lunedì 30 gennaio 2012 di Noemi Venturella
Ci sono tante cose che mi mandano al manicomio (ancora solo metaforicamente) e che mi fanno dubitare che la specie umana sia ancora degna dell’etichetta “sapiens sapiens”.
Tra queste, oggi voglio parlare dell’idiozia di chi nel 2012 è ancora convinto che compilando 4 caselline in un giornale di Signorini saprà la verità su di sé e sul suo futuro. E che con 3 clic di mouse qualche mirabolante applicazione di fb gli dirà “chi sei”. E per di più, che l’oroscopo di Paolo Fox su rai uno la mattina presto gli rivelerà se oggi sarà stitico o no e se nel più bello di questa stitichezza incontrerà l’amore della sua vita, avrà 3-4 marmocchi e riceverà delusioni a lavoro. Senza contare chi ha ancora il coraggio (ma qui mi riservo a mia volta l’idiozia di sperare che siano davvero poche persone) di chiamare Madame Stella la notte per sapere se “lui tornerà da me”.Entrare nel mondo dei test farlocchi, delle verità scritte nelle stelle, del clic compulsivo su qualsiasi cosa che dia informazioni su noi stessi è un gioco al massacro che mostra tutta la fragilità dell’essere umano, la sua ingenuità, la sua speranza che qualcuno possa aiutalo nella conoscenza di sé. …’La conoscenza di sé’. “Me stesso”: chi era costui?… Chiuso in un identità liquida che attanaglia e su cui c’è sempre più bisogno di conferme, risposte, sostegni dall’esterno…
Di quest’ansia immane di conoscersi, capirsi, approfondirsi abbiamo notizia sin dal famoso“gnôthi sautón” e non c’è niente di più saggio che l’uomo possa fare, lo diceva pure il grande Socrate.
Eppure, al di là di ogni banale aspettativa di saggezza, l’idiozia umana si è posta al servizio prima e al massacro poi di una tecnologia da panen et circensem che oggi scavalca qualsiasi impeto conoscitivo per assecondare l’impeto sempliciotto di capire qualcosa di superficiale (ovvero del tutto inutile) di sé per mettere a tacere curiosità e scrupoli di coscienza altrettanto sempliciotti e superficiali.
Ebbene. L’ambito mediatico è perfettamente consapevole di ciò, così si è nel tempo adattato a fornirci gli strumenti per tenerci buoni soddisfacendo sic et simpliciter questo desiderio (nel concreto: invitando i vari Fox a rai uno, permettendo a GenteGioiaOggi di inventarsi un test di personalità ogni giorno diverso, dando il placet a internet di smerciare cosette deliziose del tipo “dimmi che colore ami e ti dirò chi sei”).
E noi ci siamo caduti come pere cotte.
Ora… Anch’io da piccina rubavo il giornaletto “Intimità” della mia prozia per andarmi a leggere l’oroscopo dei “gemelli” e per fare il test della coppia perfetta, dell’amante perfetto, della persona meravigliosa. Oggi ce ne sono anche di più sofisticati: test sulla capacità di risolvere i problemi, test sull’adattamento, test da ex-cioè sul “sono capace di essere una buona amica?”, test da focus del tipo “misura il tuo Q.I.”; e su facebook un bel giorno ho perfino beccato un test che si spacciava per sostituto del DSM: “Compilami! Ti dirò che personalità hai secondo il DSM-IV!”. Insomma, siamo alla frutta, alla strumentalizzazione della psicologia; ma siamo noi che lo permettiamo. Perché vale la stessa legge delle pellicce di pelle: se smetteste di comprarle, nessuno ucciderebbe fior fiore di piccole foche, cincillà e volpini per fabbricarle.
Il punto allora è: perché nel 2012 c’è chi ancora crede che fare questi test o ascoltare gli oroscopi serva davvero a qualcosa di diverso dal gettare il proprio tempo nello scarico del cesso e dal farsi prendere per stupidi da chi queste boiate circensi le crea per intontirci sempre di più (e magari si fotte pure piccioli per farlo)?
