Ordunque domani si fa la rivoluzione liberale – pardon, pardon, volevo dire liberista – domani il Consiglio dei Ministri dà la famosa “frustata” all’economia e dà il via alla famosa “crescita”: in pratica, domani Silvio Berlusconi scopre le carte che Giuliano Ferrara gli ha messo in mano una decina di giorni fa. Un bluff? Così mi sono azzardato a scrivere, ma domani vedremo, può darsi che dovrò andarmi a nascondere per la vergogna: abbattimento di Irpef, Iva e mille altri balzelli, liberalizzazioni a iosa, abolizione degli ordini professionali, insomma, la rivoluzione. E io a dubitarlo, che coglione.Oppure no, può darsi che anche stavolta non se ne faccia niente, e va’ a capire se è mancata la voglia o la forza. Non dimentichiamo che i poteri forti sono ostili a Berlusconi e tramano da sempre per sabotargli la missione. Non dimentichiamo che le riforme a costo zero necessitano di intenso training autogeno e che c’è sempre un guastafeste a turbare la concentrazione. Come si fa a riformare lo stato – dite – se quelli dei centri sociali fanno baccano sotto casa? C’è da snervarsi. È ovvio che poi le rivoluzioni liberali vengono così così.D’altra parte, il Cav. è uomo che vende immagini e, quando ti dà un fondale di cartapesta, devi essergli grato come se ti avesse dato proprio il cielo che ci è dipinto sopra, sennò sei ingrato e lo deprimi: dovesse limitarsi a un ritocchino dell’art. 41, butta un “wow!” e mostrati convinto che adesso il debito pubblico precipita, e la produzione schizza, e diventiamo competitivi al massimo, sorpassiamo al Germania e le facciamo ciao-ciao nello specchietto retrovisore.Vedremo, vedremo, dovrebbe essere domani: alle 11, il Consiglio dei Ministri; per le 17, dovremmo avere le prime reazioni da Wall Street; alle 22, siamo in pieno boom. E tutto questo lo dovremo a una geniale idea di Ferrara, che l’ha passata a Berlusconi, e Berlusconi a Tremonti… Mettiamola così: se la rivoluzione è rimandata, è tutta colpa di Tremonti e di quelli dei centri sociali.
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