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Orgoglio e Pregiudizio 1940, ovvero: Adorabile Infedele

Creato il 27 gennaio 2014 da Lizzys @lizzysylvia66
Orgoglio e Pregiudizio 1940, ovvero: Adorabile Infedele
Quale che sia il vostro giudizio, vi chiedo un caloroso applauso ed un'ovazione per questo film, il primo adattamento cinematografico di Pride and Prejudice (preceduto da uno sceneggiato tv BBC del 1938, andato irrimediabilmente perduto), nonché un grande successo, duraturo, che ha aperto la strada a tutti gli adattamenti successivi.
Troppo spesso, la nostra tv lo trasmette colorato al computer, un vero affronto al suo bianco e nero originale, sfolgorante e variegatissimo. Io me lo gusto sempre in privato, grazie al DVD di cui sono gelosissima e fiera proprietaria. Ed ogni volta guardarlo è fonte di grande divertimento e piacere - ma anche di tenerezza, se penso a quanto ero giovane e del tutto ignara di ciò che avrei scoperto grazie a quelle improbabili crinoline, nella tarda primavera dei miei vent'anni.
Siate pazienti e benevoli, oggi, e lasciate che vi serva il mio tè delle cinque fuori orario e sulla macchina del tempo. Non solo perché l'oggetto delle mie elucubrazioni è un film che ha la stessa età di quei gentili vecchietti che sono i miei genitori ma anche perché in questo caso più che in qualunque altro devo farvi seguire il corso dei miei ricordi personali.

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La locandina italiana


La prima tappa di questo viaggio a ritroso mi porta ai miei vent'anni di avida lettrice, studentessa di lingue straniere, ancora principiante di inglese ma con all'attivo già una memorabile prima vacanza studio in Inghilterra.All'epoca, in tv qualcuno aveva rispolverato i film di Laurence Olivier e dopo Rebecca la prima moglie, che già amavo moltissimo, fu la volta di questo Orgoglio e Pregiudizio che non avevo mai visto. Né avevo mai letto il romanzo da cui era tratto (a scuola, ai miei tempi, la lingua straniera imprescindibile era il francese, come ben sa chi ha la mia età).
Orgoglio e Pregiudizio 1940, ovvero: Adorabile Infedele
Iniziando a guardare questo film, avevo subito ammirato Laurence Olivier, che qui interpretava col suo solito carisma "un certo" Mr Darcy, e alla fine fui del tutto affascinata da questo rutilante filmone (quasi due ore) in bianco e nero, molto hollywoodiano, ambientato in un Ottocento sontuoso e fiabesco, in cui ai miei occhi ingordi di ventenne in fase di intensa crescita personale spiccavano la protagonista, "una certa" Elizabeth, (interpretata da una Greer Garson di gran classe), i suoi dialoghi serrati con il suddetto bel tenebroso Mr Darcy e il confronto finale tra Lizzy ed una temibile bisbetica di alto lignaggio, "una certa" Lady Catherine De Bourgh.
La seconda tappa di questo viaggio nel tempo mi porta a poco tempo dopo questo film: passando come d'abitudine davanti alla bancarella dei libri scontatissimi che la storica Feltrinelli sotto le Due Torri era solita aprire ogni giorno (oggi non lo fa più, ahimé), il mio occhio attentissimo si posò su un tascabile a prezzo stracciato che si intitolava “Orgoglio e Pregiudizio”. 

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Immagine originale del mio libro


Uh, il romanzo da cui è tratto quel film! Visto e preso – e soprattutto, letto. Divorato. Tre giorni e due notti.E fui anche lenta, per i miei ritmi dell'epoca. Del resto, come resistere?, certi passi erano troppo entusiasmanti per non rileggerli immediatamente, magari recitandoli a voce alta.Questo film, dunque, ha un posto speciale nel mio cuore perché mi introdusse al il mio primo incontro con Jane Austen, e fu la porta attraverso la quale si aprì un mondo nuovo e bellissimo.
Eppure, questo film è quanto di più infedele ci sia tra gli adattamenti dell'amatissimo Pride and Prejudice. Beh, forse non così infedele considerato l'effetto che mi fece la prima volta e l'ammirazione che ancora suscita tra gli spettatori, anche i più puristi dei Janeites. Ma allora, è infedele o no? E se è infedele, come può aver veicolato il fascino del romanzo di Jane Austen?

