L’inverno l’accolse con una folata, ma, una volta che il vento si fu placato, la ragazza smise di rabbrividire e si decise a schiodarsi dalla porta. Davanti a lei, il buio inghiottiva il prato e il silenzio sfilacciava lentamente i brandelli di musica che osavano spingersi al suo interno.
Attese che gli occhi si abituassero alla mancanza di luce, sentendo il freddo di dicembre pungerle da dentro al pensiero che Christopher avrebbe potuto aspettare anche una vita, ma i suoi occhi non avrebbero visto mai altro che oscurità.
Detestava provare pena per lui.
Mise da parte sensi di colpa e ipocrisie quando lo vide, seduto sull’erba, col bastone tra le gambe e il volto al cielo.
«Mi dispiace» gli disse, prendendo posto accanto a lui.
Christopher si girò verso di lei e Serena colse un tremito delle palpebre, come se gli occhi sotto di esse avessero sussultato sentendosi chiamati in causa.
«Per cosa?»
In un istante di vigliaccheria, Serena si rallegrò che lui non potesse vederla.
«I rumori, i miei amici, questo posto… Forse non fa per te.»
«Quello non era rumore, era musica. Mi piace la musica, e anche i tuoi amici. Quanto a questo posto…» Tornò ad alzare gli occhi al cielo come se lo stesse davvero ammirando. «Si vedono bene le stelle?»
Serena guardò in alto: la luna era una falce che lasciava alle stelle il compito di illuminare la notte. «Non c’è neanche una nuvola.»
«Che ore sono?» chiese Christopher.
«Quasi mezzanotte.»
Sul volto di lui comparve un sorriso. Le indicò un frammento di cielo. «Quella è Orione.» Poi si spostò più a sinistra. «E quelli sono Sirio e il cucciolo, i suoi due Cani. Era un cacciatore.»
«Puoi vedere le stelle?»
«Beh, in effetti non le vedo. Le immagino. Per me è sempre notte, posso disegnare costellazioni nel buio dei miei occhi ogni volta che voglio. E così ho finito per conoscerne le posizioni, le forme, le distanze. So seguire le traiettorie che esse indicano per orientarmi in un cielo che non ho mai visto. C’è dell’ironia in questo, non trovi?»
«Ma come ci riesci?» gli chiese Serena passando lo sguardo da Orione a Christopher e da Christopher a Orione.
«I testi di astronomia li fanno anche in Braille e le mappe del cielo si possono fare in rilievo.» Sorrise ancora. «Ma guardare le stelle vuol dire molto di più.»
Con un gesto della mano riportò di nuovo l’attenzione di Serena alle costellazioni sopra di loro.
«Orione è un cacciatore e si è preparato per la sua battuta di caccia. Al fianco porta la spada» disse indicando una serie di stelle che scendevano verso di loro come una lacrima, ma poi passò subito alle tre che sembravano rubare tutta la luce a quell’angolo di cielo: «ma è la cintura il suo gioiello.»
Serena trattenne il fiato finché Christopher non spostò di nuovo la mano nell’aria. Sembrava un direttore d’orchestra che dirigeva il cosmo.
«Dietro di lui corrono i Cani. Guarda, hanno già abbattuto delle prede.» Indicò qualcosa che a Serena ricordava una croce. «La Lepre.» E un’altra che le parve una zampa di gallina. «La Colomba.» Poi seguì la traiettoria a zig zag di alcune stelle che si allungavano tra i Cani. «E abbaiano così tanto che persino l’Unicorno arriva a dare un’occhiata al cacciatore in azione!»
Ora Serena non staccava più gli occhi dal firmamento, perciò sussultò quando lui le prese la mano.
La voce di Christopher divenne un sussurro.
«Ma non è la caccia che attende Orione. Il cacciatore vede le Pleiadi, le sette figlie di Atlante, e se ne innamora perdutamente.» Le dita del ragazzo sembrarono accarezzare l’alone di luce che circondava le Pleiadi. La distanza che separava Orione da loro era un abisso di oscurità. «Le insegue, dimenticando la caccia, dimenticando a terra le prede, dimenticando Sirio dietro di sé. Con la clava nella destra e reggendo con forza lo scudo, sopporta la carica del Toro che si frappone tra lui e le sue amate» disse tracciando due linee che erano le corna dell’animale e mostrando le armi del cacciatore. «Qui sulla Terra Orione è stato ucciso dallo Scorpione, ma il cacciatore sa che lassù il suo nemico non potrà rovinare tutto di nuovo, perché gli dèi li hanno messi agli antipodi del cielo, affinché non si incontrino mai più.»
Christopher strinse la mano di Serena. E poi furono le stelle ad ascoltare la loro storia.
«Così Orione inseguirà le Pleiadi per sempre, perché quando troviamo l’amore non ha importanza quanto buio dobbiamo attraversare per andarcelo a prendere.»
Il racconto che avete letto è opera di Ariendil ed è risultato uno dei migliori del Lab di gennaio 2015.
La traccia del Lab era stata scelta sempre da Ariendil (vincitrice dello scorso Lab) ed era la seguente:
Lasciarsi ispirare da un cielo stellato
Boa obbligatoria: bisognava scrivere il racconto senza usare aggettivi qualificativi.
Il limite massimo di caratteri era di 5.000, spazi inclusi, con 200 di tolleranza.
ariendil
Chi sonoMi sarebbe piaciuto essere una cantastorie nei tempi in cui le storie si raccontavano in piazza o accanto al focolare. Ma non mi dispiace essere ciò che sono: una ragazza con la passione per la scrittura e la lettura (fantasy e non solo) che per lavoro si occupa di cuori… Alla fine, si tratta sempre di raccontare una storia.
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