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Orvieto, città del vino

Da Traveltotaste

Orvieto, città del vino

Il progetto Umbria on the blog mi ha fatto tornare alla mente una vacanza di parecchi anni fa.

Un agosto in cui, girando per quelle zone, ho deciso di passare da Orvieto, città natale del mio amato nonno materno. Città non grande ma crogiolo di bellezza e cultura.

Nota per le sue origini etrusche e per il suo sfarzoso Duomo, non tutti forse conoscono il suo lato più nascosto.

Arroccata su ripide pendici cela segreti e curiosità che meritano forse più della sua architettura.

Sotto la collina su cui è adagiata la cittadina si nascondono una grande quantità di cavità artificiali che creano un labirinto di gallerie, pozzi, cisterne e cantine.

Il ventre di Orvieto custodisce le memorie degli abitanti che nei secoli l’hanno abitata.

Come era comune a molte altre civiltà, nei sotterranei si cercava rifugio e si custodivano acqua ed alimenti.

Il microclima che si trova nelle cavità ha permesso di conservare viveri e liquidi, tra cui il più importante è stato certamente il vino.

Anticamente, infatti, Orvieto era conosciuta come Oinarea, ‘dove scorre il vino’ ed ancora oggi è una delle poche città al mondo il cui nome coincide con quello del vino prodotto sul territorio.

I poggi da cui è circondata la città e sui cui nascono le rigogliose viti, sono di origine vulcanica la cui terra, asciutta e cretosa, sembra stata creata apposta per dar vigore ai vitigni che producono quel nettare dal colore dell’oro.

In grandi botti viene fatto maturare al riparo delle grotte sotterranee scavate nel tufo e lasciato fermentare lentamente. A febbraio, quando il mosto si è trasformato in vino, viene travasato in vasi lasciati ancora nei sotterranei a proseguire il processo di maturazione, che lo rende unico nel suo genere, per poi venir definitivamente passato dai vasi al fiasco, caratterizzandolo nella forma.

L’Orvieto classico piaceva al Pinturicchio, maestro della scuola umbra, tanto da fargli pretendere una fornitura privata senza limitazione nel contratto che aveva stipulato per realizzare i dipinti nel Duomo della città.

L’Orvieto classico è da servire fresco per accompagnare gustosi antipasti.



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