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Polvere di fata

Creato il 21 febbraio 2015 da Weirde

Un piccolo racconto che ho scritto l’anno scorso. Parla di fate, fuori dall’ordinario…siete avvertiti.

Se la storia e il mio stile vi piaceranno, non dimenticate di sbirciare le pagine dedicate ai miei libri e ai miei racconti, accessibili dal menù a destra del blog.

 

….I could put a little stardust in your eyes
Put a little sunshine in your life
Give me a little heart and feel the same
And I wanna know if I’ll see you again

Vieni con me, io resterò qui fermo finché

tu non vorrai stare con me…”

La gente non lo immagina nemmeno, ma essere una fata non è affatto facile. Gli umani ci credono piccoli spiritelli muniti di ali colorate, dolci farfalline che donano gioia con la loro polverina magica… Ma la realtà è ben diversa e l’autore di Peter Pan si sbagliava di grosso. Campanellino non esiste e non è mai esistita, le vere fate, come me, sono in parole povere l’equivalente faerie di un pusher. Spacciamo la nostra droga, la polvere che produciamo naturalmente dal nostro corpo come fosse sudore, ad altri esseri fatati o a umani sfortunati.

Se pensate che la dipendenza dall’eroina sia terribile, non avete mai visto un nano o un troll in astinenza da polvere fatata. Credetemi, non è una vista piacevole. Persino alcuni elfi ne sono rimasti traumatizzati e loro sono degli stoccafissi freddi come il ghiaccio e quasi incapaci di qualsiasi emozione, al cui confronto Spock è un personaggio empatico.

Spacciare una droga che da assuefazione nel caso se ne faccia un uso prolungato, non è certo ciò che sognavo di fare da bambina, ma devo pur vivere, no? E sto molto attenta alle dosi che rilascio e a chi le rilascio, pochissimi dei miei clienti sono dipendenti e nessuno è mai morto di overdose.

Sono una professionista seria, io. E ci tengo a sottolineare inoltre che agisco, come tutte le fate, nella completa legalità, poiché il commercio della polvere di fata è legale in Faerie e anzi è l’unico lavoro che noi fate possiamo fare, in quanto ogni altro ci è precluso.

Ma non crediate che questo ci renda più amate degli spacciatori che agiscono ai margini della società umana. Noi fate siamo collocate molto in basso nella scala sociale della Corte della Luce, giusto un gradino o due sopra i troll vegetariani. I nobili Seelie sono degli ipocriti. Ci costringono a vendere la polvere, non permettendoci di intraprendere altre carriere e poi ci giudicano come sporche perché lo facciamo. Ma non è sempre stato così.

In passato avevamo una nostra dignità e assolvevamo una funzione importante. La nostra polvere poteva curare la depressione dovuta a un lutto, o a un fatto tragico. Affrontare la morte è molto difficile per gli esseri quasi immortali che abitano Faerie e il nostro intervento poteva fare letteralmente la differenza tra la vita o un suicidio. Ma i tempi purtroppo sono cambiati… Quando la barriera magica che ci separava dal mondo umano è crollata per sempre, l’economia e il vile denaro sono entrate nella nostra vita. Se prima venire ripagati in favori o in natura ci andava bene, poiché in Faerie l’economia si basava su questo, ora abbiamo bisogno di guadagnare denaro sonante per riuscire a mangiare, pagare l’affitto e ogni altra cosa. Il che significa che dobbiamo vendere molta più polvere e non certo limitarci a farne un uso terapeutico per quei pochissimi casi di morte che avvengono ogni anno a Faerie. No, oggi noi vendiamo sia agli esseri soprannaturali che agli umani, o almeno a quella percentuale di umani che sa della nostra esistenza, poiché quando siamo nel vostro mondo ci mimetizziamo come tutti i faeries, solo a Faerie siamo libere di mantenere il nostro aspetto reale.

Per quanto mi riguarda se potessi starei sempre nel mondo umano, e in effetti ci passo quasi tutto l’anno, poiché tra tutte le fate io sono quella più mal vista alla corte della luce, non per qualcosa che ho fatto, ma per il mio aspetto.

