Magazine Cultura

Ospite del nostro salotto virtuale è Enrico Castrovilli, ...

Creato il 15 ottobre 2012 da Temperamente

Ospite del nostro salotto virtuale è Enrico Castrovilli, ...Ospite del nostro salotto virtuale è Enrico Castrovilli, autore de La psicocritica. Appunti e interventi sulla poesia e sulla narrativa del Novecento, il saggio edito per la collana Università & Ricerca di Libellula Edizioni che abbiamo recensito qui

Professor Castrovilli, inizierei la nostra chiacchierata affrontando proprio questo aspetto del libro, ovvero la sua “collocazione”. Personalmente, le prime cose che guardo in un saggio sono la bibliografia e la collana, e i suoi Appunti, pur rientrando in una collana universitaria, costituiscono a conti fatti un’opera divulgativa estremamente chiara e comprensibile da parte di un pubblico anche molto eterogeneo. Vuole spiegare allora ai lettori di Temperamente.it che cos’è la psicocritica?

Diciamo subito che il saggio non è stato scritto  solo per i lettori di nicchia. La Psicocritica è sì indirizzata al mondo accademico perché affronta con occhio nuovo e con pari dignità di genere il variegato ambiente della critica letteraria, ma nel contempo non usa il linguaggio specialistico di questa difficile materia e così il testo per la sua chiarezza espositiva si offre a una lettura comprensibile a tutti. In poche parola, la Psicocritica non si occupa della potenzialità stilistica e dei virtuosismi dell’autore ma dell’uomo stesso che si cela dietro l’artista e che si confronta con la sua umanità.

In uno dei suoi saggi, lei invita a fare molta attenzione a quella cattiva critica che, esasperata ed eccessiva, finisce inevitabilmente per attribuire agli autori dei propositi ad essi estranei. Cito testualmente: «[…] ai silenzi si conferiscono significati di spazi psicologici d’attesa e di ricerca interiore; agli oggetti, il significato di simboli primordiali, come se tutti i silenzi possano essere considerati spazi psicologici d’attesa o tutti gli oggetti simboli di sicura interpretazione psicanalitica». Professore, mi pare di capire che qui si sta parlando di una diffusa, quanto scorretta, decifrazione delle immagini poetiche. Quali limiti deve dunque porsi un critico letterario? E quali uno psicocritico?

Il campo dei significati è contaminato da un’agghiacciante miriade di virus interpretativi, per il fatto che entrano in gioco la formazione professionale, la passione e l’ideologia degli addetti ai lavori. Secondo alcuni studiosi accademici, il critico letterario deve essere non un selettore ma un mediatore tra lo scrittore e il lettore, inoltre deve avere ben chiaro i limiti tra le esigenze creative e il mezzo d’indagine, tra il pubblico e il privato, tra il vero e il falso. Oltre a questi spazi circoscritti, lo psicocritico lascia libero il lettore di accettare o rifiutare il messaggio che sicuramente viaggia sotto le parole.

Uno dei concetti più affascinanti del suo libro, quello di angoscia poetica, viene da lei definito come «un meccanismo psicologico con cui il poeta coglie i disagi della psiche e li tramuta in segni vitalistici precisi, autonomi e personali». Quanto è importante per uno scrittore/poeta cogliere i propri disagi e convertirli in strumenti operativi e creativi?

Il disagio si tramuta in angoscia poetica e/o esistenziale quando, di fronte a un foglio bianco, una tela ancora vergine o un blocco di marmo intatto, l’io corporeo del soggetto trasumana in una entità psicologica pura e scrive, dipinge e scolpisce senza esorcizzare  questo male mai del tutto e tuttavia elaborandolo con sorprendente esito estetico, mosso dalla volontà di esprimere ciò che sente.

Il filosofo Gilles Deleuze ha scritto una volta cheil guaio con la critica di oggi è che ci si schiera spesso contro, riducendo tutto alla propria taglia e alla chiacchiera. In effetti, basta fare un giro sul web per rendersi conto di quante persone leggano la narrativa con un atteggiamento da “caccia all’errore”. Qual è secondo lei il modo corretto di porsi dinanzi a un’opera letteraria, sia essa classica o contemporanea?

Per primo atto, bisogna togliersi i paraocchi ideologici e allontanare i pregiudizi personali, quindi approcciarsi a un testo con uno sguardo intimo e profondo :ad un buon critico letterario non si richiede soltanto un attento lavoro d’analisi psicologica o di altro genere ma di essere capace di dare risposte semplici, non di risolvere, agli indecifrabili e caotici enigmi dell’esistenza.

Andrea Corona


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine