La possibilità di trovare oro in superficie, anche in una regione italiana come la Sardegna, non è una ipotesi improbabile. Esistono infatti i depositi epitermali di oro, riconosciuti per la prima volta negli anni ’60 in Nevada, che consistono in disseminazioni microscopiche di oro, libero o incluso nei solfuri, che possono avere un tenore variabile dai 3 ai 20 grammi per tonnellata. Il loro sfruttamento può avvenire a cielo aperto e in tempi assai brevi.
I depositi epitermali, possono contenere concentrazioni anche di argento, rame, piombo e zinco. Ma il metallo principale di questi depositi rimane l’oro, qualche volta in lega con l’argento. Essi si trovano in prossimità della superficie e la mineralizzazione si verifica ad una profondità massima di 1 km, ma raramente arrivano a profondità superiori ai 600 metri. Si possono trovare anche in ambienti marini poco profondi o in prossimità di sorgenti di acqua calda. Per la loro natura sono più suscettibili di erosione e di conseguenza rappresentano una fonte facilmente estraibile di oro.
Alcuni geologi sostengono che il fluido idrotermale, che porta alla formazione dei depositi epitermali, sia stato creato dal magma, mentre altri geologi credono che i depositi epitermali si siano formati dalla circolazione dell’acqua sotto la crosta terrestre. Di fatto, il risultato di questi sistemi, porta alla formazione di minerale in vene. Ciò non esclude il deposito di oro in ambiente termale, dove i fluidi mineralizzanti raggiungono la superficie.