Parte prima: Medio Oriente e Egitto (di Alessandro Rotondi)
La Birra è femmina. Questo è evidente e pacifico. Non soltanto perché il vocabolario ci dice che è un sostantivo femminile. La Storia ci racconta che sono state le donne a scoprire l’agricoltura. I cereali, l’orzo in particolare, sono l’ingrediente base della Birra. L’ipotesi più accreditata è che l’antenata della nostra graditissima bevanda sia venuta al mondo per caso, attraverso fermentazione spontanea. Non è stato ancora stabilito, a oggi, dove e quando sia nata la Birra.
La prima fermentazione, avvenuta casualmente magari dalla miscelazione di un cereale con l’acqua, o aria, può essere avvenuta in Mesopotamia, o in Egitto, stando alle tesi più accreditate, o magari a Malta piuttosto che nelle Isole Orcadi. Si può certo affermare che la scoperta sia avvenuta in località diverse, simultaneamente, nel VI millennio a.c. in pieno Neolitico. Facciamoci aiutare dall’archeologia, dalla botanica e dalla geografia antica, in questo nostro viaggio nel tempo, alla scoperta delle origini della Birra.
Seguendo i ritrovamenti archeologici ci spostiamo in Mesopotamia e facciamo un salto nel passato, a circa 4000 anni avanti cristo. A questa data risalirebbero le tavolette di argilla rinvenute nei pressi del fiume Eufrate dall’archeologo francese Blau, ove sono raffigurati i doni propiziatori offerti alla dea della fertilità Nin-Harra, conservate nel British Museum di Londra. La Birra all’epoca era preparata, stando alle tavolette, con orzo e spelta (una varietà del farro, antenata del frumento, derivato di un incrocio, originato probabilmente 8000 anni or sono) pestati a mano con lunghi pestelli di pietra. Con la farina si creavano pagnotte di varie misure, cotte poi in forni di terra, per poi essere sbriciolati e miscelati con acqua e lasciati a fermentare.
Una cottura più lunga del pane determinava un colore più scuro della bevanda, chiamata “se-bar-bi-sag” che vuol dire colui che vede chiaro, poi “siraku” per i Babilonesi. Si diffuse trasversalmente in tutte le classi sociali e in tutti i popoli mesopotamici, usata anche in medicina e come salario. Risalente al 3100 a.c. è il documento sumero denominato “La Casa di Kubaba”, ove è nominato “Ku-Bau o Azag-Bau”.
Originariamente la custode di una locanda che vendeva vino e “henquet”, Birra. Fu lei a guidare la guerra delle Città Stato della Mesopotamia per l’indipendenza e fondò la città di Kish. Adorata nell’Iraq del Nord. Kubau è l’unica regina che appare tra i regnanti Sumeri, e prima delle donne che la storia ci riporta, legate alla produzione e alla vendita della Birra.
Nel famoso documento conosciuto come “Il codice di Hamurabi”, rinvenuto nel 1902 tra le rovine dell’acropoli di Susa, che fu capitale dell’impero persiano, il più importante codice legislativo mai scoperto, sono tra le altre contenute leggi inerenti alla produzione, la vendita e il consumo della Birra.
Trasferiamoci ora in Egitto, ove sono stati rinvenuti molti reperti a testimonianza della produzione di Birra. Nella tomba di Abusir-el-melek, risalente al 3300 avanti cristo, è stata ritrovata una ciotola che conteneva scorie secche di birra. Secondo il culto del tempo nell’aldilà si aveva la necessità delle comodità avute in vita. Sono state rinvenute nelle tombe statuette raffiguranti uomini e donne che producono pane e birra. Vino e birra venivano, tra altri alimenti, offerti a suffragio dei propri cari defunti.
In una tomba risalente al Vecchio Impero, 2.800 avanti cristo, su dei rilievi conservati nel museo di Ghizeh, sono raffigurati i metodi di produzione della Birra. Si possono osservare uomini che frantumano dei grani e li valutano, un altro che accende il fuoco, una donna che impasta del pane in un recipiente, una seconda che da all’impasto la forma di pagnotte, una terza donna toglie dal forno il pane cotto e lo sbriciola con un coltello di pietra. Altri uomini mettono in acqua il pane spezzettato, setacciano la miscela risultante dalla fermentazione e la raccolgono in una grande vaso di argilla, che immergono nel fango del Nilo.
L’orzo utilizzato dagli egiziani era il tallico, malto d’orzo, atto a favorire l’ossidazione degli zuccheri. E’ la fermentazione, fevere ovvero bollire processo alla base della produzione del vino, della birra e della lievitazione del pane. Arriviamo così a incontrare i Lieviti. Sono funghi formati da una sola cellula. Se ne conoscono più di mille.
In una tavoletta di argilla risalente al terzo millennio avanti cristo un medico sumero descrive l’uso della birra per addolcire l’assunzione della medicina al paziente, attraverso lo scioglimento del farmaco nella bevanda. Altre testimonianze dell’uso della birra in medicina sono state rinvenute nel “Papyrus Ebers”, risalente al 1600 a.c., sotto il regno di Amenhotep I, rinvenuto nel 1873 a Tebe e acquistato l’anno seguente da Georg Ebers, da qui il nome. Mezza cipolla e schiuma di birra era indicato quale rimedio infallibile contro la morte.
La birra nell’antico Egitto era utilizzata come offerta agli dei. Militari, artigiani e funzionari erano pagati in parte con birra. Nel 1300 a.C. la produzione di birra in Egitto ammontava a 57.000 litri l’anno.
Gli Ebrei impararono dagli egizi a produrre birra, sechar, che non era utilizzata nelle offerte votive.
I Greci conobbero la birra egiziana all’incirca nel V secolo avanti cristo. Da qui partiremo la prossima volta per seguire le tracce della bevanda a noi cara in Occidente e in Italia.
Buona Birra a tutte e tutti.