Oro debole, nulla di buono dalla riunione Fed

Da Mrinvest

Oro debole, nulla di buono dalla riunione Fed
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La crisi del mercato dell’oro registrata nella prima metà di settembre è stata discussa dalla Fed in una riunione, dalla quale non sono però scaturiti i risultati attesi.

Il punto principale del calo dell’oro sembrerebbe essere stato nella liquidazione del metallo da parte degli investitori cinesi, che in vista dell’Ipo di Alibaba Group (società di elettronica) hanno tolto dal mercato una grande quantità di denaro.

Nevine Pollini, analista di Union Bancaire Privée-UBP, non crede tuttavia a questa versione dei fatti. Come riporta Milano Finanza, Pollini avrebbe infatti affermato che la causa è “nei livelli toccati ultimamente dal dollaro, ai massimi rispetto agli ultimi quattro anni. Questo fattore, unito ai picchi elevati dei mercati azionari e alla discordanza tra BceFed nella politica monetaria da applicare, avrebbe così portato l’oro a raggiungere livelli incredibilmente bassi“.

Così la Fed, che a sfavore del mercato dell’oro prevede un rialzo dei tassi nel secondo trimestre 2015, ha discusso in una riunione sulle mosse da compiere nei confronti degli investimenti in oro. E il riscontro, considerando i vari punti, non è stato affatto positivo.

Dalla parte di un rialzo dell’oro ci sono le prospettive a ribasso del PIL USA 2015 e i tassi Fed invariati per favorire il mercato del lavoro, almeno per quanto riguarda i primi mesi del 2015. Come forza contraria, da considerare altamente secondo gli esperti, ci sarebbe però il livello minimo di inflazione, che contrasterebbe così gli investimenti in oro come riparo dai prezzi in rialzo.

Le previsioni sul mercato dell’oro

Assieme alla bassa inflazione, secondo la Fed a rendere l’oro debole sarebbero i dati non affatto confortanti sul mercato dell’oro fisico, a seguito del rapporto Interim Gold Report 2014 di GFMS. Per la domanda dell’oro fisico è previsto un calo pari al -15,9%, che porterebbero le cifre a toccare le 4.174 tonnellate nell’arco dei dodici mesi del 2014 dopo aver quasi infranto la soglia delle 5.000 nel 2013, quando a fine anno si raggiunsero le 4.957 tonnellate.

Sempre secondo Nevine Pollini, il mercato dell’oro potrebbe riprendere il suo cammino verso una ripresa rimanendo fino alla fine del 2014 ad una quota in dollari all’oncia pari a 1.200-1.220 (ad oggi il prezzo è di 1.218,45), ma Pollini tiene a ribadire che purtroppo “non si escludono ulteriori correzioni a ribasso, fino ai 1.180 dollari, ovvero i minimi del 2013“.

Spiragli per l’oro nella crisi geopolitica e azionaria

Ciò che potrebbe rivelarsi decisivo per la crescita del prezzo dell’oro sono fattori politici ed economici. Pollini, a questo proposito, afferma che “un peggioramento del periodo di crisi geopolitica globale o un brusco calo dei mercati azionari, porterebbe gli investitori a vendere assets rischiosi e spostarsi così sull’oro, sfruttandolo come bene rifugio“. Con queste parole, l’analista di Union Bancaire Privée-UBP lascia così qualche spiraglio al mercato dell’oro, per una ripresa che fatica ad arrivare.


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