di Valeria Bono.
Il 28 marzo in scena alle Fonderie Limone di Moncalieri “Otello, un tango ancora …ed è l’ultimo” con la regia di Massimo Navone, regista teatrale e direttore artistico della Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano.
Nell’Otello di Massimo Navone è una balera dalla geografia soffusa a sostituire la Venezia shakespeariana. Ed è un gruppo di giovani e talentuosi attori (la compagnia teatraleTieffeTeatro/Centro Teatrale MaMiMò) a raccontare al pubblico il “dramma dell’invidia” per antonomasia. Ma il tratto caratteristico di “Otello ancora un tango …ed è l’ultimo” è la presenza di una componente umana nella scenografia: diverse coppie di ballerini di tango, sempre presenti in scena o quasi.
Massimo Navone ha scelto dunque di incatenare eros e morte servendosi del più sensuale dei balli come alleato. La presenza soffocante dei ballerini nel retroscena evidenzia in maniera splendida la componente ossessiva che imperversa in tutto il dramma, rappresentata dalla patologica gelosia di Otello.
Un senso di ansia accompagnato dall’aleggiare di sentimenti oscuri e torbidi accompagna lo spettatore per tutta la durata dello spettacolo, regalandogli dunque un’immedesimazione completa in ciò che avviene sulla scena. Ed egli si ritrova tutt’a un tratto seduto ad un tavolaccio di una milonga argentina, e si sorprende morboso testimone dei malvagi piani di Iago (interpretato da un bravissimo Marco Macceri), malvagio burattinaio della vicenda.
L’ampia analisi della psicologia di questo splendido personaggio pervade l’effige di un invidia, “quel mostro dagli occhio verdi”, che stringe Iago nella sua tensione emotiva. Inizialmente Iago odia Otello (Giovanni Rossi) per questioni sociali e di rango: il moro ha infatti nominato luogotenente Cassio (Giusto Cucchiarini), agli occhi di Iago meno meritevole di questo titolo. La gelosia comincia man mano a ricondursi a cause di tipo antropologico. Un climax di odio sempre più radicato nei confronti di Otello: il diverso per eccellenza, un bruto agli occhi di tutti, che ottiene però l’amore di Desdemona (Sara Bellodi), la donna più bella di tutte. Lo stesso Iago non nasconde un certo desiderio. Dettato più dalla sete di vendetta nei confronti di Otello, che da un vero amore per la donna. Comincia dunque ad ordire un inganno, aiutato dall’ignaro Roderigo(Luca Mammoli), per far credere al moro che la moglie lo tradisca con Cassio.
Il complesso evolversi di questo sentimento è costantemente accompagnato sulla scena dall’elemento del tango, capace di trasmettere con una forza emotiva sorprendente l’imbarbarimento dell’eros, che domina i sentimenti di Iago, e la sua implacabile trasformazione in lussuria. Null’altro che il tango avrebbe reso meglio una malata supremazia dell’uomo sulla donna e la sua presenza soffocante sulla scena rimarca con una splendida chiarezza l’ossessione che anima questo personaggio. Fine retore e narcisista, Iago orienta tutto il dramma in una perenne oscillazione tra Eros e Thanathos, i due fili che tengono unite le marionette da lui manovrate costantemente in dissonanza con i ballerini sulla scena. Una dissonanza retta perfettamente sia dagli attori che dai ballerini. Tutto ciò si eleva in uno spettacolo che può vantare svariate sfaccettature, suggerite da una recitazione mai eseguita a centro palco, ma costantemente in movimento, come una coppia di ballerini del più sensuale dei balli: il tango.
Le prossime date: 9-10-11 Aprile a Lugano (Svizzera) al teatro La Cittadella e dal 12 al 21 Aprile a Milano al Teatro Tf Menotti.
foto (in alto) di www.stratagemmi.it