Le fate non sono gli esserini minuscoli delle fiabe umane, somigliano tutte a donne umane minute sul metro e cinquanta, con visi triangolari, nasini all’insù e ossa esili, ma io, bè, io sono un tantino diversa, sono alta due metri, ho una muscolatura piuttosto pronunciata e una mascella squadrata, non mi reputo brutta, ma diciamo che sono sicuramente fuori posto tra le mie compagne e i nobili Seelie mi guardano come fossi un mostro sproporzionato ogni volta che compaio a Corte. Anche fra gli umani risulto più alta della media, ma riesco comunque più o meno a mimetizzarmi, al massimo possono scambiarmi per una lottatrice di wrestling e poi la mia statura e i miei muscoli sono molto utili nel mio lavoro, come ora ad esempio. Un teppista che ha saputo che spaccio della roba buona sta cercando di intimidirmi puntandomi una pistola in faccia, ma io lo supero in altezza di almeno dieci centimetri e posso squadrarlo dall’alto in basso -Smamma ragazzino, non ho tempo da perdere.- sono ferma in un vicolo vicino a Broadway alle tre di notte, perché un mio cliente ha fissato un appuntamento. Questo tizio non faceva parte dei miei programmi.

-Sgancia la droga, puttana!

Alzo gli occhi al cielo. Ah, i giovani d’oggi, sempre così educati e a modo. Gli afferro il braccio che impugna la pistola e lo stringo finché non la lascia cadere a terra, poi lo torco, godendo nel sentire il suo urlo di dolore. -La mia pazienza sta per finire. O te ne vai subito e ti ritroverai senza un braccio.

Stavolta sembra che le mie parole penetrino nel suo minuscolo cervello primordiale. Mi lancia uno sguardo d’odio misto a paura, ma, quando lo lascio andare, se ne va senza proferire parola.

-Una fata che non svende la sua polvere a chiunque. Non credevo fosse possibile. Tu devi essere Nim. Mi avevano detto che eri più selettiva delle tue compagne, ma non pensavo potesse essere vero.

Mi volto ed ecco che dietro di me appare il nuovo guastafeste della nottata: un fottuto elfo. Non è proprio la mia giornata. Gli elfi sono così terribilmente noiosi, pomposi e arroganti, non per nulla sono imparentati strettamente con i nobili Seelie. E poi sono così maledettamente seri e freddi, che solo stare vicino a loro mi mette i brividi. Questo che mi sta di fronte tra l’altro è un elfo particolarmente alto, mi supera di almeno dieci centimetri, e pure muscoloso, le sue spalle farebbero invidia a Tyson. Ammetto che non è niente male, il suo volto è granitico, ma simmetricamente perfetto e i suoi occhi sono di un gelido azzurro. Peccato trasudi la vitalità e la simpatia di un’ameba.

-Cosa vuoi? Ho un appuntamento e non ho spazio per altri clienti stasera.

-Sono io il cliente con cui hai con cui hai appuntamento, Clives è stato solo il mio tramite.

Prendo mentalmente nota di fare un bel discorsetto a Clives la prossima volta che lo vedrò, e non sarà tanto presto, lo farò sudare parecchio prima di accettare un nuovo incontro con lui.

Serro la mascella e ingoio la frase di congedo con cui vorrei scaricare l’elfo. Non è mai bene farsi dei nemici fra le classi prominenti in Faries, e poi è certamente un cliente che può permettersi di pagare bene i miei servizi, non è il momento di fare la schizzinosa.

-Bene. Conosci già le mie tariffe? Si tratta di una consegna singola?

-Una consegna a domicilio per essere esatti.

Ok, qui stiamo passando il segno, va bene essere professionali, ma non sono la sua serva. -Io non effettuo consegne a domicilio. Ti consegnerò un sacchetto ora e lo potrai portare dove vuoi.

-La persona che ha bisogno della polvere non è libera di muoversi, ed è essenziale possa sorbirla dalla fonte, quanto è più fresca, tanto più forte il suo potere, non voglio polvere vecchia di settimane.

-Come osi?! Tu p….- mi trattengo dall’insultarlo, gli elfi saranno pure maniaci del controllo, ma se si offende il loro onore tendono a tagliarti la testa. -Io non vendo un prodotto scadente, la polvere in sacchetti ha massimo due giorni ed è ancora efficacie.

-Ma non quanto quella che devi ancora trasudare. Io voglio quella e il mio signore può pagare la differenza.

Il pensiero del gruzzolo che potrò guadagnare, risolleva lievemente il mio umore e riesco persino a sorridere. -Bene. Il prezzo che voglio è diecimila dollari. Può andare?

L’elfo non batte ciglio- Sì, io sono Atum, il vicecomandante della guardia personale di Eloris del casato di Fillire, il mio Signore non avrà problemi a pagarti la cifra pattuita.

