Fig. 1 - palese plagio tra ordinanze
Per prima cosa occorrono i dati. Sono stati fatti dei censimenti per le stime? Se si in che modo? Per legge, occorrono prima degli studi scientifici atti a determinare la scelta o meno di un eventuale contenimento. Sempre per legge (157/92) è obbligatorio impiegare metodi ecologici e solo a fronte di un parere dell'ISPRA è possibile poi optare per un metodo di contenimento diretto. In quest'ultimo caso gli studi scientifici hanno dimostrato che la cattura con gabbie risulta essere incomparabilmente più efficace rispetto alla mera e macabra uccisione con armi da fuoco. Nonostante questo, i metodi impiegati da 20 anni a questa parte non hanno mai dato risultati positivi anzi, hanno sempre incrementato l'entità del fenomeno. Si tratta di semplici principi di ecologia. In questi rinomati studi viene consigliato di intervenire sull'ambiente, il modo migliore ed efficace per ottenere risultati duraturi e positivi.
La nutria è specie naturalizzata italiana e i nuclei di castorini nati sul territorio italiano costituiscono fauna selvatica autoctona. Le nutrie hanno una bassa capacità riproduttiva. Solo nelle aree sottoposte a contenimento mediante abbattimento di questi roditori, il tasso di riproduzione aumenta proprio perchè la pressione venatoria (a mezzo di contenimento) stimola le strategie di sopravvivenza della specie.La nutria inoltre ha diversi predatori e antagonisti naturali tra cui la VOLPE e la LONTRA ma quest'ultima è stata portata all'estinzione dai cacciatori, dagli agricoltori e dai pescatori (oltre che per la sua pelliccia) ed ora si devono investire soldi per i progetti di recupero e reintroduzione.Ecco una diapositiva mostrata durante il primo convegno internazionale sulla nutria tenutosi a Pavia nel giugno del 2011:Fig. 2 - alcuni predatori e antagonisti naturali della nutriaPassiamo all'altra irreale considerazione:"Considerato inoltre che tali animali, riproducendosi incontrollatamente, potrebbero essere portatori di epidemie, se non addirittura di infezioni letali quali la leptospirosi, come segnalato in alcuni casi dall’ASL e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Brescia, con indagini condotte negli anni dal 1996 al 2001, mettendo quindi in serio pericolo la salute dei cittadini ed, in particolare, di bambini e ragazzi, che per la pratica della pesca sportiva e senza le necessarie precauzioni, potrebbero venire a contatto con l’acqua potenzialmente infetta di canali e corsi d’acqua"Fig. 3 - esempio di terrorismo mediatico basato su notizie false o distorte
E' stato ribadito più volte a livello scientifico e da parte di vari Istituti Zooprofilattici italiani che la nutria NON è da considerarsi un problema a livello igienico-sanitario. Nelle ordinanze non vengono mostrati dati e vengono accennate indagini eseguite più di 15 anni fa presumibilmente su carcasse abbattute nei pressi di aziende agro-zootecniche. Proprio in questi luoghi la leptospirosi è presente in percentuali elevate a prescindere dalla nutria. Infatti i bovini sono portatori primari e le condizioni igieniche (presenza di liquami) sono precarie. La leptospirosi è una patologia curabile senza problemi, alla stregua di ogni altro batterio. Le leptospire sono presenti SEMPRE in ogni ambiente umido. Rimando al dossier sulla Leptospirosi per ogni ulteriore approfondimento. Da ribadire che gli esiti di positività si riferiscono solo al titolo anticorpale e NON all'isolamento dello spirochete. Quindi la nutria NON è portatrice di leptospirosi.Altra frase senza capo ne coda:"Considerato inoltre che la presenza, in misura così elevata, della nutria sul territorio produce danni ingentissimi alle coltivazioni agricole"
Fig. 4 - i dati secondo questi signori sono indicati dall'utilizzo dell'aggettivo superlativo assolutoEbbene, proprio gli studi scientifici eseguiti a livello anche provinciale hanno dimostrato che l'impatto che la nutria esercita sull'attività agricola è irrisorio e intrinseco alla medesima. Le statistiche ufficiali dimostrano che negli anni i "danni" da nutria sono diminuiti e sono comunque di gran lunga secondari a quelli causati sempre all'agricoltura dalla selvaggina immessa per scopo venatorio. Quini sono i cacciatori a creare i danni. Inoltre vari agricoltori mentono sull'entità dei danni per godere degli indennizzi. Questo è stato dimostrato anche al convegno internazionale sulla nutria con tanto di dati alla mano. I danni da pascolamento causati dalle nutrie e altri animali sono solo conseguenze di cattiva gestione dei fondi, della presenza di allevamenti di castorino negli anni passati e dell'attuazione di sconsiderati piani di abbattimento.Oltre agli spesso sopravvalutati e ipotetici danni agricoli, le argomentazioni letterarie (non scientifiche) di lor signori relativamente alle tane si basano solo sul termine "considerevole", possiamo leggere infatti: "Considerato che tale animale ricava la propria tana scavando gallerie di considerevole lunghezza presso le rive dei corsi d’acqua e negli argini dei canali".Fig. 5 - considerazioni alquanto colorite e senza basiIn realtà le nutrie non sono animali fossori obbligati ma scavano solo la loro tane dove l'ambiente è stato degradato e impoverito di vegetazione. La nutria infatti tende a ricavarsi un giaciglio tra la bassa vegetazione o ad occupare e adattare anfratti naturali o tane già presenti. Solitamente ricava la propria tana utilizzando la vegetazione ripariale e costruendo una sorta di zattera galleggiante. Studi scientifici hanno dimostrato come le nutrie non siano in grado di scavare le tane negli argini ove questi siano ricchi di vegetazione. Prediligono invece gli argini spogli con una certa pendenza e la lunghezza media delle tane, per la maggior parte monocunicolari, è di circa 2-3 metri. Proprio gli argini che l'agricoltore intensivo diserba senza criterio divenendo egli stesso causa di smottamenti e di degrado ambientale.Infine citiamo una "chicca" che se non fosse per il fatto che compare in diverse ordinanze, farebbe davvero ridere:"Atteso che da recenti servizi televisivi a livello scientifico hanno confermato che la specie nutria caccia e distrugge le altre realtà faunistiche autoctone, storicamente presenti nel territorio e di pregio naturalistico ambientale"Fig. 6 - l'apoteosi della disinformazione!Questo dimostra l'infondatezza, il plagio, la dichiarazione di falso di tali ordinanze e ciò potrà permettere ricorsi al TAR e conseguenti vittorie da parte delle associazioni che si impegnano per la tutela della fauna e dell'ambiente. Le pubblicazioni scientifiche e gli studi di ricerca hanno dichiarato che la lontra in Lombardia si è estinta negli anni '80 del secolo scorso!! Ed è presente attualmente con pochissimi individui solo in Sud Italia (Basilicata). Oltretutto è la Lontra che preda e mangia le nutrie!Fig. 7 - estratto di una pubblicazione scientifica nazionaleNella seconda parte verranno esposte alcune osservazioni generiche sulle ordinanze e sulle implicazioni dei metodi per il contenimento della fauna selvatica.