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Le sorelle Bennet al completo


Basta guardare qualche foto e subito balza all'occhio un'infedeltà eclatante: l'ambientazione. Non c'è nulla, ma proprio nulla, che abbia una qualche attinenza con il tempo e i luoghi di P&P. L'Ottocento creato da costumi e scenografia è perso da qualche parte negli anni 50 di quel secolo, ma più astratto, artefatto, anzi, artificioso. Sembra la materializzazione di quell'Ottocento fiabesco che mi immaginavo quando ero bambina, in cui le donne hanno enormi e lunghi vestiti con un sacco di stoffa svolazzante tutt'intorno e gli uomini sono strizzati in giacche inamidate, e tutti parlano in modo un po'... antico.
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Come molti, anch'io credevo che i costumi fossero stati riciclati da Via col Vento ma sono in realtà costumi originali, creati appositamente dal grande costumista Adrian con un obiettivo preciso: un film a colori. Il legame con Via col Vento c'è, ma in negativo: secondo Ann Rutherford (qui Lydia Bennet, che ha recitato anche in Via col vento), la produzione scoprì che tutte le bobine di pellicola adatte al colore erano state usate per quel film e in extremis dovette ripiegare sul bianco e nero, a costumi già fatti.
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Quanto alla scenografia, l'Inghilterra non c'è eppure... c'è: non è nessun luogo preciso, l'urbanistica e la paesaggistica sono tutte inventate (da notare che il traffico circola a destra e non a sinistra), ma hanno una vaga aria Old England, da cartolina o souvenir.
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Il risultato è comunque un'irrealtà sospesa nel tempo e nello spazio da qualche parte a metà dell'Ottocento e in Inghilterra

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La famiglia Bennet al completo


Ma quanto è affascinante! Sarà quel bianco e nero sfolgorante, saranno tutti quei falpalà svolazzanti (sembra di sentirne persino il fruscio), quei cappelli giganteschi e sovraccarichi, le carrozze che paiono uscite dai miei vecchi libri di fiabe, i fiori e le piante che spuntano rigogliosi da ogni angolo, il continuo movimento, e quel ballo a Netherfield che sembra una fiera paesana da operetta... per me guardare questo film resta un gran divertimento. E non solo per l'impatto visivo da favola. Anche per ciò che vi accade.

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Non vi ricorda un'illustrazione di C.E.Brock?


Riconosco che la sceneggiatura è un altro punto debole. Fu curiosamente affidata a due autori molto distanti, quasi opposti, da una parte lo scrittore britannico Aldous Huxley (autore dell'indimenticabile Il Mondo Nuovo), e dall'altra l'americana Jane Murfin, sceneggiatrice di commedie sofisticate come Donne (splendido film diretto da G. Cukor nel 1939).

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Le donne di casa Bennet

Questa dicotomia autoriale si fa sentire su una sceneggiatura che sembra sempre in bilico tra ironia e farsa, e in cui i pochi dialoghi che ripercorrono fedelmente il testo austeniano (lo scambio iniziale tra i coniugi Bennet, qualche battuta nel salotto di Netherfield e le due dichiarazioni di Darcy) sembrano un po' infilati a forza.Molti personaggi spariscono, quelli che restano sono trasfigurati, molti eventi sono compressi e mescolati o profondamente modificati...

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E' Lydia a presentare Wickham a Lizzy, al ballo delle "Assembly Rooms"


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Inevitabilmente, i due antagonisti si incontrano


Nonostante tutto ciò, credo che la forza trainante di questo adattamento stia nella classe dei suoi attori, in primis la coppia d'oro Greer Garson/Lizzy e Laurence Olivier/Mr Darcy. 
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Che non è esente da difetti.

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Greer Garson (Elizabeth Bennet)


Lei è spesso accusata di essere troppo matura per la ventenne Lizzy: secondo me, più che l'aspetto fisico, sono i suoi ammiccamenti, i suoi sopraccigli alzati, la sua signorile sicurezza che lasciano trapelare la forza di una donna (e non di una ragazza) pienamente consapevole di sé.