Il mio sorriso si allarga. So benissimo chi è Eloris, un pezzo grosso della Corte della luce e un nobile Seelie ricchissimo. Per lui diecimila dollari non sono niente. Caspita! Ho fatto il botto. Con tutti quei soldi sarò a posto per un bel po’ e potrò persino permettermi di diminuire i commerci con gli umani, che sono molto suscettibili alla polvere e ne diventano più facilmente dipendenti. Non che fossi sul lastrico o niente di simile, anche perché i miei genitori sono sempre pronti ad aiutarmi finanziariamente, ma odio dover chiedere loro dei soldi. Anche perché ultimamente mio padre non fa che cercare scuse per farmi incontrare dei maschi che secondo lui sarebbero perfetti per me. Vuole trovarmi un marito in modo che possa smettere di vendere la mia polvere, come fece a suo tempo mia madre quando l’incontrò, ma io non credo molto negli appuntamenti al buio. Mio padre vuole solo il mio bene, lo so, ma non capisce che quello che faccio è parte di me in fondo. D’altronde come potrebbe capirmi? Lui non è un folletto, cioè l’equivalente maschile di una fata, è tutt’altra specie, e avrebbe voluto che non ereditassi i poteri di mia madre. Non gli basta che gli somigli fisicamente, è da lui infatti che ho ereditato muscoli e altezza. E credetemi non gli sono affatto grata per questo, essere una mezzosangue, fata, in grado di fissare negli occhi i nobili Seelie, non mi rende affatto popolare a Corte. Come probabilmente non gode di gran popolarità nemmeno Atum, che vista la sua stazza può addirittura guardare dall’alto in basso i Seelie. Vicino a lui mi sento quasi fragile, e non è bruta sensazione.

-Ok, Atum. Dove devo effettuare questa consegna?

-Seguimi.- si limita a dirmi, e io, con in mente la cifra che otterrò, lo faccio senza fiatare.

-Sei forse impazzito!!?- L’elfo mi ha condotto tramite un portale dimensionale a Las Vegas, davanti all’hotel casinò Lotario, che è notoriamente di proprietà della mafia russa, per la precisione di Miriak, un signore della droga spietato, che ha agganci con la corte della notte Faerie, ed è pericoloso come un serpente a sonagli. -Cosa ci facciamo qui?

Atum mi guarda serio, la fronte aggrottata –Colei a cui devi somministrare la polvere si trova qui dentro. E’ la moglie di Eloris, Lana, che si sta spegnendo di malinconia e dolore a causa della morte di sua sorella, avvenuta pochi giorni fa.

-Ma cosa ci fa qui dentro?

-Poco dopo il funerale di sua cognata, Eloris è stato contattato da una fata, Gleva, che gli ha offerto la sua polvere. Il mio Comandante l’aveva avvertito di non accettare la sua proposta, e di rivolgersi invece a te, ma lui non ha voluto aspettare.

-Avrebbe dovuto dargli retta! Lo sanno tutti che Gleva è invischia con la mafia russa ed è priva di qualsiasi scrupolo!

-Infatti l’ha ingannato. Pur essendo stata pagata, non ha consegnato la merce, ma ha preteso che Eloris e la moglie l’incontrassero qui, in segreto, senza la loro guardia. Noi non ne sapevamo nulla, e quando ci siamo accorti che erano spariti – strinse la mano a pugno – li avevano rapiti e richiusi nel loro casinò a prova di bomba, per ottenere ancora altri soldi.

-Mmm e non credi sia il caso che li salviate? Dopo quando saranno sani e salvi sarò felice di venire al palazzo per consegnare la polvere.

-No, non c’è tempo, se non avrà la polvere oggi, la mia signora potrebbe morire ed estrarla da lì nelle sue attuali condizioni è impossibile. Io e te dobbiamo infiltraci e somministrarle la polvere, poi darò il segnale ai miei compagni e li tireranno fuori di lì con la forza.

-Ti rendi conto che vuoi penetrare nel casinò di un signore della droga e trafficante di armi, che ha connessioni con la corte della notte e che perciò avrà dotato lo stabile di trappole magiche oltre che di allarmi e sistemi di sicurezza tecnologici? Lui spaccia anche polvere di fata perciò deve proteggersi anche da esseri soprannaturali. Come faremo ad entrare? E soprattutto a non farci uccidere? Il mio lavoro non prevede rischiare la pelle per i miei clienti! Sei fortunato che si tratti di Eloris, uno dei pochi Seelie che protegge gli interessi delle fate a corte, non muoverei neppure un dito per un altro nobile e voglio comunque un bonus di almeno altre cinquemila dollari per tentare questa impresa!

Atum mi guarda con sdegno – Sarà mio compito portarti dentro e poi fuori da lì, e io prendo seriamente il mio dovere. Non hai ragione di preoccuparti.

