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Oscar Wilde – La Ballata del Carcere di Reading I

Creato il 06 maggio 2015 da Marvigar4

Wilde Ballata del Carcere di Reading

Oscar Wilde

La ballata del carcere di Reading

Traduzione in italiano

Dall’originale in inglese

The Ballad of Reading Gaol

Di Marco Vignolo Gargini


I

Non indossava la sua giacca scarlatta,

Perché rossi sono il vino e il sangue,

E sangue e vino erano nelle sue mani

Quando lo trovarono con la morta,

La povera donna morta che aveva amato

E assassinato nel suo letto.

 

Camminava fra gli uomini sotto processo

Con un abito grigio malandato;

Un berretto da cricket in testa,

E il suo passo pareva lieve e allegro;

Ma mai io vidi un uomo guardare

Così malinconicamente il giorno.

 

Non vidi mai un uomo guardare

Con un occhio così malinconico

Quella piccola tenda di azzurro

Che i carcerati chiamano il cielo,

E ogni nuvola alla deriva che passava

Con vele d’argento accanto.

 

Camminavo, con altre anime in pena,

All’interno di un altro cerchio,

E mi chiesi se l’uomo avesse compiuto

Un grande o un piccolo reato,

Quando una voce alle mie spalle sussurrò:

«Quello lì sta per essere impiccato».

 

Cristo santo! Le stesse mura del carcere

Improvvisamente parvero mulinare,

E il cielo sul mio capo diventò

Come un casco di acciaio rovente;

E per quanto fossi un’anima in pena

La mia pena non riuscii a sentirla.

 

Seppi soltanto quale esausto pensiero

Affrettasse il suo passo, e perché

contemplasse il giorno sgargiante

Con occhio così malinconico;

Quell’uomo aveva ucciso la cosa che amava,

E dunque doveva morire.

 

* * *

 

Eppure ogni uomo uccide la cosa che ama,

Che questo venga udito da tutti:

C’è chi lo fa con uno sguardo amaro,

Chi con parole d’adulazione,

Il codardo lo fa con un bacio,

L’uomo valoroso con la spada!

 

C’è chi uccide il suo amore da giovane,

c’è chi lo uccide da vecchio;

Chi lo strozza con le mani della Libidine,

Chi con le mani dell’Oro:

I più gentili usano un coltello, perché

I morti si freddano così presto.

 

Alcuni amano pochissimo, altri troppo a lungo,

C’è chi vende e c’è chi compra;

Chi compie l’atto con molte lacrime,

E chi senza un sospiro:

Perché ogni uomo uccide la cosa che ama,

Anche se non tutti muoiono.

 

* * *

 

Non muore una morte vergognosa

In un giorno di cupo disonore,

Né ha un cappio intorno al collo

Né un cencio sopra la faccia,

Né casca in avanti nella botola

In uno spazio vuoto.

 

Non siede fra uomini muti

Che lo osservano notte e giorno;

Che lo guardano quando cerca di piangere,

E quando cerca di pregare;

Che lo sorvegliano, per evitare che rapini

La prigione della sua preda.

 

Non si desta all’alba per vedere

Tremende figure affollargli la stanza,

Il tremante cappellano di bianco vestito,

Lo sceriffo severo con sguardo triste,

E il direttore tutto nero lustro,

Col giallo volto della sventura.

 

Non si alza in pietosa fretta

Per indossare divise da galeotto

Mentre un dottore dal ghigno volgare gongola e annota

Ogni nuova posa e contrazione dei nervi,

Maneggiando un cronometro i cui tictac

Risuonano come orrendi colpi di martello.

 

Non conosce quella sete morbosa

Che ti insabbia la gola, prima

Che il boia con i suoi guanti da giardiniere

Sgattaioli dalla porta imbottita

E ti leghi con tre corregge di cuoio,

Che la gola non provi sete mai più.

 

Non piega il suo capo per udire

La lettura dell’ufficio dei morti,

Né mentre il terrore dell’anima

Gli dice che non è ancora morto,

Attraversa la sua bara, mentre si muove

Verso l’orribile baracca.

 

Non fissa l’aria lassù

Da un piccolo tetto di vetro:

Non prega con labbra di argilla

Perché passi la sua agonia;

Né sente sulla guancia fremente

Il bacio di Caifa.


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