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ormai un corno

Creato il 14 agosto 2013 da Gaia
È stato commentato su questo blog ieri, e ci è stato detto da alcune delle persone che firmavano il nostro appello contro il parcheggio, che anche se avevamo ragione ormai era ‘troppo tardi’ per fare qualcosa.

La frase più frequente, per la precisione, è: “dovevate farlo prima”. A noi viene subito da rispondere: cos’è questo “dovevate”? Semmai, “dovevamo”. Siamo talmente abituati al meccanismo della delega che ci sentiamo in diritto di pensare che qualcun altro ‘dovrebbe’ agire al posto nostro, e magari nel nostro interesse, e che possiamo addirittura rimproverarlo se non lo fa. La mia idea invece è che siamo tutti responsabili e tutti tenuti a essere vigili.

Ad ogni modo, non è vero che non si è fatto niente prima di questo presidio. Alcune associazioni, come Italia Nostra e il WWF, nonché il comitato Mobicittà, hanno espresso la propria contrarietà al parcheggio: inascoltate. Italia Nostra ha anche fatto ricorsi con un certo successo, che forse hanno ritardato l’opera ma non l’hanno ancora impedita. Molti cittadini si sono lamentati direttamente con il sindaco, che però è andato avanti dritto per la sua strada. Anzi: il consiglio comunale della scorsa amministrazione ha votato tutto a favore, opposizione compresa, ad eccezione di Gianni Ortis e Aldo Rinaldi. Senza chiedere niente a nessuno, nonostante l’enorme costo e impatto del progetto.

Molti hanno anche detto: è colpa di Honsell e di chi l’ha votato. Sottinteso: vi sta bene e io ho la coscienza pulita. Questo secondo me è sbagliato per due motivi. Innanzitutto, uno vota in base a una serie di considerazioni che spesso spingono in direzioni diverse. Che fare quando un candidato ci è vicino sul tema del parcheggio, ma un altro sulla politica della spesa o sull’urbanistica? Io non sapevo davvero cosa fare, queste elezioni. Honsell è quello che è, si sarà capito che mi piace ben poco, ma Ioan voleva togliere le ciclabili, Carletto Rizzi si era lasciato sfuggire che sarebbe stato meglio ripristinare i parcheggi altrove (mi pare in piazza Duomo), e per quanto riguarda Perozzo, che mi sta simpatico e che è passato più volte al presidio, io non me la sentivo di votare 5 stelle e non ero del tutto convinta della sua determinazione a fermare il parcheggio anche in caso di penale. Inoltre Ioan era alleato con gente (il Pdl) che aveva votato entusiasticamente per il parcheggio in Piazza Primo Maggio, sollecitando addirittura a sbrigarsi a farlo, e lo stesso Ioan aveva detto in due interviste al Quotidiano che non sarebbe stato in grado, se eletto, di fermare i lavori.

Chi si poteva votare, dunque? La gente che pensa che Ioan ci avrebbe salvato è o ingenua o disinformata. Questo non toglie nulla all’opposizione sincera che lui continua a fare adesso al parcheggio: ma perché si trova, appunto, nella posizione di poterlo fare.

Il fatto è che c’è stata una connivenza totale di maggioranza e opposizione, scandalosa in alcuni casi per mancanza di trasparenza da parte di chi si proclama ambientalista eppure ha votato per il parcheggio invece di dare l’allarme e avvertire i cittadini.
I cittadini che volevano opporsi non avevano quasi né notizie utili né appigli istituzionali, faticavano a reperire informazioni perché gli uffici ritardavano il più possibile l’accesso agli atti, e non avevano bene idea di come esprimere il proprio malcontento. Io stessa, che non ho mai abbandonato la speranza di fermare il parcheggio, ho scritto su questo blog che non sapevo come farlo e che forse era davvero troppo tardi. È tutto calcolato: queste cose si fanno così, di nascosto, in fretta e senza trasparenza, per poi additare chi finalmente mette assieme i pezzi come uno sprovveduto che si sveglia troppo tardi e vuole ribaltare una decisione democratica.

Siamo stati, forse, inesperti. Vedendo la grande partecipazione popolare al presidio, ho finalmente capito che quella era la strada da percorrere: non comunicati sui giornali, non lamentele personali, ma un posto fisico, visibile e collettivo che invitasse alla partecipazione e incanalasse la protesta.

Ma come facevamo a sapere che era questo il modo giusto prima di tentarne altri? Chi ci rimprovera di ‘non averlo fatto prima’ forse ha una sfera magica che gli consente di sapere in anticipo cosa funzionerà e cosa no.

Inoltre adesso il presidio ha senso perché c’è un cantiere da presidiare e i commercianti si sentono danneggiati dalla recinzione. Se mettevamo prima un gazebo lì dov’è adesso, prima che arrivasse una ruspa o un pannello, prima che il Concordia si trovasse murato vivo lì sotto, si sarebbero fermate lo stesso tutte quelle persone?

Per quanto riguarda il discorso del ‘troppo tardi’, io sono dell’idea che non sia mai troppo tardi. Innanzitutto, fermarsi ora comporterebbe una spesa molto minore di quella necessaria per completare l’opera (gli undici milioni sono certamente destinati ad aumentare, e così anche i tempi di realizzazione), ed eviterebbe quasi tutti i danni fisici, urbanistici e ambientali. Quindi il rapporto costi benefici è sicuramente a favore della nostra richiesta.

Ma a parte questo, se una cosa è sbagliata è sbagliata e basta. Tutti possiamo sbagliare; tutti abbiamo il diritto di accorgercene e invertire la rotta. Non c’è nulla di male in ciò: è molto peggio continuare a difendere l’indifendibile e tirare dritto, facendo sempre peggio.

Il parcheggio è sbagliato. Lo sanno tutti e lo sanno da tempo. Non è ancora, tra l’altro, stato scavato il minimo buco. Ma anche se lo fosse stato, ci si può ancora fermare. E ci si potrà fermare anche nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Il fatto che ci sia chi è convinto che non si possa alterare un percorso palesemente sbagliato la dice lunga su quanto sia precipitata in basso la nostra capacità di democrazia, di pensiero critico e di libero arbitrio.


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