Alzo gli occhi al cielo -Non credo che vivendo in Faerie tu abbia acquisito molto esperienza nell’introdurti nelle proprietà altrui, ma grazie al cielo, so difendermi berne da sola.

-Sono un professionista e so quello che faccio, devi fidarti di me. Con la mia squadra abbiamo studiato l’edificio grazie a delle planimetrie che siamo riusciti ad ottenere. Sotto l’hotel ci sono quattro livelli sotterranei, fatti in cemento armato, perciò nella struttura ci saranno delle cavità vuote. Non è impenetrabile come vorrebbero farci credere. - Atum alza le spalle con noncuranza, come se potesse da solo eliminare ogni nemico. Megalomane come tutti maschi.

Se non ci fossimo noi femmine ad essere un poco realiste, il mondo andrebbe a rotoli. -Sì, ma oltre a preoccuparci di entrare nell’edificio, dovremo evitare gli allarmi e soprattutto tutti gli uomini che Miriak avrà di guardia.

-Il mio comandate ha ideato un piano. Io e te ci introdurremo nel casinò dall’edificio posto al suo fianco, un basso prefabbricato in cemento che ospita gli uffici dei custodi notturni, le attrezzature del personale tecnico dell’hotel e la centralina dell’energia elettrica. Mentre l’intero corpo di guarda guidate dal comandante volerà qui a bordo dei drakis. Nessuno li noterà, le bestie sono silenziose e possono occultarsi fra le nuvole, finché non saranno proprio sopra l’edificio, la loro unica preoccupazione sarà evitare i voli di linea. Al mio segnale che abbiamo raggiunto gli ostaggi e somministrato la polvere, alcuni di loro planeranno sul casinò per darci copertura, mentre noi Eloris e Lana usciremo e saliremo anche noi su i drakis.

Mi passo una mano sul volto -Ciò che mi preoccupa è ciò che avverrà tra la nostra entrata e la nostra uscita.

Atum mi poggia una mano sulla spalla. -Nel caso in cui ci fossero dei problemi e non riuscissimo ad uscire con le nostre gambe o a liberare gli ostaggi, le guardie partiranno all’attacco per venirci a prendere.

-Spero che si debba arrivare a questo.- sospiro.

-Anche io e sono fiducioso- Atum mi sorride

Non è il completo ghiacciolo che credevo - Oddio ho trovato l’unico Elfo ottimista della storia!

Mi fa l’occhiolino.- Sono elfo solo per metà, mio padre è un lothar.

Questa spiega la sua stazza, i lothar sono una razza molto rara, che si crede discenda direttamente dai giganti, esseri ormai estinti in Ferie.

-Non sapevo che i lothar fossero famosi per la loro ironia.

-Nessuno lo sa, ne sono rimasti troppo pochi per poter fare generalizzazioni, ma mio padre ride da far tremare i muri a volte. La sua voce è in grado di far franare i monti e io ho ereditato in piccola parte il suo potere sui suoni. Ci sarà molto utile oggi. Ora però sarà meglio darci da fare, il tempo stringe. Seguimi.

Si dirige alla centralina dell’elettricità, muovendosi senza far rumore, con l’agilità di un felino, nonostante la sua mole, e io lo seguo il più silenziosamente possibile. Salire sul tetto, grazie alle nostre altezze, non è difficile e lo facciamo giusto in tempo per evitare una guardia che sta pattugliando la zona esterna all’hotel-casinò. Rimaniamo immobili mentre questa si allontana, poi poi Atum disattiva l’allarme dell’edificio. La centralina non ha sistemi di sicurezza sofisticati come il casinò, poiché chi potrebbe mai pensare che possa venir scassinata? E’ sufficiente tagliare i fili elettrici dell’allarme e possiamo introdurci all’interno attraverso una finestra.

Atum si avvicina alla parete che confina con l’hotel.- Ora sentirai un suono acuto, utilizzerò la mia voce per trovare una cavità vuota dietro il cemento.

Lo vedo aprire la bocca il tanto che basterebbe per fischiare e poi sento uno strano sibilo, non ha un tono alto, ma le mie orecchie sensibili sanno cogliere anche gli ultrasuoni.

-Lì.- Atum indica il muro in basso proprio davanti a me. Con due pugni ben assestati infrange il cemento e rivela lo spazio vuoto e buio dietro di esso. Vuoto per modo di dire poiché l’armatura del cemento prevede molte travi in ferro che intersechino il tunnel che dovremo percorrere.

