Vi sembra un titolo insensato? E’ il riassunto di pensieri e riflessioni che mi hanno accompagnato durante la visita al Festival dell’Oriente, una fiera in corso in questi giorni a Bologna.
Quando mi rendo conto che per molti stranieri l’Italia è spaghetti sole e mandolini, mi irrito notevolmente e mi offenderebbe non poco una fiera dedicata all’Italia basata esclusivamente su banchetti pieni di gondole e torri di Pisa, enormi riproduzioni in plastica della Madonna dei dolori, fattucchiere e chiromanti appostate ovunque e come sottofondo musicale “O sole mio” ovviamente eseguita al mandolino.
Immagino quindi che un orientale non si debba sentire molto rappresentato dal Festival dell’ Oriente ! D’atra parte, basta leggere il programma delle conferenze, distribuito insieme alla piantina degli stand, per scoprire che, di orientali, neppure l’ombra.
Avevo scelto di visitare quella fiera, per scoprire qualcosa in più su quei paesi che non ho mai avuto la fortuna di visitare. Ho trovato invece una incredibile quantità di campane tibetane, incensi e stoffe normalmente in vendita in negozi di cineserie e … il modo per fare alcune riflessioni.
Oltre agli stereotipi, due sono le cose che più mi hanno colpito di quella strana manifestazione. Una è l’attribuzione all’Oriente di tutta una serie di bizzarre pratiche esoteriche. Posto che per vivere felice ognuno sceglie di credere in quel che più gli piace, siamo poi sicuri che vengano proprio dal lontano oriente tutte queste strane attività?
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L’altra cosa, per me decisamente inquietante, è l’aspetto cosmetico medicamentoso. Persino gli alchimisti o i venditori ambulanti del Far West si sarebbero sentiti frastornati da tutte quelle pomate, creme e unguenti fatti con qualsiasi cosa, prodotti da chissà chi e chissà come e spacciati per elisir di lunga vita e panacee per tutti i mali!
- bava di lumaca
- semi
- cosmetici
“Per «prodotto cosmetico» si intende: qualsiasi sostanza o miscela destinata ad essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo esclusivamente o prevalentemente di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli in buono stato o correggere gli odori corporei.
Una sostanza o miscela destinata ad essere ingerita, inalata, iniettata o impiantata nel corpo umano non è considerata prodotto cosmetico”
Quindi dando retta ai cartelli di presentazione, tutti quei vasetti boccettine fiale, non contengono cosmetici, ma farmaci. E allora, quali i principi attivi? Quali le dosi? Quali le tecniche di estrazione e purificazione? Quale la casa farmaceutica?
Prendiamo per esempio quei barattoli di crema di bava di lumaca.
Come è venuto in mente che la bava possedesse particolari virtù cosmetiche?
Pare che alcuni contadini cileni abbiano notato un miglioramento della pelle dopo aver maneggiato le lumache dei loro allevamenti. Questa non è certo una prova scientifica, ma è stata sufficiente per mobilitare l’industria cosmetica.
Ma come è fatta questa miracolosa sostanza?
E’ una miscela chimica complessa che contiene proteoglicani, glicosaminoglicani, e una varietà di enzimi glicoproteici. C’è anche l’acido ialuronico così caro ( in tutti i sensi) ai produttori di cosmetici e alcuni peptidi di rame, composti antimicrobici e oligoelementi tra cui il rame, lo zinco, e ferro. Tutti questi componenti servono a proteggere la lumaca da tagli, abrasioni e batteri e a farla arrampicare sugli specchi ( ci sono scienziati che cercano di riprodurre la bava di lumaca per produrre materiali adesivi).
Quei componenti, così preziosi per le lumache, cosa possono fare per gli umani?
Vi sono prove che almeno alcuni dei componenti della bava, possono stimolare la proliferazione dei fibroblasti, le cellule che producono il collagene e l’elastina, le proteine che formano la matrice di base della struttura della pelle. Il problema, però, è che questi effetti sono stati osservati solo in coltura cellulare. Nessuno studio finora ha documentato un reale beneficio della crema a base di bava di lumaca nelle persone.
Forse esagero, ma nessuno mi convincerà mai a spalmarmi della disgustosa bava di lumaca con l’assurda promessa di miracoli sulla la mia stagionata epidermide.
