Come i ghiri, la spiaggia dorme il suo sonno invernale. I lumi dei grandi rettifili sono spenti, le persiane degli alberghi serrate, le fontane mute. Le automobili passano rare e silenziose, chè non c'è da metter sotto nessuno.
Il passo indietro nel tempo è subitaneo, e si torna negli anni primi del secolo scorso, quando i granduchi venivano con grosse carrozze, e tutti i cittadini si chiamavano Leopoldo, e il Giorgini e il Giusti e il Manzoni scendevano ad alloggiar nella locanda della piazza grande, e Pacini tirava giù le armonie della "Saffo" nella casetta che guarda sul canale della Burlamacca.
Il pascolo, sotto la pineta, toccava il mare, e le pecore e le vacche brucavano lì dove oggi si prende un "cocktail" seduti sullo sgabello alto del bazar. [...] Una vena repubblicana e carbonara serpeggiava per il litorale, e qualche testa calda pensava di andar con Garibaldi, a Roma, e le fidanzate, al lume della lampada ad olio, cucivan la camicia rossa. La miseria faceva arrotare i denti e i vecchi che se ne rammentavano parlavano della pazzia di un tale inglese, bellissimo e zoppo, che venuto da Lerici in barca per riconoscere un suo amico annegato, ne aveva fatto bruciare il cadavere su un mucchio di rami di pino ,spargendovi sopra il sale e il vino all'uso dei pagani, che Dio gli perdoni.
Viareggio milleottocento, Viareggio strapaesana che affiora sotto il velo novecentista della spiaggia mondana. [...]
Ma dal nido del porto i velieri con gli alberi e i pennoni alti e immoti come un'architettura di sogno inducono l'anima a un pigro vagare fuori del tempo.
(Orio Vergani, Questa era Viareggio (da un articolo del 10 agosto 1930) - tratto dalla rivista "Viareggio Ieri" - novembre 1964)Categories Tags
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