Dovremo strisciare dentro un luogo stretto, angusto e polveroso che probabilmente ospita molte famiglie di topi. Che bello. Mentre guardo Atum spostare i detriti e nasconderli dentro a delle casse, e poi sistemare alcuni barili in modo da nascondere il buco per il maggior tempo possibile, mi diletto ad ammirare i muscoli dei suoi bicipiti flettersi. Vedere un uomo forte e vigoroso fare il lavoro sporco al mio posto è sempre un bello spettacolo e mi risolleva lievemente il mio morale.

Peccato che si inabissi di nuovo, quando iniziamo a strisciare nel cunicolo fra le armature interne del cemento. Atum si muove con sicurezza e sembra riuscire a capire quale sia la strada che ci condurrà verso i livelli più bassi, dove è più probabile si trovino gli ostaggi. Io mi limito a seguirlo in questo labirinto pieno di ostacoli, pali in legno e ferro e pannelli imbottiti, nonché chili di polvere.

Più volte dobbiamo fermarci arretrare, e riprovare una nuova via. Siamo appunto ad uno di questi punti morti e io, dopo essermi girata faticosamente sto rifacendo la strada appena fatta, seguita da Atum, quando ad un tratto vedo una piccola ombra sbucare alla mia destra. Che schifo, un topo! Mi blocco di colpo, e Atum finisce col volto contro il mio fondoschiena.

-Non che non apprezzi finire sul morbido, ma potresti stare più attenta?

-Non sopporto i topi.

-Va bene allora io sopporterò le tue curve.- e sento che mi sfiora lievemente il lato B.

-Stai fermo con le mani o te le mozzo.- lo minaccio, ma in fondo un poco mi fa piacere che noti le mie curve, molti uomini visto il mio fisico, mi considerano troppo mascolina per i loro gusti.

Ritira subito la mano e questo gli fa guadagnare altri punti, non sopporto gli uomini che non capiscono quando è il momento di smetterla e diventano insistenti.

Atum sembra riorientarsi ed inizia di nuovo a condurre la nostra fila di due. Scendiamo lungo un imbocco più tetro degli altri, aggrappandoci da un palo in legno.

-Dovremmo essere arrivati al quarto livello, dobbiamo uscire da qui ed entrare nel loro sotterraneo ora.- Usando di nuovo il suo strano fischio individua un punto debole nel cemento e abbatte una piccola sezione di muro. Sbuchiamo finalmente alla luce dei neon, ma ora dobbiamo evitare i sistemi di allarme interni che comprendono telecamere e sensori vari.

Vedo che Atum si appresta ad usare di nuovo i suoi ultrasuoni, ma lo fermo con una mano sul braccio. -Potrebbero esserci dei sensori sonori in grado di captare emissioni sonore fuori scala.

-Resta il fatto che dobbiamo disattivare le telecamere e il mio potere è il metodo più efficacie per mandarle in tilt.

-No, posso farlo io.- alzo i palmi delle mani verso l’alto e lascio libera la polvere, che, leggera, vola nell’aria seguendo la mia volontà. Anche lontana dal mio corpo rimane parte di me e mi obbedisce, raggiungendo le telecamere, introducendosi nei loro circuiti e mandandole in sovraccarico. -Non molti lo sanno, ma la polvere fatata non ama la tecnologia e i metalli, e può mandare in tilt qualsiasi circuito elettronico. Ora siamo al sicuro sia dalle telecamere che dai sensori, restano le guardie.

Atum annuisce -Ben fatto.- estrae di tasca un amuleto circolare, un disco in bronzo con al centro una goccia d’ambra -Questo appartiene a Eloris. E’ stato incantato dal mio comandate e si illuminerà per indicarci la vicinanza del suo proprietario.

Con la guida dell’amuleto ci occorrono solo pochi minuti per trovare la stanza dove sono custoditi Eloris e la sua consorte. Nessuna guardia ne sorveglia l’entrata, il che è molto sospetto. Probabilmente dietro la porta chiusa ci attende una trappola.

Spalanco il battente e due uomini nerboruti mi sono immediatamente addosso. Un pugno alla mascella mi fa vedere le stelle. Bastardi, non si tratta così una signora! Quando il più grosso dei due cerca di afferrarmi, lo colpisco con un calcio allo stomaco talmente potente da farlo finire contro il muro opposto della stanza. Così forse imparerà le buone maniere. Il suo compagno punta contro di me la sua pistola, ma, prima che possa premere il grilletto, cade a terra. Atum lo ha colpito con la mano di taglio proprio alla carotide, e ora deve bloccare una combinazione pugno calcio del bellimbusto che avevo incollato al muro. Lo fa senza particolare sforzo e poi, con due pugni di destro, lo stende. Per assicurarmi che stia fermo una volta per tutte, pongo la mano sul naso del mafioso numero uno e gli inietto una dose extra di polvere, sarà troppo strafatto per osare nuocere ancora.