Naturalmente niente impedisce agli inseguitori dell’ eterna giovinezza di alternare maschere al cetriolo a sedute di “arrampicate di lumache” ( ci vorrebbe un nome più esotico) sul viso o altra zona bisognosa di restauro.
Mentre rimugino, continuo il mio percorso e non posso non notare l’ enorme quantità di bacche, semi e foglie dai nomi impronunciabili in mostra negli stand e pronte per essere ingurgitate così, tranquillamente senza alcuna indicazione sull’iter produttivo e sul produttore, ma con cubitali dichiarazioni quali, naturali e ottime per la salute.
cibi principali
E, accidenti alla mia formazione, invece di sentirmi fatalmente attratta da quei miracoli in sacchetto (o sfusi) a me vengono subito in mente le micotossine.
E adesso che diavolo sarebbero queste micotossine?
Le micotossine rappresentano un gruppo di sostanze chimiche, prodotte dal metabolismo secondario di alcuni funghi. Sono tossiche per gli animali e per l’uomo.
Sono molto resistenti al calore e non vengono completamente distrutte dalle normali operazioni di cottura, né dai diversi trattamenti a cui vengono normalmente sottoposte le derrate durante i processi di preparazione degli alimenti. Pertanto, le stesse micotossine o loro derivati ancora attivi possono persistere dopo la morte del micete ed essere presenti anche quando il prodotto stesso non appare ammuffito.
micotossine
Come si producono le micotossine?
E’ possibile riscontrare una loro presenza in molti alimenti e questo costituisce oggi un motivo di crescente preoccupazione per la salute dei consumatori. La loro contaminazione è influenzata ampiamente dalle condizioni climatiche e geografiche, dalle pratiche di coltivazione e di conservazione e dal tipo di substrato interessato, in quanto alcuni prodotti sono più suscettibili rispetto ad altri alla crescita fungina. Le micotossine si sviluppano sia sulle piante prima del raccolto (contaminazione da campo) che nelle derrate vegetali dopo il raccolto stesso, durante i processi di conservazione (in magazzini, silos, ecc.), trasformazione e trasporto.
Quali sono gli alimenti più a rischio?
Gli alimenti più esposti alla contaminazione diretta sono soprattutto cereali (mais, frumento, riso, orzo, segale, ecc.), semi oleaginosi (arachidi, girasole, semi di cotone, ecc.), frutta secca ed essiccata, legumi, spezie, caffè e cacao. Inoltre, le micotossine possono essere ritrovate come residui o metaboliti tossici nei prodotti alimentari che derivano da animali alimentati con mangimi contaminati, costituendo un tipo di contaminazione indiretta (carry over) per l’uomo di rilevanza considerevole a causa degli elevati livelli di micotossine potenzialmente presenti nei cereali destinati alla produzione di mangimi vegetali.
Quando si sono scoperte queste tossine?
Gli effetti provocati dalle micotossine sulla salute dell’uomo e degli animali sono noti da tempo. Nel XIX secolo ne fu chiarita l’associazione. Successivamente fu descritta una sintomatologia tossica dell’uomo dovuta all’ingestione di pane ottenuto con frumento infestato da Fusarium graminearium. Negli anni 1942-47, diversi villaggi rurali della Russia furono colpiti dalla leucopenia tossica alimentare (Alimentary Toxic Aleukia, ATA) causata dal consumo di frumento e di miglio contaminati da Fusarium sporotrichiodes e F. poae.
L’aflatossicosi acuta si è manifestata per la prima volta negli animali, nel 1960, quando più di 100.000 tacchini morirono nel Regno Unito per cause sconosciute al punto che la patologia responsabile di questo evento fu chiamata “Turkey X disease”.
In seguito, studi più approfonditi hanno rivelato che la causa era da ricondurre al consumo di farina di arachidi fortemente contaminata da aflatossine. Analogamente, nel 1981 in Australia, sono morte diverse centinaia di vitelli alimentati con fieno misto ad arachidi, e nel 2007, in Argentina un analogo evento si è manifestato in un allevamento di cincillà.
Ma cosa sono le aflatossine?
