso et allarmato punto virgola Ordine pubblico normale punto
Proseguo per San Giuseppe Jato fine”.
Le azioni terroristiche di cui avanti è cenno, sono state caratterizzate dalla rapidità e la sorpresa è stata tale che neanche i colpiti hanno potuto rendersi conto; i presenti, in preda a vivo panico, hanno avuto la sola preoccupazione di fuggire e mettersi al sicuro.
Salvo il travisamento con divise da carabinieri dei due fuorilegge che hanno agito a Borgetto, negli altri centri i malfattori hanno operato a viso scoperto, ma nessuno di essi è stato riconosciuto.
Significativo articolo de l'Unità dopo la strage di Portella: "Chi arma le squadre fasciste"? 3 V 47
A Partinico è corsa la voce che un autocarro di tinta rossa abbia attraversato il corso dei Mille e che la prima scarica di mitra sia avvenuta subito dopo che l’automezzo è transitato all’altezza della sede comunista; A Carini ed a Cinisi che i delinquenti siano andati in macchina (jeep a Cinisi).
Nessun particolare attendibile si è potuto avere: il terrore che si è diffuso nei paesi è tale da indurre anche chi sa qualcosa a tacere. Tutti gli accorgimenti sono stati escogitati per indurre qualcuno a parlare, ma la risposta è stata sempre una: “ho udito gli spari, le esplosioni delle bombe e sono scappato”, oppure “ho chiuso il balcone e non ho visto più nulla”.
Espongo qui di seguito, i particolari delle azioni terroristiche:
Partinico
Alle ore 22 del 22 andante, mentre la musica suonava in piazza Garibaldi, alcuni sconosciuti, ritiensi in numero di quattro, appostatisi all’angolo di via Pozzo del Grillo, altezza Corso dei Mille, quasi dirimpetto alla sede comunista, esplodevano alcune raffiche di mitra e lanciavano un fiasco di liquido infiammabile e alcune bombe a mano contro la sede del partito predetto, sita al n. 313 del Corso.
I numerosi colpi di arma da fuoco, tre distinti scoppi di bombe ed il liquido andato in fiamme sul marciapiedi, impressionavano vivamente quanti stavano in quei pressi, i musicanti smettevano di suonare ed il pubblico, ancora numeroso in piazza, e nel corso, si allontanava di corsa. Due carabinieri che stavano in piazza, accorrevano prontamente, mentre altri giungevano poco dopo, unitamente ad agenti, al commissario capo di PS Agnello Pietro, e al sottotenente dei Carabinieri Tomaselli Domenico, comandante della locale tenenza.
Penetrati nella sede della sezione comunista rinvenivano bocconi sul pavimento, in una pozza di sangue, il cadavere di un uomo identificato per Casarrubea Giuseppe, di anni 47, da Partinico, ebanista, iscritto al Partito Comunista. Presentava ferite di mitra e di schegge di bombe all’emitorace posteriore sinistro, alla regione sottomascellare destra ed alla fronte.
Altre cinque persone erano rimaste colpite, riportando ferite varie:
Lo Iacono Vincenzo, di anni 38, dichiarato in pericolo di vita e riconosciuto abbisognevole di intervento che non ha avuto luogo; le sue condizioni vanno migliorando;
Addamo Leonardo, di anni 42, mediatore;
Patti Salvatore di anni 39, calzolaio;
Salvia Giuseppe, di anni 42, agricoltore;
tutti da Partinico, comunisti;
Ofria Gaspare, di anni 53, impiegato privato pure da Partinico, ma non iscritto al partito. Egli, alle prime detonazioni, aveva affrettato il passo per ripararsi, venendo nel frattempo colpito.
Un testimone oculare, tale Mazzurco Andrea, di anni 28, contadino, non aderente al partito stesso, ma che al momento degli spari stava davanti alla sede, insieme al ferito Lo Iacono, ha dichiarato di avere riportato l’impressione che le prime raffiche di mitra siano state esplose in aria per intimidire e fare allontanare la gente, ciò che non appare attendibile dal momento che delle sei persone che stavano davanti alla sezione, solo Mancuso Salvatore di anni 28, da Palermo, insegnante elementare, è rimasto miracolosamente illeso, per essersi, ai primi spari, buttato a terra, mettendosi, subito dopo al riparo nell’interno del locale. Il ferito Addamo Leonardo è stato trovato con la rivoltella in pugno per avere cercato difendersi, senza riuscire, però, ad esplodere alcun colpo perchè l’arma era ancora carica all’atto in cui gli è stata sequestrata.
