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Inizia nel bianco e nero di fotografie, oggetti e vestiti di un'intera esistenza, prosegue con una velocità di racconto folgorante, per poi prendere colore e portarci all'interno del cuore del film. Cinema lontanissimo e seducente, che apre il suo sfondo a fondali dipinti. Pare quasi di trovarsi all'interno di un mondo bidimensionale, di un enorme teatro gestito da un magico alchimista del racconto, da un regista stregone che può distorcere le inquadrature come fossimo nel peggior incubo faustiano-sokuroviano. Per tutta la sua durata il film è dominato da una pulsione di morte, attratto dall'oscurità che, da sola, può mettere fine al tempo della narrazione. La morte è infatti annunciata da un lampo di luce, segno premonitore che cristallizza tutta l'azione nell'attimo - bellissimo e irripetibile - in cui la vita si stacca dal corpo di chi la possiede.
Il film di Botelho è il miracoloso apologo di un cinema che resiste a ogni velocità percettiva, a favore di un ritmo concentrico, abissale e distruttivo, che finisce per disintegrarsi all'interno dell'inquadratura stessa. Ogni immagine è la sua medesima dissoluzione, quella carica elettrica che è cosciente di doversi spegnere. Così i personaggi, i loro affetti, le loro disavventure, le loro affezioni: tutto affonda nel baratro inarrestabile che li conduce verso il gorgo del nulla. Tutto continua, nella maledizione di un tempo crudele che ha rinunciato da sempre a fermarsi.
Mentre si osserva il film, con gli occhi incollati allo schermo, si ha quasi l'impressione di "vedere" uno di quei grandi romanzi ottocenteschi bagnati di luce e movimento. Come se fossimo in un film di De Oliveira, con lo stesso rigore formale e la stessa idea di un cinema rigorosissimo: quasi nessun movimento di macchina, ma inquadrature fisse, piani a due, qualche campo e controcampo. In questa semplicità, propria solo dei più grandi, Botelho ritrova tutto il segreto del cinema più elevato. Banale dire che è uno dei film-oltre di un festival mediocre, necessario dire che si tratta di una delle visioni più abissali di questo 2014.
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