Non è bello.
E siccome non è bello, lo spirito di fratellanza umana mi spinge a darvi dei validi motivi per smettere di farlo.
Nel 1954 il percettologo Gaetano Kanizsa sottopose a 23 individui un test proiettivo, che presentò come un nuovo strumento in grado di fornire rapidamente un profilo di personalità completo e attendibile. Il giorno successivo, vennero forniti i risultati, consistenti in un profilo di personalità ricco e articolato, ma fasullo: Kanizsa non aveva interpretato i test, ma aveva dato a tutti il medesimo profilo; eppure… tutti i soggetti testati lo giudicarono aderente alla propria personalità! Kanizsa dimostrò così che se descriviamo una persona secondo caratteristiche sufficientemente ampie e generiche, abbiamo altissime probabilità che questa vi riconosca qualcosa di proprio, coerentemente col motto del celebre circo di Barnum: “Un circo deve avere una piccola cosa per ognuno” (motivo per cui questo fenomeno di pura e acritica creduloneria è stato definito «effetto Barnum»).
Perché ciò avviene? Perché la conoscenza che ogni individuo ha della propria personalità è piuttosto approssimativa. Pertanto, anche un criterio di giudizio assolutamente casuale può essere giudicato adeguato, serio e attendibile dai “sapiens sapiens”, similmente a quanto accade per discipline pseudoscientifiche o superstiziose.
Sull’oroscopo che dire: lo sanno tutti che le stelle si spostano e che quindi non si può interpretare la loro ipotetica influenza sull’umanità a partire da schemi vecchi secoli e secoli.
Sul valore dei test “giornalettistico-internettian-popolari”, se ancora non siete convinti della loro inutilità, aggiungo che:
- un qualsiasi test non è attendibile se non si basa su un campionamento che deve riflettere proporzionalmente le caratteristiche della popolazione cui si riferisce (ciò implica un lavoro lungo e capillare, dai costi spesso proibitivi);
- un test deve rispondere a precise caratteristiche di validità (dicontenuto, di costrutto, in rapporto a un criterio, di facciata, accuratezza, convergente, divergente);
- un test deve rispondere a precise caratteristiche di attendibilità: i punteggi ottenuti da un gruppo di soggetti sono coerenti, stabili nel tempo e costanti dopo molte somministrazioni;
- i test possono completare quanto emerso da un colloquio conoscitivo, ma non possono sostituirlo, giacché solo il colloquio è in grado di cogliere i diversi canali attraverso cui si manifestano le caratteristiche di un individuo (fisiologiche, cognitive, comportamentali, etc.), nonché la sua fondamentalissima comunicazione non verbale;
- …
Potrei continuare, ma per chi vuole intendere, dovrebbe essere sufficiente.
Perciò gente, se vi piace il rosso, non siete persone focose, non illudetevi: sono tutte cazzate. E se sapete fare 683 x 0,4 non avete un Q.I. da mostri sacri; inoltre, se vi vestite di nero non siete depresse e se siete gemelli nati sotto l’egida di Giove non sarete fortunati per l’eternità.
Nessun test o oroscopo farlocco vi dirà mai la verità. Se siete così curiosi e o volete davvero sapere chi siete, non perdete tempo prezioso, non cadete ingenuamente dentro il loop da divertissement stile “bambini che vanno al circo”, ma trovate strumenti più seri per scoprirlo, primo tra tutto il vostro stesso pensiero.
Per il resto, se ‘sto “sapiens sapiens” non è in grado di usare meglio il suo tempo e il suo sapiens-intelletto, non resta che arrendersi amaramente: illudetevi, assecondatevi, testatevi la depressione seduti in pigiama o il fascino con le labbra rosse vunce di botulino e la minigonna prima di un appuntamento galante; siete al circo! E che la collusione tra business mediatico e stupidità umana continui.