Sul posto sono evidenti le tracce dell’esplosione di tre bombe a mano; altre due non sono esplose. Rinvenuti: 41 bossoli di cartucce per fucile mitra cal. 9; n. 8 pallottole di piombo schiacciate, n. 3 cappe di bombe a mano ed altrettante linguette di sicurezza; pezzi di vetro e paglia di rivestimento del fiasco che conteneva il liquido infiammabile.
Rinvenuti due manifestini in via Pozzo del Grillo, diretti ai “Siciliani”, e annuncianti che l’ora decisiva è già scoccata per la lotta antibolscevica, e che coloro che vogliono parteciparvi, per evitare che la Sicilia possa cadere preda dei rossi, accorrano al feudo “Sagana”, quartiere generale di Giuliano, annunciatosi promotore della crociata. Stampati alla macchia recano solo dattiloscritti la firma “Giuliano” e la località “Sagana”.
Allegato 1- originale per l’autorità giudiziaria; copia per gli altri enti e comandi in indirizzo.
Carini
Verso le ore 23 del giorno 22 venivano lanciate due bottiglie di benzina ed una bomba a mano, che determinavano un principio di incendio contro la porta della sede del Partito Comunista, provocando molto panico fra le persone degli stabili vicini e tra il pubblico che, a quell’ora, gremiva ancora la vicina piazza Duomo.
I malfattori, compiuto l’attentato, si dileguavano per la campagna, non senza prima avere esploso alcuni colpi di mitra contro la stessa sede. Attratti dalla detonazione e dalle grida accorrevano immediatamente sul posto i carabinieri della locale stazione, alcuni dei quali -con l’aiuto di volenterosi- si prodigavano per spegnere il fuoco, che aveva invaso la porta della sede comunista, mentre altri militari tentavano inutilmente l’inseguimento dei responsabili, prontamente dileguatisi.
Iniziate le indagini si poteva accertare che una decina di individui, forniti di armi militari e di tascapani, entrati in paese provenienti dalle campagne adiacenti allo stradale Carini-Montelepre, si erano diretti in via Roma, e, mentre due di essi distaccatisi avevano raggiunto via Rosalino Pilo, a poca distanza dalla sede del Partito Comunista, gli altri erano rimasti fermi. Quindi ad un cenno fatto da uno degli appartenenti al gruppo più numeroso, i primi lanciavano le due bottiglie di benzina e una bomba a mano.
Nessun danno alle persone.
Raccolte all’alba notizie più attendibili sulla direzione presa dagli autori dell’azione terroristica, venivano disposti servizi perlustrativi sullo stradale di Montelepre, senza migliore esito.
Anche qui sono stati lanciati manifestini di inizio della crociata antibolscevica, come quelli di Partinico.
Borgetto
Verso le ore 23,30 del 22 detto, una raffica di mitra, sparata a circa 20 metri dalla caserma dell’Arma richiamava l’attenzione di quei militari, i quali riportavano l’impressione che si trattasse di attacco alla caserma stessa.
Ne seguiva per le vie un fuggi fuggi di persone terrorizzate che imprecavano contro i carabinieri ai quali attribuivano gli spari. Immediatamente quel comandante di stazione usciva con altri militari, accertando che due individui, indossanti la divisa grigio-verde da carabiniere, ed armati di mitra, avevano esploso una raffica in direzione della sede unica del Partito Comunista e della Camera del Lavoro, in via Roma, n.1, e si erano dileguati imboccando una strada laterale. Sottufficiale, comandante e militari disponibili, messisi all’inseguimento, non riuscivano, per l’oscurità della notte, ad avvistarli.
Nelle prime ore del mattino si poteva meglio accertare che i colpi avevano raggiunto le insegne del Partito stesso e della Camera del Lavoro, nonchè un’attigua abitazione privata.-
Nessun danno alle persone.
San Giuseppe Jato
Alle ore 23,35 del 22 detto quattro individui in abito civile, muniti di armi militari e di tascapani si portavano in via Trapani -angolo della via principale Umberto I°- Immediatamente due di essi si distaccavano, dirigendosi verso la sede unica Partito Comunista-Camera del Lavoro e cooperativa agricola “Arciprete Natale Migliore”, ove appena giunti e dopo aver fatto cenno alle persone che sostavano di allontanarsi- iniziavano fuoco ininterrotto di mitra con lancio di bombe a mano contro l’edificio stesso posto al primo piano.
Compiuto l’atto terroristico i quattro si dileguavano, continuando di tanto in tanto a sparare fino in prossimità della campagna-.
In via Vittorio Emanuele un proiettile colpiva certa Rizzo Benedetta, di anni 37, che riportava ferita giudicata guaribile in giorni quindici.