Finalmente libera di guardarmi intorno vedo Eloris seduto su un divano in pelle bianca, che tiene fra le braccia una donna emaciata dai lunghi capelli neri. E’ Lana, ma è irriconoscibile. Corro da lei, ma si limita a guardami con la disperazione negli occhi, non ha altre reazioni. Metto le mani a coppa sopra la sua testa e chiudo gli occhi. Espando la mia mente e cerco il centro del mio potere. Un fuoco mi divampa nel petto e inizio a sudare. Rovescio la coppa su di lei e la polvere dorata prende a danzarle sopra il capo. Vortica in un veloce movimento circolare finchè, con una piccola esplosione, si frammenta in zampilli ed entra nei suoi pori. Lievi convulsioni sconvolgono il corpo di Lana per due secondi poi il suo respiro si fa regolare. Un sonno ristoratore sta agendo su di lei e non si sveglierà per almeno dodici ore. Sarà un peso morto nella fuga, ma non si poteva evitare, era a uno stadio troppo avanzato del dolore per poter agire diversamente.

-Ce la farà.- dico a Eloris.

-Grazie.- mi sussurra. Calde lacrime di sollievo gli solcano le guance, mentre accarezza i capelli della moglie, guardandola con adorazione.

L’interruzione di Atum è una doccia fredda che mi riporta alla mente la nostra situzione attuale, tutt’altro che rosea -Dobbiamo uscire. Distruggendo l’amuleto, ho mandato il segnale stabilito ai miei compagni.

Ciò che rimane del ciondolo sono pochi frantumi sotto gli stivali di Atum, che prende fra le braccia Lana e si avvia verso la porta. Io e Eloris lo seguiamo, ma la nostra fuga è bloccata da Gleva che pare apparire dal nulla.

Mi fissa con odio puro -Nim! Ti eliminerò una volta per tutte, così la smetterai di starmi tra i piedi!- mi urla contro.

Strega, malefica! Mi è sempre stata antipatica. Ora potrò finalmente fargliela pagare per tutti i torti che mi ha fatto. Non ho scordato il cliente che mi ha rubato e poi fatto morire di overdose! E lei non ha dimenticato che per vendicarmi le rubai ben venti clienti, aiutandoli a guarire poco alla volta dalla dipendenza in cui lei li aveva incatenati.

Ho ancora abbastanza potere in corpo per occuparmi di lei e con piacere. Le lancio addosso una densa nube di polvere. Ne è immune, essendo una fata, ma le oscura la visuale quel tanto che mi basta per afferrarle le gambe, trascinarla nella stanza da bagno che ho intravisto dietro al divano e infilarle la testa nel water. Che soddisfazione! Si dimena, ma è talmente minuta che tenerla ferma è un gioco da ragazzi, le sbatto contro la nuca la tavoletta del wc e perde conoscenza. Ah, se avessi il tempo di farle una foto! Ma non ne ho, torno in corridoio e vedo che Atum è ancora lì con Eloris e Lana. Quello stupido mi ha aspettata -Cosa fai ancora qui? Sbrigati! Portali al tunnell e poi fuori di qui!

Si sentono molti passi pesanti avvicinarsi, evidentemente quell’arpia di Gleva è riuscita a dare l’allarme comunque, prima che la togliessi di mezzo.

-Atum, presto, porta Lana e Eloris in salvo. Io terrò occupate le guardie che stanno arrivando.

-No, portali fuori tu, rimarrò io qui.

-Non potrei portare Lana sulle spalle e correre velocemente. Tu sei più forte e riuscirai ad andare e tornare in un baleno. Non intendo certo morire qui e sacrificarmi per te! Mi aspetto che torni a prendermi, una volta che li avrai messi in salvo, e che tu faccia pure in fretta. Capito?

Atum mi afferra con una mano per la maglietta, avvicinandomi a sè di scatto e posa la sua bocca sulla mia, prendendone completo possesso. Questo elfo ci sa decisamente fare, le mie gambe sono diventate molli come cera e quando si stacca da me, devo sforzarmi di non barcollare. Mi sfiora una guancia e mi perdo nel calore del suo sguardo -Non farti ferire. - mi raccomanda con veemenza -se occorre, scappa, nasconditi e aspettami.

