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Ospedale Vecchio e stranieri: pausa lavori e nuove ipotesi di destinazione

Creato il 28 marzo 2012 da Laperonza

 

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Non è la prima volta che tratto l’argomento della destinazione dell’edificio dell’ospedale vecchio ma è bene tornarci ora alla luce dei purtroppo numerosi fatti di cronaca che stanno affliggendo la città. Lo stabile è, di fatto, il cuore architettonico del centro storico. Enorme, ubicato al centro delle strette vie del borgo vecchio, antico e notevole architettonicamente, la sua ristrutturazione può essere il fulcro del futuro della città vecchia, in positivo e in negativo.

 

La scelta già da tempo effettuata di destinare l’ex ospedale ad uso abitativo popolare ha da subito suscitato non soltanto le mie perplessità. La normativa vigente privilegerebbe, per l’assegnazione delle unità abitative, le classi sociali meno abbienti, il che provocherebbe in concreto la creazione di un nuovo ghetto per extracomunitari, con conseguenze nefaste sia per il processo di integrazione, che certamente non viene agevolato dalla ghettizzazione dello straniero, sia per la rivalutazione del centro storico che vedrebbe vanificati  tutti gli sforzi fin qui fatti per ridargli valore culturale e materiale.

 

La cronaca di questi giorni evidenzia come stia affiorando un fenomeno pernicioso di alienazione dell’immigrato di seconda generazione. Assistiamo a episodi di microcriminalità per opera di minori extracomunitari ma anche a casi di estremo degrado sociale in cui gli stessi giovani sono protagonisti. Pensare ad un palazzo enorme in pieno centro quasi interamente popolato da stranieri apre scenari da film catastrofico.

 

I lavori di ristrutturazione del primo stralcio, di pertinenza del Comune, sono fermi ormai da tempo mentre quelli di competenza dell’ERAP sono stati avviati da poco. La pausa forzosa, dovuta probabilmente a mancanza di fondi, una volta tanto potrebbe avere risvolti positivi se utilizzata per ripensare alla destinazione che si vuole dare allo stabile.

 

L’edificio ha grandi potenzialità sociali e aggregative oltre che commerciali ed è senz’altro uno spreco pensarlo utilizzato solo a scopo abitativo. Una proposta, che mi è stata suggerita da un noto professionista cittadino e che mi sento di caldeggiare, è quella di progettare una sorta di scuola di alto perfezionamento professionale, anche nel campo della cultura, alla quale le unità abitative servano come una sorta di foresteria. Un’ipotesi di questo tipo darebbe un’enorme spinta al processo di rivalutazione del quartiere e a tutta l’economia e alla cultura cittadina. Abbiamo le professionalità tramite le quali agire. In questo modo dovrebbe anche essere più agevole la ricerca di fondi.

 

Il politico saggio e lungimirante coglierebbe l’occasione fornita dalla pausa dei lavori per riflettere e cercare nuove soluzioni. Auguriamoci che i nostri lo siano.

 

Luca Craia

 


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