Le aflatossine, ritenute a ragione le micotossine per eccellenza, sono state oggetto delle ricerche più approfondite e ancora oggi destano le maggiori preoccupazioni in quanto contaminanti dell’alimentazione di larga parte della popolazione mondiale che vive nelle fasce tropicali dove le caratteristiche del clima e la pressochè totale assenza di refrigerazione, facilitano la crescita delle muffe produttrici.
Esse sono prodotte esclusivamente da alcuni ceppi di Aspergillus flavus e da quasi tutti i ceppi di Aspergillus parasiticus.
Chimicamente sono dei derivati della cumarina e vengono denominate con le sigle B1, B2 (rispettivamente metossi-difuro-cumarone e metossi-difuro-cumaro-lattone), G1, G2 (loro diidroderivati), M1, M2 (metaboliti idrossilati rispettivamente di B1 e B2 che si riscontrano nel latte di lattifere alimentate con mangimi contaminati da aflatossine B1 e B2).
Le lettere B e G corrispondono al tipo di fluorescenza che queste micotossine emettono se irradiate con luce ultravioletta di 360 nm (Blue o Green), mentre la lettera M è l’iniziale del prodotto idrossilato che viene ritrovato nel latte (Milk = latte).
Sono essenzialmente delle epatotossine dotate anche di attività cancerogena (1 ppb di aflatossina B1 nella dieta della trota è sufficiente per causare il cancro del fegato), mutagena e probabilmente teratogena. Tra esse la più potente è la B1 che per questo è stata oggetto di molte approfondite ricerche.
In che modo si combattono le aflatossine?
Le aflatossine come del resto anche le altre micotossine sono sostanze fortemente termostabili pertanto i trattamenti termici comunemente impiegati nei processi industriali di trasformazione e nelle comuni preparazioni domestiche non sono in grado di ridurre il livello originale di queste sostanze. Per quanto attiene specificatamente le aflatossine, il principio guida per contenere i livelli di contaminazione è quello di adottare un approccio cosiddetto “olistico”, vale a dire una associazione di azioni concertate lungo tutta la filiera agro-alimentare, “dal campo alla tavola”.
Infatti la produzione di aflatossine può avvenire sia in campo che durante le fasi di stoccaggio dopo il raccolto.
Quindi attenzione bacche, spezie,mais, noci, nocciole e mandorle e semi vari ! Non è detto che siano una mano santa per la salute!
Ma ecco che la folla (i visitatori sono numerosissimi) si raduna intorno al palco dove ci sarà un’esibizione di danza dei dervisci rotanti. Il derviscio in realtà è uno solo, molto colorato, poco mistico, ma davvero spettacolare e mi distoglie dalle mie puntigliose osservazioni.
Mi fa venire in mente un interessante articolo che parlava della fisica legata a questa danza.
“Studiando le gonne svolazzanti, alcuni scienziati hanno legato i loro modelli alla presenza della forza di Coriolis, una grandezza legata alla rotazione – la stessa che fa sì, per esempio, che la traiettoria degli oggetti in moto sulla Terra sia deflessa verso destra o verso sinistra. A partire dalle leggi di Coriolis, i ricercatori hanno sviluppato un insieme di equazioni matematiche che regolano il moto di una struttura a forma di cono (approssimazione degli abiti dei dervisci) sottoposta a rotazione”
Al termine della visita, mi rimane una sensazione indefinibile. Questo festival, che in realtà è un raduno di commercianti di cineserie, è un’altra dimostrazione della difficoltà reale di comunicazione tra culture diverse. Quando da studentessa pensavo al mondo del futuro, me lo immaginavo piccolissimo, una fitta rete di comunicazioni reali che avrebbero facilitato i contatti e l’ibridazione delle culture. Non potevo immaginare che le comunicazioni sarebbero state reali solo per quanto riguarda lo scambio di merci e lo scambio di idee sarebbe stato così difficile e ancora ben lontano da realizzarsi.
“Luoghi comuni”, questa locuzione che potrebbe significare “punti di incontro” significa invece stereotipi e barriere che avvolgono ogni civiltà del pianeta, soffocando lo scambio e condannandola a una mortale solitudine.
Fonti e approfondimenti
http://www.iss.it/binary/efsa/cont/Aflatossine_Brera.pdf
http://www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/aflatoxins.htm
http://www3.unict.it/dfsc/micotossine.htm