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Oscar Wilde – L’anima dell’Uomo sotto il Socialismo XV

Creato il 22 agosto 2014 da Marvigar4

L'Anima dell'Uomo sotto il socialismo

L’individualismo sarà anche non egoista e non affettato. È stato messo in evidenza che uno dei risultati della straordinaria tirannia dell’autorità sta nel fatto che le parole sono assolutamente distorte dal loro significato proprio e semplice e sono usate per esprimere il contrario del loro vero significato. Quel che è vero per l’arte è vero per la vita. Un uomo viene detto affettato, al giorno d’oggi, se si veste come gli piace. Ma facendo così egli si comporta in modo perfettamente naturale. L’affettazione, in questo campo, consiste nel vestirsi secondo le concezioni del proprio vicino, le quali, essendo le concezioni della maggioranza, saranno probabilmente molto stupide. Oppure un uomo viene detto egoista se vive nel modo che gli sembra più adatto alla piena realizzazione della propria personalità; se cioè lo scopo primario della sua vita è l’autosviluppo. Ma questo è il modo in cui tutti dovrebbero vivere. Egoismo non è vivere come si vorrebbe, ma chiedere agli altri di vivere come noi vorremmo vivere. E il non egoismo è lasciare che gli altri vivano come vogliono, senza interferire con loro. L’egoismo mira sempre a creare intorno a sé un’assoluta uniformità di tipi. Il non egoismo considera una delizia l’infinita varietà dei tipi, l’accetta, vi si sottomette, se la gode. Non è egoista pensare a se stessi. Un uomo che non pensa a se stesso non pensa affatto. È volgarmente egoista pretendere che il proprio vicino la pensi come noi e nutra le stesse opinioni. Perché dovrebbe? Se sa pensare, con ogni probabilità la penserà diversamente. Se non sa pensare, è mostruoso pretendere da lui un pensiero di qualunque genere. Una rosa rossa non è egoista perché vuole essere una rosa rossa. Sarebbe orribilmente egoista se volesse che tutti gli altri fiori del giardino fossero sia rossi che rose. Con l’individualismo le persone saranno molto naturali e assolutamente non egoiste, conosceranno il significato delle parole e lo realizzeranno nelle loro vite libere e belle. Né saranno egotisti come lo sono adesso. Perché egotista è chi accampa diritti sugli altri, e l’individualista non lo desidererà mai. Non gli procurerà piacere. Realizzando l’individualismo, l’uomo avrà realizzato anche la simpatia e la eserciterà liberamente e spontaneamente. Finora l’uomo ha difficilmente coltivato del tutto la simpatia. Egli ha solo simpatia per il dolore, e la simpatia per il dolore non è la più alta forma di simpatia. Ogni simpatia è bella, ma quella per la sofferenza è la meno bella. È maculata di egotismo. È pronta a divenire morbosa. V’è in essa un certo elemento di terrore per la nostra propria salvezza. Temiamo di poter essere noi stessi come il lebbroso o il cieco, e che nessuno avrebbe cura di noi. Essa è anche curiosamente limitante. Si dovrebbe simpatizzare con la totalità della vita, non soltanto per le amarezze e le malattie della vita, ma per la gioia, la bellezza, l’energia, la salute e la libertà della vita. La simpatia più grande è naturalmente la più difficile. Essa richiede più altruismo. Ognuno può simpatizzare con le sofferenze di un amico, ma ci vuole una natura molto nobile – infatti ci vuole quella natura di un vero Individualista – per simpatizzare con il successo di un amico. Nella tensione moderna della competizione e nella lotta per il piazzamento, tale simpatia è naturalmente rara, ed è anche soffocata moltissimo dall’idea immorale dell’uniformità del tipo e dalla conformità alla regola che è così prevalente dappertutto, ed è forse molto sgradevole in Inghilterra.



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