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Oscar Wilde – L’anima dell’Uomo sotto il Socialismo V

Creato il 11 luglio 2014 da Marvigar4

L'Anima dell'Uomo sotto il socialismo

OSCAR WILDE

L’ANIMA DELL’UOMO SOTTO IL SOCIALISMO

Titolo originale: The Soul of Man under Socialism

Traduzione dall’originale in inglese di Marco Vignolo Gargini

Va notato che Gesù non dice mai che i meno abbienti siano necessariamente buoni o che i più abbienti siano necessariamente cattivi. Non sarebbe stato vero. I ricchi sono, come classe, migliori di chi è caduto in povertà, sono più morali, più intellettuali, più beneducati. C’è una sola classe nella comunità che pensa al denaro più dei ricchi, ed è quella dei poveri. I poveri non sanno pensare ad altro. Ecco la miseria dell’essere poveri. Quel che Gesù dice davvero è che l’uomo raggiunge la sua perfezione non attraverso ciò che ha, nemmeno tramite ciò che fa, ma interamente attraverso ciò che è. E così il giovane ricco che va da Gesù è rappresentato del tutto come un ottimo cittadino, che non ha infranto né le leggi del suo Stato né i comandamenti della sua religione. È piuttosto rispettabile, nel senso ordinario che si attribuisce a questa parola straordinaria. Gesù gli dice: «Dovresti rinunziare alla proprietà privata. La proprietà provata ti impedisce di raggiungere la perfezione. È un ostacolo, un peso. La tua personalità non ne ha bisogno. È dentro di te e non fuori di te che troverai ciò che sei davvero e ciò che vuoi davvero». Egli dice la medesima cosa ai suoi stessi amici. Dice loro di essere se stessi e di non stare sempre a preoccuparsi per le altre cose. Che cosa importano le altre cose? L’uomo è completo di per sé. Quando andranno nel mondo, il mondo li contrasterà. È inevitabile. Il mondo odia l’individualismo. Ma questo non deve preoccuparli. Debbono essere calmi ed egocentrici. Se qualcuno toglie loro il mantello, che gli diano anche la veste, proprio per dimostrare che le cose materiali non hanno alcuna importanza. Se la gente li insulta, loro non devono rispondere. Che significa? Le cose che la gente dice di un uomo non lo alterano. Egli è ciò che è. L’opinione pubblica non ha il benché minimo valore. Persino se la gente usa loro violenza non dovranno essere a loro volta violenti: significherebbe scendere allo stesso basso livello. Dopo tutto un uomo può essere libero anche in prigione. La sua anima può essere libera. La sua personalità può essere imperturbabile. Egli può essere in pace. E, soprattutto, essi non dovranno interferire con gli altri o giudicarli in alcun modo. La personalità è una cosa molto misteriosa. Non sempre un uomo può essere giudicato per ciò che fa. Egli può rispettare la legge eppure non valere niente. Egli può infrangere la legge eppure essere buono. Può essere cattivo senza mai fare niente di cattivo. Può commettere un peccato contro la società eppure realizzare, con quel peccato, la sua vera perfezione.

Ci fu una donna colta in flagrante adulterio. Non ci riferiscono la storia del suo amore, ma quell’amore doveva essere grandissimo: Gesù disse infatti che i suoi peccati le erano perdonati non perché si era pentita, ma perché il suo amore era così intenso e meraviglioso. In seguito, poco tempo prima della sua morte, mentre Gesù si trovava a un banchetto, quella donna gli si avvicinò per versargli sui capelli profumi costosi. Gli amici di Gesù cercarono di interferire, di dire che si trattava di un atto stravagante e che il costo di quel profumo avrebbe potuto essere speso per soccorrere gente in difficoltà, o qualcosa del genere. Gesù non accettò questo punto di vista. Egli sottolineò che i bisogni materiali dell’uomo sono molto grandi e permanenti, ma che i bisogni spirituali dell’uomo sono ancora più grandi e che in un solo momento divino, scegliendo il proprio modo di esprimersi, una personalità può diventare perfetta. Ancora oggi il mondo adora quella donna come santa.

