La cura di orti e giardini ha un riconosciuto effetto terapeutico e riabilitativo
Balconi, terrazzi, tetti e davanzali sono soglie, luoghi a metà strada tra l'interno e l'esterno della casa. Oserei dire che il balcone è una «atipicità» nella nostra abitazione, un «non luogo»: né dentro né fuori, né urbano né campestre. Allestirlo non è come arredare il soggiorno o la cucina, la cui destinazione d'uso è già decisa. Per il balcone abbiamo carta bianca! Possiamo scegliere di farne un'appendice dell'appartamento, per ricavare una sorta di ripostiglio, oppure possiamo darci a sperimentazioni più ardite, come realizzare un balcone verde!
L'artista-architetto ecologista Friedensreich Hundertwasser (1928-2000), precursore della bioarchitettura e inventore dei tetti verdi, nel suo manifesto Che tutto sia ricoperto di vegetazione (1980) elencava i vantaggi di ospitare la vegetazione su pareti esterne, finestre e balconi degli edifici abitativi. Tra questi indicava l'arricchimento di ossigeno nell'aria, la riduzione della polvere (che viene fissata dalle piante sulle foglie e poi lavata via dalla pioggia), la riduzione dell'inquinamento acustico (le piante attutiscono infatti suoni e rumori), il miglioramento climatico mediante la riduzione degli sbalzi di temperatura e il ripopolamento delle farfalle, la cui sopravvivenza in città è gravemente minacciata.
Eppure i vantaggi non finiscono qui: fare del nostro balcone un orto-giardino fiorito, profumato, «commestibile» ed esteticamente godibile è un'iniziativa che ha diversi risvolti e tanti piccoli effetti capaci di innescare circuiti virtuosi per noi, per chi ci sta vicino e per tutta la città. Vediamoli insieme!
Biodiversità e coltivazione sinergica in balcone
Il buon proposito di questo libricino, dichiarato sin dal titolo, è quello di realizzare un orto-giardino in balcone (e dunque sospeso) all'insegna della biodiversità.
Ma che cos'è la biodiversità e come può mai manifestarsi su una piccolissima superficie di un edificio in piena città? Nell'introduzione al libro Biodiversità e beni comuni, il presidente della Fondazione Diritti Genetici Mario Capanna scrive: «La biodiversità determina il destino dell'umanità e della Terra». E non è un'esagerazione: a voler semplificare, potremmo dire che la biodiversità è la strategia attraverso cui la natura, diversificandosi, tutela sé stessa e le sue creature. Se immaginiamo ad esempio una specie animale o vegetale del tutto omogenea dal punto di vista genetico, dove ogni esemplare è geneticamente del tutto identico agli altri, è facile intuire quanto sarebbe vulnerabile e come qualunque avversità (ad esempio una malattia) potrebbe determinarne la completa estinzione. Sono le infinite combinazioni di variabili e la straordinaria diversificazione della natura che garantiscono la prosecuzione della vita e delle specie.
L'agricoltura industriale odierna, figlia della «rivoluzione verde», ha rinunciato a replicare questa strategia naturale e le varietà coltivate a scopi alimentari sono state drasticamente ridimensionate e omologate. Le prime due conseguenze sono il diffondersi di avversità specifiche, che mettono a rischio la stabilità del nostro sistema alimentare e l'impoverimento del suolo generato dalle monoculture intensive. A questo si fa fronte con insalubri palliativi chimici, per fertilizzare il terreno che abbiamo sistematicamente ipersfruttato e per curare sintomi che noi stessi abbiamo generato.
Coltivando i nostri ortaggi in balcone avremo l'opportunità di dissentire da tutto questo allestendo una piccola oasi biodiversificata!
Una volta che avremo imparato a partire dai semi, infatti, prenderemo contatto con innumerevoli varietà di ortaggi in cui mai ci saremmo imbattuti nei reparti ortofrutticoli dei supermercati. Scoprire, ad esempio, che esistono decine di diverse varietà di melanzane (non solo la generica articolazione in tonda e lunga), ciascuna con proprio sapore, consistenza e profumo, sarà una piccola rivelazione per il nostro palato e non solo!
Inoltre, anche solo attraverso il nostro balcone, potremo partecipare al diffuso movimento dei seed savers, ovvero i custodi di varietà antiche che coltivano e riproducono i semi a rischio di estinzione. Potremo unirci a loro coltivando in vaso semi «preziosi» di varietà storiche e locali, che rigenereremo di anno in anno.
A ogni modo l'orto-giardino che progetteremo con l'aiuto di questo libro si presenterà fortemente biodiversificato e presupporrà la compresenza di numerose specie diverse le une accanto alle altre: ortaggi tradizionali si affiancheranno a piante aromatiche e officinali capaci di influenzarli positivamente; parteciperanno alla biodiversità anche fiori in grado di attirare insetti impollinatori e di allontanare quelli dannosi; infine la biodiversità coinvolgerà anche la microfauna, ospitata grazie a mangiatoie e rifugi per uccelli e pipistrelli e fiori capaci di dare ristoro alle farfalle in città.
Ci impegneremo affinché fra tutti si inneschi un rapporto di reciprocità e sinergia, come vuole ogni buona pratica di orto sinergico, per partecipare insieme alla realizzazione di un ecosistema equilibrato in miniatura proprio sul nostro balcone di casa!
Estetica commestibile e riappropriazione degli spazi urbani
Una delle principali buone ragioni per cui allestire un orto-giardino in balcone è banale quanto sacrosanta: godere di una piccola oasi di bellezza nella nostra casa!
Al di là di ogni risvolto sociale o personale, l'aspetto estetico di un «orto sospeso» non va assolutamente svilito.