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Laurence Olivier (Mr. Darcy)


E lui è troppo dandy e ironico (talvolta vulnerabile e persino pavido) per l'ombroso, solido Darcy dell'originale, ma la loro grande classe permette di dare vita a due personaggi affascinanti, soprattutto quando sono insieme e fanno faville (e questo sì che è “molto” Pride and Prejudice).
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Guardateli bene in questa scena, un improbabile (ma delizioso!) tiro con l'arco durante il ballo di Netherfield - una trasfigurazione in chiave leggera del duello verbale all'ultimo sangue a cui si assiste nel romanzo. Sui loro volti mobilissimi guizzano lampi espressivi di ogni genere, riempiono la scena, rapiscono lo sguardo. (sì sì, questa scena è tra le mie preferite).
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E adoro, semplicemente adoro l'elegante ironia che Greer Garson regala alla sua Lizzy.

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Tè e ironia


I coniugi Bennet sono esilaranti  ma non sono affatto quel monumento al matrimonio male assortito che Jane Austen dipinge nel romanzo: Mrs Bennet è paciosa nelle sue manie, Mr Bennet ci si diverte un mondo, quasi amorevolmente. E in questo sono fedeli alla scelta leggera dei realizzatori.

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Mary Boland (Mrs. Bennet) e Edmund Gwenn (Mr. Bennet)


Della condanna dell'arido, ridicolo nozionismo di Mary qui resta soltanto qualche cameo farsesco, ma è innegabile che questa Mary, che evidentemente nessuno vuole rendere davvero bruttina, e sembra più svampita che secchiona, è semmai un parodia.

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Marsha Hunt (Mary Bennet)


C'è un'altra infedeltà eclatante degna di nota: Lady Catherine si trasforma in Cupido. Anzi, no. Non è un errore! Forse qui il romanzo è stato preso un po' troppo alla lettera (gli Americani preferiscono essere sempre espliciti) ma come non vedere nell'improvvido intervento finale di Lady Catherine un innesco dello scioglimento finale? 

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Lizzy con Lady Catherine (Edna May Oliver)


Lo stesso Darcy lo riconosce, al cap. 60, parlando con colei che  è già la sua dearest, loveliest  Elizabeth:
Sono stati gli ingiustificati tentativi di Lady Catherine di separarci a rimuovere tutti i miei dubbi. 
(Inevitabile la replica esilarante di Lizzy:
Lady Catherine è stata infinitamente utile, il che dovrebbe renderla felice, visto che ama rendersi utile.) 
E perciò, almeno in questo caso, il film è curiosamente fedele, anche se molto a modo suo (meglio non considerare che lo stesso ruolo, di Cupido, viene affibbiato addirittura a Miss Iena da Salotto, Caroline Bingley, a favore di suo fratello e Jane...)
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Potrei continuare ancora a lungo - dicendovi che c'è un Mr Collins assai fedele, ebbene sì, all'originale, che costella il film con il suo elogio alla straordinaria condiscendenza di Sua Signoria, che il Col. Fitzwilliam è un improbabile scozzese baffutissimo, che non si mette mai piede a Pemberley e che tutto l'affaire Lydia-Wickham viene svuotato della sua funzionalità narrativa e drammatica (che dire dell'arrivo dei due in carrozza a Longbourn annunciati da ben due trombettieri? e del fatto che vanno a vivere in Giamaica?)...
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Ma concluderò con una dichiarazione – e non importa se sarò tacciata di favoritismo a causa del mio debole per un film che ha segnato il mio ingresso nel mondo austeniano. Questo film è, sì, un allegro monumento all'infedeltà alla fonte letteraria ma è adorabilissimo perché, sotto questo suo aspetto fantasmagorico da allestimento alla Ziegfeld Follies e nonostante la materia originale sia rimaneggiata in modo assai strampalato, resta vivo e vegeto lo spirito di Pride and Prejudice. Non so dire in che cosa, esattamente, ma c'è. 
E credo che questo merito sia da ascrivere essenzialmente alla forza del capolavoro austeniano, che riesce sempre ad emergere intatto e puro da qualunque adattamento. Anche da questo Adorabile Infedele. (Che non smetterò di amare perdutamente, così com'è, sappiatelo.)
Orgoglio e Pregiudizio 1940, ovvero: Adorabile Infedele
Per saperne di più☞ Molte utilissime notizie sui retroscena della realizzazione del film sono reperibili nella scheda del film sul sito IMDB☞ Nel DVD italiano sono disponibili l'audio originale, i sottotitoli italiani e inglesi.☞ I brani tratti dal romanzo sono nella traduzione italiana di G. Ierolli, dal sito JAusten.it

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