Lo sporco segreto degli uomini delle strutture armate (articolo della “Novaja gazeta”)
Natal'ja ŠKURËNOK, 28.06.2010 09:39
Per le persone scomparse la Russia risponde alla Corte Europea
La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) è intenzionata ad esaminare con priorità la denuncia dell'operato delle autorità russe nel caso della scomparsa a Pietroburgo dei familiari della vedova dell'attivista per i diritti umani Makšarip Aušev, ex proprietario del sito “Ingushetia.ru”, ucciso nell'autunno dello scorso anno. Di questo hanno riferito gli avvocati della famiglia. La “Novaja gazeta” ha già scritto più di una volta di come in strane circostanze a Pietroburgo negli ultimi giorni del dicembre 2009 sia scomparsa la macchina in cui viaggiavano quattro familiari di Aušev: il fratello di sua moglie Ali Džaniev, il cugino di lei Magomed Adžiev e gli zii Junus e Jusup Dobriev. A marzo di quest'anno si è saputo che i familiari degli scomparsi avevano condotto indagini per proprio conto sull'accaduto e avevano scoperto delle videoregistrazioni delle telecamere di sorveglianza esterna, che gli avevano permesso di mettersi sulle tracce degli scomparsi e di supporre che alla vicenda avessero preso parte agenti dello Stato. Purtroppo le istituzioni ufficiali – gli organi per la tutela dell'ordine, gli inquirenti, la procura, lo FSB [1] – continuano a cercare di convincere i familiari e i loro avvocati di non saper niente della scomparsa di queste persone, che non hanno visto nessuno e non hanno arrestato nessuno e l'indagine ufficiale finora non si è mossa da un punto morto.
Un sequestro ufficiale
Makšarip Aušev è morto per mano di ignoti che hanno sparato alla sua automobile il 25 ottobre 2009. Due mesi dopo sulla stessa strada presso Nal'čik [2] è stata fatta esplodere una Žiguli [3] in cui si trovavano la vedova incinta di Aušev Fatima, la madre e il fratello di lei. Fatima Auševa è sopravvissuta e i parenti l'hanno subito portata a Pietroburgo, dove a fine dicembre ha partorito un figlio. Dopo l'arrivo a Pietroburgo gli stessi familiari, nella notte tra il 26 e il 27 dicembre, sono scomparsi senza lasciare traccia e la macchina su cui viaggiavano per Pietroburgo – una VAZ-21099 [4] – è stata trovata in stato di abbandono un mese dopo alla periferia della città. Da allora da Ali Džaniev, Magomed Adžiev, Junus e Jusup Dobriev non è giunta alcuna notizia, il procedimento penale per la loro scomparsa è stato avviato solo un mese dopo.
L'indagine ufficiale girava in tondo [5] e allora gli stessi familiari e amici degli scomparsi hanno iniziato un'indagine: hanno richiesto le videoregistrazioni della sorveglianza esterna sul percorso del supposto pedinamento della macchina con i quattro passeggeri e ben presto hanno visto sia la stessa Žiguli e una jeep e due minibus che la seguivano senza perderla di vista. Per uno degli incroci questo corteo non è passato e in quel quartiere i familiari ben presto hanno trovato numerosi testimoni: gli abitanti delle case circostanti hanno raccontato di aver osservato un vero e proprio sequestro. Alcune persone in tuta mimetica nera, con armi in pugno e mascherati hanno fermato la Žiguli e ne hanno fatto sedere i passeggeri nei minibus, poi se ne sono andate tutte. Fra l'altro, secondo i testimoni, gli assalitori si comportavano come pubblici ufficiali e non come banditi – regolavano il traffico, riprendevano l'accaduto con una telecamera, agivano con tranquillità e convinzione.
Non è successo nulla, ma è un segreto
Tutti i nuovi materiali trovati sono stati trasmessi agli inquirenti di Pietroburgo, ma il caso comunque non si è mosso di un passo: la procura e gli inquirenti hanno continuato ad affermare che non sanno niente e che non hanno arrestato nessuno. Allora gli avvocati hanno inviato un'istanza alla Corte Europea con la richiesta di esaminare la loro denuncia più rapidamente possibile e la CEDU ha dato una risposta positiva letteralmente dopo qualche giorno. Ma gli organi dello FSB, a cui si sono rivolti gli avvocati delle vittime con la richiesta di dare delucidazioni sul sequestro di persone da parte di agenti dello Stato, si sono rifiutati di comunicare qualsiasi informazione.