Mi bacia di nuovo, finchè non mi apro a lui. Posso assaggiare la sua ansia e la sua paura. Nessuno che non fosse la mia famiglia si è mai preoccupato tanto per me e ricambio il suo bacio, toccata dai suoi sentimenti. E’ un momento di brillante e focosa connessione, ma dura troppo poco. Non abbiamo tempo. Lo spingo via. -Vai!- lo incito accorata e lui si allontana di corsa, con in braccio Lana, seguito da vicino da Eloris. Io invece mi appresto a combattere e a dare del filo da torcere a dei malavitosi. Mai un momento di respiro nella mia vita.

La mia migliore possibilità sta nel cogliere di sorpresa le guardie, perciò corro loro incontro invece di sfuggire. Per ora ce ne sono solo due in questo corridoio, ma altre stanno arrivando. Riesco a stenderle con un calcio volante, ma un mafioso, da terra, mi afferra il piede sinistro, cercando di farmi perdere l’equilibrio. Un calcio al volto col mio piede destro gli fa mollare le presa. Il suo compagno però mi arriva alle spalle e riesce a stringermi, bloccandomi le braccia contro i fianchi. Butto la testa all’indietro sbattendo con forza contro il suo mento e, non appena la sua stretta si rilassa, riesco a liberare un braccio e a colpirlo con il palmo della mano sul naso. Mi lascia andare con un’imprecazione, ma altri cinque uomini intanto sono arrivati a dargli manforte. Ho ancora abbastanza potere per liberare altra polvere, ma non basterebbe per tutti e non voglio esaurirmi del tutto. Mi circondano, ma la voce di Gleva li ferma. I capelli fradici le stanno incollati al capo come alghe morte e il trucco da prostituta che indossa sempre le cola lungo il viso in rivoli neri. Non è un bello spettacolo.

-Penserò io a lei.- dice ai suoi uomini. In mano ha una pistola.

Cerco di provocarla per prendere tempo.-Sei talmente codarda da dover usare un’arma umana per eliminarmi?

-Non sono schizzinosa quanto te, uso qualsiasi mezzo, purchè funzioni.

Sento un urlo dietro di me -Abbassati!

Mi butto a terra e uno sparo risuona nell’aria. Non è stata Gleva a sparare, ma Atum, dietro di me, che le ha centrato la fronte con una pallottola. Il corpo senza vita della fata cade a terra e l’osservo come intontita, mentre Atum mi afferrà per il braccio e mi costringe a cominciare a correre. Le guardie si lanciano al nostro inseguimento e iniziano a sparare. Girando l’angolo, riusciamo a schivare i colpi, poi Atum si sporge per rispondere al fuoco. Aspettiamo che le guardie cerchino riparo e riprendiamo a correre.

-Eloris e Lana?- gli chiedo col fiatone.

-Li ho condotti quasi fino all’uscita del tunnell, poi sono tornato indietro. Ci penseranno i miei compagni a caricarli sui drakis.

Un’esplosione all’esterno fa tremare le pareti.

-Cos’è sato?

-Il mio comandante sta usando l’atiglieria pesante per coprire la nostra fuga, distraendo le guardie su più fronti. Forza infilati lì dentro. - siamo arrivati al buco nel muro, mi ci infilo il più velocemente possibile, ma le guardie ci stanno alle costole. Atum mi spinge il fondoscheiena e poi prima di seguirmi, risponde al fuoco dei mafiosi.

Saliamo in fretta attraverso l’armatura di cemento per tornare in superficie nella cabina elettrica, ma possiamo sentire che gli uomini della mafia russa ci hanno inseguiti anche qui dentro e alcuni proiettili, anche se lo spazio è angusto, volano verso di noi. Lascio passare davanti Atum e poi rilascio dietro di noi della polvere di fata, per cercare di rallentare i nostri inseguitori. Ho esaurito le mie risorse, ma ormai ce l’abbiamo quasi fatta.

Raggiungiamo la cabina elettrica, ma fuori di lì possiamo sentire il finimondo. Proiettili volavo in ogni direzione.

-Dobbiamo uscire. Sei pronta?

Annuisco.

Atum mi afferra le spalle -Corri più veloce che puoi, verso nord, lontano dal casinò. Il drakis planerà vicino a noi, ma non atterrerà, dovremo saltare su di lui.

Mi sembra giusto, altrimenti sarebbe stato troppo semplice. Apro la porta e inizio a correre il più forte possibile e visto che non sono umana, significa molto forte. Atum è dietro di me. Non corro in linea retta, ma a zig zag, per evitare i proiettili che ci piovono adosso. Le guardie di Eloris rispondono ai colpi, riuscendo a coprire in parte la nostra fuga e noi continuiamo a correre. Vedo un drakis venirci incontro e sto per accellerare in modo da prepararmi per il salto, quando Atum urla -Giù!