Allestire sul balcone uno spazio di bellezza, profumi e colori è una piccola insurrezione al cemento e al frenetico modello di vita proposto in gran parte delle nostre città. Per questa ragione invito sempre, per quanto piccolo possa essere il balcone, a ricavare lo spazio necessario per poter sedere, rilassarsi e godere della propria oasi in miniatura. Se non c'è posto per una piccola panchina, basterà anche una vecchia sedia di legno (magari opportunamente ridipinta con colori pastello) o un cuscino su cui accoccolarsi nelle ore di sole. Ciò che conta è che in un modo o nell'altro il balcone sia progettato per accoglierci, riservando un angolino al nostro relax.
Siamo abituati a ritenere esteticamente gradevoli solo le piante prettamente ornamentali e probabilmente qualcuno resterà perplesso all'idea di realizzare in balcone un orto funzionale e allo stesso tempo un giardino di bell'aspetto. E invece l'obbiettivo di questo libricino è proprio quello di allestire un luogo di «bellezza commestibile», in cui nasturzi, calendule, pomodori in fiore e piante di zucchine arrampicate su reti e tralicci non ci faranno certo sentire la nostalgia di ciclamini, giacinti e piante grasse.
L'utile e il dilettevole non saranno mai stati tanto in armonia!
Decrescita e autoproduzione
Nella società in cui viviamo siamo tenuti a lavorare di più, guadagnare di più, consumare di più, perfino produrre più rifiuti, per buttare via quello che abbiamo comprato e re-innescare il ciclo economico. Siamo incastrati in una specie di vortice consumistico, costretti a rinunciare sempre più al nostro tempo e alle nostre piccole felicità, per condurre vite frenetiche che spesso non abbiamo scelto. Come se non bastasse siamo terrorizzati dall'idea che questo circolo si interrompa, perché se non lavoriamo, guadagniamo, compriamo e consumiamo... rischiamo il crack economico! O almeno così dicono. Dunque, non c'è via d'uscita?
Io credo ci sia e tutti possiamo fare la nostra parte per cambiare le cose: impegnandoci nella sfera sociale come in quella privata, possiamo mettere qualche sassolino nell'ingranaggio e provare, nel nostro quotidiano e con non poco sforzo, ad allentare i bulloni qua e là e a immaginare un modo diverso di stare insieme, di produrre, consumare. Uno di quei sassolini è proprio il nostro «orto sospeso»!
È infatti quello che si dice una «buona pratica», un gesto che ben si inserisce in un percorso di decrescita che ci consente di riconquistare un po' del nostro tempo, prenderci cura di noi stessi, riscoprire il piacere di un'attività «lenta» capace di rimetterci in contatto con i ritmi e le leggi della natura.
Inoltre, il nostro orto in balcone si inserisce tra quelle pratiche di autoproduzione fuori dalle logiche di mercato, che ne sfatano il mito secondo cui esso è la fonte a cui attingere la risposta a ogni bisogno. Fare in casa e far da sé, oltre che un piacevole hobby, è una libera espressione, una maniera alternativa di produrre, consumare, donare: il piacere di curare e veder maturare giorno per giorno gli ortaggi sul nostro davanzale, di trasformarli e soprattutto di condividere tutto questo dispensando assaggi ad amici e familiari è davvero una piccola rivoluzione casalinga! Per tutto questo, infatti, dobbiamo necessariamente uscire dal perimetro del mercato, e rientrare in quello della casa o, tuttalpiù, del balcone! Possiamo comprare ovunque dei pomodori, ma in nessun luogo la gratificazione di veder nascere la piantina dopo la semina, di custodirne un'antica varietà locale, di scambiare i semi e di gustarne i frutti appena raccolti, schiudendoci un mondo di sapori e profumi dimenticati.
Ortoterapia e orti didattici
È nota come Horticultural therapy ed è la ricerca del benessere fisico e psicologico attraverso un'attività, quella della cura dell'orto, capace di ristabilire il contatto con la natura e con sé stessi.
Più precisamente: «La terapia orticolturale viene definita come una disciplina medica che usa le piante, l'attività di giardinaggio e l'innata affinità che noi sentiamo verso la natura, come mezzo professionale in programmi di terapia e riabilitazione».
Se nei paesi anglosassoni è una pratica già consolidata, anche in Italia si diffondono sempre di più esperienze di orti terapeutici aperti a bambini e adulti con disagi emotivi di vario tipo – depressione, panico, difficoltà di relazione, scarsa autostima, stati ansiosi ecc. –, ma anche affetti da autismo, sindrome di Down o portatori di handicap motori.
La cura di orti e giardini ha infatti un riconosciuto effetto terapeutico e riabilitativo, insito in un'attività rilassante e riconciliante, ma anche nella responsabilizzazione veicolata dalla cura delle piante.
Questi due aspetti sono gli stessi che motivano la crescente diffusione degli orti didattici: l'effetto che «riconciliazione» e «responsabilizzazione» sortiscono sui bambini è sbalorditivo ed è sufficiente osservarli qualche ora alle prese con semi, terriccio e innaffiatoio per constatarlo. Per questo motivo, i programmi di educazione ambientale sempre più spesso coinvolgono i più piccoli in attività di orticoltura.
Un piccolo orto in balcone può rispondere pienamente anche a esigenze di questo tipo, proponendo un'attività di cura e intrattenimento: l'effetto distensivo e quello didattico non mancheranno di sortire i propri benefici su chiunque decida in famiglia di dedicarvisi, a prescindere dall'età e dal suo stato emotivo!
Leggi il libro "Orti sospesi. Come coltivare un orto-giardino sul balcone tutelando la biodiversità"