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Oriana Davini, la Lili Madeleine della rete

Creato il 21 maggio 2013 da Assugoodnews @assunta73

Oriana
Ho conosciuto Oriana poco meno di due anni fa. I nostri destini si sono incrociati in quell’universo meraviglioso che è il turismo. Ci siamo piaciute subito, direi proprio cosi. In realtà non sono mai capitati viaggi insieme – a proposito lo realizzo ora! – ma tante serate, conferenze stampa, eventi, giornate di full immersion in temi più o meno divertenti e comprensibili. Da qui siamo passate a aperitivi frivoli e cene con altri colleghi giornalisti. Voilà, le cene e gli aperitivi: come dice la nostra prima guest blogger, cosa c’è di meglio per conoscere una persona? Però, cara Oriana, non ti ho mai detto che anche io, come la cara Amelie, vado in estasi per il rumore del cucchiaino che rompe la lastra di zucchero della crème brulée e, come te, per il profumo di basilico sulle mani.

Quando ero al liceo, il mio professore di filosofia dava del lei a tutti noi studenti: se qualcuno sbagliava un congiuntivo o diceva ‘Prof, dai’, lui ribatteva ‘Abbiamo mai mangiato pasta e fagioli insieme?’. Ne ho dedotto che la pasta e fagioli unisce. E mette tutti sullo stesso piano: io e il professore, mia zia, che preparava una pasta e fagioli fenomenale, e Socrate.

Questo è il primo aspetto del cibo che mi dà felicità: il suo lato conviviale. Mangiare con qualcuno è un atto di grande intimità, annulla le distanze: si scopre che l’altro beve il caffè senza zucchero, adora la pasta piccante o è intollerante al lattosio. Che da bambino ha mangiato troppe cozze e ora non le può più vedere. Che ha imparato a cucinare il riso alla cantonese durante una vacanza, non necessariamente in Cina. Si parla meglio quando tra due interlocutori c’è una tavola.

Il secondo aspetto è la gratificazione: quando si ha fame mangiare rende felici, soddisfa un bisogno primario. Ma ci sono anche altri tipi di fame, meno istintivi e forse più preziosi: per Amelie Poulain è il suono della crème brulée quando il cucchiaino rompe la lastra di zucchero caramellato. Per me è un gelato in una giornata afosa, rubare un pezzetto di grana alla fine del pasto, mangiare l’anguria in estate e il pane alle uvette in autunno, entrare da Ladurée e comprare un macaron, uno solo, sentire il profumo del basilico sulle mani, scartare un regalo e trovare un libro di ricette francesi. E poi la gratificazione che passa attraverso gli oggetti del cibo: scatole, barattoli, bicchieri, tazze, pentole, vasellame, piatti, aggeggi più o meno inutili ma così belli che quando li vedi in vetrina pensi di non poterne assolutamente fare a meno.
Lili Madeleine unisce tutti questi aspetti, aggiungendone un altro: i luoghi del cibo. Non c’è viaggio che non passi per l’incontro con la gastronomia locale: nel mio caso si traduce nella ricerca del ‘prodotto tipico da mettere in valigia perchè in Italia non si trova’ (ci resto male se l’incontro non avviene) e la ferma convinzione, una volta tornata a casa, di iscrivermi a un corso di cucina thai, cinese, greca, argentina e via dicendo.

Tutto senza diventare fanatici, perché il cibo può essere anche una grandissima scocciatura. E quando non ho voglia e tempo, niente mi rende felice come la libertà di riscaldare un surgelato o farmi consegnare una pizza fumante a casa.

Oriana Davini – LiliMadeleine.com



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