In risposta all'istanza della CEDU all'indirizzo del governo russo con la richiesta di rispondere dettagliatamente e senza lungaggini alle domande: dove si trovano gli scomparsi? E se sono stati arrestati, perché non permettono agli avvocati di vederli? – il governo della Federazione Russa ha inviato una risposta di 600 pagine, in cui si continuava sullo stesso tema: non sappiamo niente, non abbiamo visto niente e se anche qualcosa c'è stato, è coperto dal segreto istruttorio.
– Riteniamo che il governo russo non abbia risposto in modo esauriente alla richiesta della Corte Europea se all'accaduto avessero preso parte agenti dello Stato, – dice uno degli avvocati delle vittime, Ol'ga Cejtlina. – Il governo non ha spiegato in modo comprensibile perché alcuni materiali e documenti restano segreti, anche se, secondo le regole della CEDU, questo dovrebbe preparare i documenti completi.
Questa posizione delle autorità ufficiali da agli avvocati il diritto di fare appello contro l'operato delle autorità – a giorni le carte preparate dagli avvocati delle vittime saranno inviati alla Corte Europea.
La delega dei sequestrati
Parallelamente continuano le udienze nei tribunali di Pietroburgo. Il fatto è che gli avvocati delle vittime hanno presentato una denuncia in tribunale contro l'operato dello FSB: in tutte le strutture ufficiali a cui gli avvocati hanno inviato richieste cercando di trovare le persone scomparse nel centro di Pietroburgo a praticamente tutte le istanze è stato risposto che non ne sanno semplicemente nulla. E solo dallo FSB è giunta risposta che non daranno informazioni. “Secondo l'articolo 6 della legge federale “Sul Servizio di Sicurezza Federale” [6], – ha scritto in risposta alla richiesta degli avvocati il vice capo dell'amministrazione dello FSB V.S. Šeleg, – hanno diritto di ricevere chiarimenti e informazioni dagli organi del Servizio di Sicurezza Federale organi di Stato, imprese, istituzioni e organizzazioni, indipendentemente dalle forme di proprietà e anche associazioni sociali e singoli cittadini in caso di limitazione dei loro diritti e delle loro libertà. Inoltre nella Vostra dichiarazione non si osserva che Voi secondo l'articolo 6 della legge federale “Sull'attività degli avvocati e l'avvocatura nella Federazione Russa” siate investiti dei poteri adeguati per poter ricevere le informazioni richieste riguardanti le dette persone”. Cioè di fatto lo FSB ha rifiutato agli avvocati ufficiali dei familiari delle persone sparite il diritto di ricevere da esso informazioni sulle persone scomparse.
– Abbiamo protestato in tribunale contro questa dichiarazione dello FSB, – racconta l'avvocato delle vittime Ivan Pavlov. – Ma il giudice del tribunale del quartiere Kujbyševskij [7] Tat'jana Kuzovkina ha sostenuto la loro posizione. Ci è stato letteralmente dichiarato – che gli scomparsi scrivano una delega in cui vi incaricano di cercarli, allora richiedete informazioni! Secondo me, tale posizione della corte è una totale assurdità.
Ora gli avvocati inviano una denuncia alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e mettono in discussione la decisione del tribunale del quartiere Kujbyševskij. La “Novaja gazeta” continua a seguire questo caso.
Ingushetia.Org, http://www.ingushetia.org/news/22278.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio di Sicurezza Federale), il principale servizio segreto russo.
[2] Capitale della repubblica autonoma di Kabardino-Balkaria.
[3] Modello della Lada che riprende la Fiat 124.
[4] Modello della Volžskij Avtomobil'nyj Zavod (Fabbrica di Automobili del Volga).
[5] Letteralmente “calpestava sul posto”.
[6] Le leggi russe sono indicate con il titolo.
[7] Quartiere della zona centrale di San Pietroburgo.