Carabinieri della stazione e del nucleo mobile, attratti dalle detonazioni e avvertiti dal sindaco, accorso in caserma, intervenivano prontamente e sulla base delle indicazioni raccolte battevano infruttuosamente la strada presumibilmente seguiti dai malfattori.-
L’edificio ha riportato danni alle persiane ed al balcone con la rottura di tutti i vetri.-
Sul posto dal quale i malfattori avevano aperto il fuoco si rinvenivano sette cartucce di mitra non esplose e 83 bossoli della stessa arma.-
Tre bombe a mano venivano rinvenute inesplose nel corso Umberto sotto la sede comunista.-
Monreale
Verso le ore 2,15 del 23 andante la stazione dei Carabinieri di Monreale veniva informata che si era sviluppato un incendio nella locale sede del partito socialista e che mercè l’opera di volenterosi era stato prontamente domato.-
Intervenuti immediatamente sul posto il Comandante della Compagnia dei Carabinieri in unione a sottufficiali e militari dipendenti, iniziava pronte indagini sulle causali dell’incendio, venendo così a sapere che il fuoco era stato appiccato da ignoti, che avevano cosparso di petrolio la porta esterna del locale.-
Si procedeva subito dopo al fermo di due individui, il cui comportamento era apparso equivoco, ma esclusa nel fatto la loro responsabilità, venivano subito dopo rilasciati.-
Proseguendo, tuttavia, alacremente nelle indagini, l’Arma veniva a sapere che verso le ore 1,50’ della notte, proveniente dallo stradale di Pioppo, era giunto a Monreale un camioncino con una quindicina di persone a bordo e che giunto a circa 20 metri dalla sede socialista aveva girato per ritornare verso Pioppo, sostando poi a un centinaio di metri di distanza, nei pressi dell’ufficio postale, dove pare fossero discesi alcuni della comitiva.-
Questa circostanza, messa in relazione all’attentato commesso poco dopo, ha fatto ritenere che i responsabili siano giunti effettivamente con l’automezzo.-
Cinisi
Alle ore 3,45 circa del 23 corrente alla locale stazione carabinieri veniva comunicato che poco prima era scoppiato un ordigno esplosivo davanti la porta della sede del partito social-comunista, rimasta danneggiata.
I militari dell’Arma, prontamente intervenuti, rinvenivano sul posto un ordigno esplosivo costruito rudimentalmente con un barattolo di lamiera, chiuso da una parte con una copia del settimanale politico “L’Uomo Qualunque” e collegato con una miccia, già consumata.-
L’ordigno scoppiando aveva provocato l’accensione del carburante contenuto in un bidone, così che il liquido si era sparso sul terreno senza provocare danni.- La porta d’ingresso della sede socialcomunista era stata aperta dallo scoppio dell’ordigno e dentro si notava del disordine.-
Esperite pronte indagini si poteva conoscere, stando alle dichiarazioni più attendibili, che l’attentato era avvenuto verso le ore 3 ad opera di numero imprecisato di malfattori allontanatisi a bordo di automezzo col quale erano giunti.-
Nella notte dal 23 al 24 corrente, durante la giornata che ne seguiva ed il successivo 25, a richiesta dell’Ispettorato generale di PS, ufficiali e sottufficiali di questo gruppo, espressamente comandati, hanno fermato i sottonotati elementi, tutti appartenenti alla mafia e ritenuti sostenitori del capo-banda Giuliano Salvatore.-
Monreale
Di Maggio Settimo
Madonia Filippo
Madonia Salvatore
Boccadifalco
Marasà Ernesto
Giordano Casimiro
Villagrazia
Marchese Mariano
Borgetto
Cosenza Giovanni
Cosenza Giuseppe
Cinisi
Manzella Cesare
Impastato Tommaso
Terrasini
Cracchiolo Giacomo
Cracchiolo Pietro
Cracchiolo Giuseppe
Cracchiolo Tommaso
Palermo
Cottone Giuseppe
Sorce Antonino
Si allegano, per la Procura della Repubblica del Tribunale di Palermo e per l’Ispettorato generale di PS, copia dei sottonotati documenti:
- rapporto del commissariato di PS di Partinico n. 987 in data 24 andante -allegato 2-;
- rapporto della stazione di Carini n. 181 del 25 giugno – allegato 3-;
- rapporto della stazione di San Giuseppe Jato n. 64 del 24 corrente -allegato 4-;
- rapporto della stazione di Borgetto n. 61 del 24 andante -allegato 5-;
- rapporto della stazione di Monreale n. 149 del 26 corrente -allegato 6-;
- rapporto della stazione di Cinisi n. 36 del 26 andante -allegato 7-;
significando che copia del rapporto della PS di Partinico è stata anche inviata direttamente al Pretore locale.-
Il Maggiore Comandante del gruppo
-Denti di Forlì Antonino-