Sì, nell’individualismo ci sono elementi suggestivi. Il socialismo, per esempio, annienta la vita della famiglia. Con l’abolizione della proprietà privata il matrimonio nella sua forma presente dovrà scomparire. Questo è parte del programma. L’individualismo l’accetta e lo rende più raffinato: converte l’abolizione del vincolo legale in una forma di libertà che aiuterà il pieno sviluppo della personalità e renderà l’amore tra uomo e donna più meraviglioso, più bello e più nobilitante. Gesù lo sapeva. Egli respingeva le rivendicazioni della vita familiare, che pure ai suoi giorni e nella sua comunità esistevano in forma molto marcata. «Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli?», disse quando fu informato che essi desideravano parlargli. Quando uno dei suoi discepoli gli chiese di potersi allontanare per andare a seppellire suo padre la sua terribile risposta fu: «Lasciate che i morti seppelliscano i morti». Non avrebbe permesso che fosse mai imposta alcuna rivendicazione alla personalità.

E così sarebbe simile a Cristo colui che è perfettamente e assolutamente se stesso. Può trattarsi di un grande poeta o di un grande uomo di scienza; di un giovane studente universitario o di uno che sorveglia le pecore sulle rive di uno stagno; di uno che scrive drammi, come Shakespeare, o di uno che riflette su Dio, come Spinoza; di un bambino che gioca in un giardino o di un pescatore che getta la sua rete nel mare. Non importa ciò che è, purché realizzi la perfezione dell’anima che è dentro di lui. Ogni imitazione, nella vita e nella morale, è sbagliata. Per le strade di Gerusalemme, oggigiorno, si aggira un matto che porta sulle spalle una croce di legno. È un simbolo delle vite che sono guastate dall’imitazione. Padre Damiano fu simile a Cristo quando andò a vivere con i lebbrosi, perché in tale servizio egli realizzò appieno quanto c’era di meglio in lui. Ma non fu più simile a Cristo di Wagner che realizzava la sua anima nella musica, o di Shelley, quando realizzava la sua anima nella poesia. Non c’è un tipo unico per l’uomo. Ci sono tante perfezioni quanto sono imperfetti gli uomini. E mentre alle esigenze della carità si può cedere eppure rimanere liberi, nessun uomo può cedere alle esigenze del conformismo e rimanere libero.

L’individualismo, quindi, è ciò che cerchiamo di realizzare attraverso il socialismo. Come effetto naturale lo Stato deve rinunziare all’idea di governare. Deve rinunziarvi perché, come disse un uomo saggio molti secoli prima di Cristo, si dà il caso di lasciare l’umanità da sola, ma non lo si dà di governarla. Tutte le forme di governo sono dei fallimenti. Il dispotismo è ingiusto per tutti, incluso il despota, che probabilmente fu creato per fini migliori. Le oligarchie sono ingiuste per i più, e le oclocrazie sono ingiuste per i pochi. Un tempo le grandi speranze erano state nutrite dalla democrazia; ma la democrazia significa soltanto il randello del popolo su mandato del popolo per il popolo. Lo si è scoperto. Debbo dire che era anche l’ora, poiché l’autorità è sempre piuttosto degradante. Degrada coloro che la esercitano e degrada coloro sui quali è esercitata. Quando è usata in modo violento, rozzo e crudele, produce effetti positivi, creando o comunque provocando lo spirito di rivolta e l’individualismo che è destinato a ucciderla. Quando è usata con una certa gentilezza, e accompagnata da premi e riconoscimenti, è terribilmente demoralizzante. La gente, in tal caso, è meno cosciente dell’orrenda pressione cui è sottoposta, e vive la propria vita in una specie di comodità grossolana, come animali coccolati, senza mai accorgersi che probabilmente pensano i pensieri degli altri, vivono secondo gli standard altrui e vestono quelli che si potrebbero chiamare abiti di seconda mano, senza mai essere se stessi, neppure per un istante. «Chi vuole essere libero», sostiene un raffinato pensatore, «non si deve conformare». E l’autorità, corrompendo la gente al conformismo, produce tra di noi una gran quantità di barbarie ipernutrita.



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