La quarta mattinata del Salone del Libro si apre con un incontro tra il patron di Eataly (e in corsa per le prossime elezioni regionali) Farinetti e il professor Montanari (storico dell’alimentazione e medievista) intervistati dalla giornalista di Repubblica Alice Granello. Argomento principale, il cibo come cultura.
Secondo Montanari “Il cibo è cultura”, e non una parte di essa. “Dovremmo evitare di pensare che cibo e cultura si possano mettere insieme. Il cibo è di per sé un’espressione culturale” Dentro ogni cibo si nasconde un’idea dettata dalla necessità tutta umana di trasformare un prodotto in qualcos altro (basti pensare al vino, dove l’idea di fondo è fare dell’uva una bevanda-. In questo senso dunque il cibo., tutto il cibo è idea, pensiero, cultura.
Farinetti ricorda che è compito degli imprenditori avvicinare il cibo in quanto cultura alla gente comune e non solo ai “fighetti” del cibo (nel cui novero lo stesso Farinetti si include): questo compito è stato assolto da Eataly, la sua creatura esempio di buona impresa. I due principali “orgasmi” della vita sono rappresentati dal sesso e dal cibo; il terzo orgasmo, “che io definisco orgasmo C” è la cultura. Unire cibo e cultura è quindi un grande sforzo intellettuale, un gesto di nobiltà. Presente anche il sindaco Fassino, visibilmente divertito dalle schermaglie tra i relatori, che battibeccano sul tema della gestione d’impresa, sul futuro e sul cibo. Dall’incontro emergono chiaramente le necessità di un ritorno al cibo e alla tradizione, al legame con il territorio e, più che mai ad un cibo vissuto anziché subito.
Il discorso vira spesso su temi economici e politici, sempre legati all’alimentazione e alla valorizzazione di una seria politica agroalimentare (cui il Governo non ha fatto cenno, nota Farinetti con rammarico). È statisticamente provato che oggi gli italiani spendono molto meno in cibo, con un conseguente aggravarsi della situazione del già depresso settore agricolo. Un problema analogo per quanto riguarda il turismo. Farinetti si infervora, ricordando che all’estero vengono richiesti soprattutto cibo italiano e possibilità di visitare i nostri luoghi turistici. Se ci impegnassimo in questi ambiti entrò dieci anni saremmo il Paese più ricco d’Europa. D’accordo con lui Montanari, “fiducioso e rallegrato da queste affermazioni”. È vero, la gente vuole il cibo italiano, forse per la gran varietà della nostra cucina, che non si è mai andata appiattendo, che ha avuto uno sviluppo libero, “anarchico”.
Abbiamo una gran biodiversità, grande cucina, molto giovane, e abbiamo la natura dalla nostra. Valorizzando questi aspetti, raccontando le varietà enogastronomiche italiane, possiamo portare al mondo un esempio da seguire, è l’entusiastico auspicio di Farinetti portato in conclusione dell’incontro, terminato con un abbraccio tra l’imprenditore lanciato in politica e il sindaco.
Articolo di Jacopo Calzi.
Riprese e montaggio video di Olga Anna Furchì.