Va bene. Sto esagerando. Sì, perché poi non è che il vecchio sito non fosse carino e con una struttura che mi permettesse di aggiungere le mie cose. Ma quando hai una esigenza maggiore di interagire con coloro che sono implicati in questo viaggio nella letteratura, ti viene da pensare: «Stai a vedere che adesso mi creo un nuovo sito, ma stavolta tutto mio. Con il quale possa parlare direttamente, senza retorica, senza gusto barocco, con le persone».
Il perché abbia sentito questa necessità, non so per voi, ma per me resta un mistero. Poi, quando inizi a lavorare su un progetto ci sono tantissime cose da sistemare. Troppe, aggiungerei. E quindi con la speranza che il sito abbia raggiunto la sua forma ottimale, cerco di capirci qualcosa con tutto ciò che mette a disposizione internet. Articoli che parlano di come indicizzare il proprio sito, di come aggiungere twitter e pagine al sito, e così via dicendo. Ma nella mia ricerca qualcosa mi ha stravolto. Oserei dire che sono rimasto perplesso. Mentre cerco il mio nome su Google, per constatare che tutto ciò che ho fatto sia giusto per essere trovato nella rete, ecco che mi appare un mio omonimo. Vincenzo D’Urso, però iscritto al movimento 5 Stelle. Mi dico: «Dio! Mica sarò io? Mica mi sono iscritto al partito, mentre ero sotto qualche droga? Deve essere il polpettone di mia madre che mi fa fare cose di cui poi mi pento».
Quindi, mentre cerco di digerire una roccia al gusto di carne bovina, tento di capire chi sia questa persona. Niente, a parte qualche commento che ha scritto sul sito di Beppe Grillo, mica c’è qualcos’altro? No, niente. Due domande fatte al movimento, e nulla più. Poi di passare per un adepto di Grillo, proprio non mi va. Perdonatemi, io sono apolitico. Sono un letterato che crede sia meglio ritornare al vecchio sistema democratico di Rosseau, o comunque in parole povere, di innestare (sì, proprio innestare!) all’interno del nostro governo delle figure intellettuali che provengono dal mondo della letteratura, che sappiano cosa abbia scritto Machiavelli, Beccaria, e via discorrendo. No, niente. Io poi mica ho creato il nuovo sito per parlare di politica? Assolutamente no. Certo, mi piacerebbe fondare un movimento letterario capace di svegliarsi da questo torpore. Che poi non sarebbe male.
Ecco perché dico sempre che mi trovo in un ospedale letterario, con tanti malati. Sì, perché chi crede di fare cultura oggigiorno, non ha la minima idea di cosa sia. Pensiamo all’unità d’Italia. Ma secondo voi è stato il popolo a muoversi per l’unificazione del Regno? Macché. Il popolo italiano è peggio di un gregge di pecore. Sì, un gregge! Come lo definiva Foscolo o Leopardi! Be’, notizia sconvolgente: sono state le figure intellettuali a muoversi per tentare di scacciare il dominio straniero. Certo! Il dominio straniero! Be’, pensiamo un po’ alla situazione di oggi. Non è mica che siamo governati da stranieri? Io penso di sì. Ma, ahimè, mettiamoci l’anima in pace. Chi andrà al prossimo governo suggerisce solo il perpetuare dell’amor proprio.
Certo! L’amor proprio! Ma voi pensate che chi ha il potere possa mai aiutare l’oppresso? Cioè noi? Andrebbe in rovina ogni rapporto del dominio! Non siamo ridicoli! Sì, mi aggiungo anche io nonostante le mie tendenze libertine.
Ecco, scordatevi tutto ciò che ho detto. Ripristiniamo le sale operatorie. Io personalmente più che essere un malato in questo paese, preferisco essere un medico. Ragionare nelle profondità dell’abisso che ci inghiotte sempre di più ogni giorno. Molti hanno paura dell’oblio. Non temetelo! Suvvia! Ci sono io, e così come ci sono io, anche tanti altri medici bisogna cercare! Dappertutto, sparpagliati, ma cerchiamo di riunirli sotto un’unica bandiera! Almeno a chi chiederà il nostro aiuto, magari, potremo portarlo a ragionare con la propria testa. A non ricadere in questo nuovo Medioevo. Nelle sue tenaglie che ci tengono strette. Ma io in questa morsa cerco di dissimulare il tutto. Parlare di favole pastorali, di allegorie potenti quanto un bisturi che incide sulla pelle! Non è meraviglioso? Forse sì, lo è. Basta crederci e l’onestà tornerà a non essere più estetica!
Be’, che dire ho fatto l’introduzione! La premessa! Sì, avete visto che l’ho fatta? Ci sono riuscito! Non è stato mica un gioco da ragazzi? O forse sì? Poi non ci lamentiamo se i poeti, narratori, e pittori si tengono la propria ideologia per sé. Io cerco di mostrarla. Mica di pavoneggiarmi? No. Vi prego, non cadete nel trucco di pensarmi egocentrico. Sono l’altruista. Sono il generoso che dà manforte con la sua scrittura. La mia scrittura è un bisturi che deve essere assecondato.
Che dire. Non ho più nulla da dire. Sarà il sole che splende oggi a Napoli. Ma non ho più niente da dire! Benvenuti nell’ospedale letterario!