Mi salta addosso, buttandomi a terra e coprendomi completamente con il suo corpo. Poco dopo sento un’esplosione. Io non vengo ferira, ma Atum si lascia sfuggire un ansito di dolore. Mi giro e vedo che ha incastonati nella schiena diversi chiodi. Ci hanno sparato addosso dei fottuti chiodi in ferro! Atum riesce ad alzarsi, lo aiuto e insieme corriamo e riusciamo a saltare sul drakis.

La guardia già a bordo ci aiuta a sistemarci in sella e poi guida la bestia in alta quota. Eloris e Lana sono su un altro drakis. L’operazione è stata un successo e ora possiamo tornare a Faerie di corsa.

Durante il volo sostengo Atum. Anche se non vuole darlo a vederlo, so che soffre. I faeries come noi possono maneggiare il ferro e stargli pure accanto, ma averlo conficcato nella carne può avvelenarci. Dobbiamo estrargli i chiodi il prima possibile. Per fortuna il viaggio, grazie ad un portale lì vicino, è piuttosto breve e arriviamo al palazzo di Eloris in pochi minuti. Il comandante della sua guardia mi si fa incontro non appena atterriamo.

-Atum è stato ferito, dobbiamo medicarlo.- lo esorto senza preamboli.

-Portiamolo in infermeria.- prende l’altro braccio di Atum, se lo mette sulle spalle, e insieme lo aiutiamo a camminare fino alla caserma della guardie. Una volta steso il ferito su un lettino, il comandante stesso inizia ad estrarre i chiodi con una pinza, mentre io medico ogni ferita con polvere di salice. Atum non si lamenta neppure una volta, ma qualche smorfia di dolore gli sfugge. Deve fare un male cane. Gli carezzo una spalla -Grazie per avermi protetto ed esserti preso i chiodi al mio posto.

Lui mi sorride -Di nulla. Anzi scusami tu per non avere fatto le introduzioni di rito. Questo è Lavin il mio comndante

-Ci conosciamo già Atum, credevo lo sapessi. Non gli hai detto chi ero, padre?

Lavin mi sorride -No, volevo fosse all’oscuro della nostra parentela, so quanto odi che mi immischi nella tua vita privata. Erano mesi che cercavo di presentarti Atum, perchè so che sareste perfetti assieme, ma tu mi eviti. Perciò quando ho dovuto scegliere chi mandare da te per questa missione, ho scelto lui per due motivi. Perchè vi sareste conosciuti finalmente e perchè lui è il mio uomo migliore e sapevo ti avrebbe protetto a costo della vita. Non mi sarei fidato di nessun altro. Credo che il minimo che potresti fare per ringraziarlo, sia portarlo fuori a cena, non pensi?

Mio padre dovrebbe aprire un’agenzia matrimoniale -Sei incorreggibile!

Atum ci guarda con occhi sgranati, non sapeva di aver baciato la figlia del suo comandante. Qell’espressione è adorabile su di lui. Gli sfioro le labbra in un breve bacio, giusto per il gusto di farlo. Lui arrossisce e guarda con una punta di timore mio padre.

Lui lo rassicura -Non preoccuparti, mia figlia è adulta e sono favorevole se pensi di corteggiarla. Le ci vuole un uomo che la tenga un poco in riga…

-Hei!- protesto.

-…E che la ami quanto merita.- Conclude mio padre sorridendomi. -Bene ho finito di estrarre tutti i chiodi. Ora vi lascio un poco soli.

-Bè, questa è stata una vera sorpresa.- commenta Atum.

-Cambia qualcosa per te, il fatto che io sia la figlia del tuo comandante?- confesso di temere la sua risposta.

-No. Ma ora mi spiego come mai tu sappia combattere così bene. Allora che ne dici? Vuoi?

-Voglio cosa?

-Uscire con me. Prometto che non ti coinvolgerò in altre missioni pericolose.

-Accetto, ma non posso prometterti altrettanto, la mia vita tende a essere un tantino movimentata.

Atum si alza da lettino, infila le mani nei miei cappelli corti per avvicinare il mio volto al suo e mi bacia. Versa se stesso dentro di me, riempendomi mentre la sua lingua duella con la mia ed entrambi veniamo sommersi dal desiderio. Tremo e lo bacio a mia volta, aggressivamente e completamente. Sento che lui mi sta scorrendo nelle vene come lava, e voglio a mia volta marchiarlo ed entrargli nel cuore e nelle ossa.

Quando ci stacchiamo per prendere fiato, Atum ha un mezzo sorriso sul volto. -I lothar adorano le donne pericolose.- sussurra.

Ok, è indubbiamente l’elfo che fa per me.


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