USA, Otis Johnson, 44 anni dopo il suo arresto. Quello che lo circonda è un mondo nuovo
E’ la storia di Otis Johnson.
“Non ho mai visto queste cose prima. – dice Otis, guardando una vetrina piena di schermi LCD – Già, amico, prima c’erano le persone! Persone che camminavano avanti e indietro, non video. A stare dentro tutto questo tempo non sono più abituato alle stranezze” Dice mentre vede un ragazzo in mutande cantare e suonare musica country in mezzo alla strada con sulla tesa un cappello da cowboy. Ride ed è sommerso da una valanga di emozioni contrastanti, glielo si legge negli occhi e nel timbro di voce quando esclama con tanta enfasi un “Woooow Man!”
Ha la pelle nera, ruvida e forte, come una corazza, ma ha smesso di combattere.
“Sono andato in prigione all’età di 25 anni e ora ne ho 69. Sono stato arrestato per tentato omicidio a Pubblico Ufficiale. La prigione mi ha condizionato molto, il mio rientro è stato un po’ difficile perché molte cose sono cambiate. Guardo Time Square e le persone non parlano nemmeno più tra di loro. Guardano in continuazione degli schermi, ce ne sono ovunque, parlano solo con se stessi. Ho anche pensato che parlassero tutti da soli, ma poi ho capito che c’entrava qualcosa con quelle cuffie che mettono alle orecchie”
Gli occhi di Otis sono lucidi per la maggior parte del tempo e anche una semplice camminata riesce a farla sembrare una conquista.
Photo credit: Thomas Leuthard / Foter.com / CC BY
“Che cosa penso di questi smartphone? Li chiamano iphone” dice portando una mano alla fronte, imbarazzato, come se si trovasse di fronte a domande di cui non conosce le risposte.
“Oggi sembrano tutti degli agenti della CIA, con quell’equipaggiamento tecnologico di sorveglianza. AH!”
Un attimo di silenzio, poi continua: “Non riesco a capire come le persone facciano a camminare senza guardare la strada. Io cadrei o andrei subito a sbattere! E’ incredibile che si siano sviluppate tali capacità con il tempo. Io vengo dagli anni ’60 e ’70, le persone guardavano dove andavano. Questo per me è incredibile”
Otis deve ancora prendere confidenza con la metropolitana. Inserire il biglietto non è per lui scontato quanto lo è per noi, così cerca di guardare il verso giusto, capisce subito che la luce verde gli dà l’ok per proseguire e sorride. Sembra un bambino Otis. Un bambino con i capelli bianchi e 44 anni rinchiuso per un errore commesso a 25 anni.
Si ferma guardando una cabina telefonica. “Una volta costava 25cent, oggi 1 dollaro. Ehy, ma che succede a voi altri?! e si lascia andare in una forte risata, consapevole di essere come fuori dal mondo. Forse non li usa più nessuno!”
Appena salito sul Bus dice che ama viaggiare con i mezzi pubblici perché può guardare quello che lo circonda, parlare con le persone. “E’ bello ascoltare quello che mi succede intorno, anche se i vagoni sono troppo piccoli e a volte si sta stretti, ma è bello ascoltare la gente viva e sentire cosa succede nelle loro famiglie. Non mi fa sentire solo”
Tornare nella società dopo tutti questi anni deve essere davvero una bellissima sensazione, è la libertà, c’è il vento.
“In prigione puoi uscire solo ad orari prestabiliti e non sei tu a deciderli. Oggi vado al parco, osservo le persone, è bello essere libero. Nel 1998 ho perso i contatti con la mia famiglia e oggi sono un uomo solo. Come se non avessi un certificato di nascita. Senza famiglia, senza foto, senza una donna con me, no fratelli, no sorelle, sai… nessuno con cui comunicare e continuo ad invecchiare.
Questo mi fa molto male, perché sento molto la loro mancanza. Quello che mi rimane di loro sono i ricordi della mia infanzia, sempre più annebbiati, nonostante cerchi di ricordare ogni giorno quei momenti passati felici in casa con i miei fratelli.
Oggi vado al supermercato e vedo tutti questi prodotti colorati, bibite gasate, colorate, alla frutta, penso che le proverò tutte, sembrano divertenti.
E’ davvero difficile scegliere cosa mangiare ogni giorno e sicuramente non mangerò la stessa cosa per un bel po’ ”
Sembra felice.
Comincia a farsi buio e Otis percepisce il calare del sole come un ritorno alla malinconia, ma sa bene come gestirla.
“Quando non ho niente a fare, magari alle sei del mattino, penso che potrei uscire e andare al parco, sai, potrei riflettere…meditare sul fatto che ho avuto il modo di lasciare che le cose andassero da sole, perché aggrapparmi alla rabbia avrebbe solo fatto ristagnare la mia crescita e il mio sviluppo.
Mi è stato detto che la società mi accetterà perché ho fatto molto tempo in galera e ho pagato per i miei errori. Io non penso che sia così, credo che tutto accada per una precisa ragione e il più delle volte siamo noi stessi a volerlo. Ho lasciato andare le cose e ho fatto un accordo con il futuro anziché con il passato.
Non proverò a tornare indietro, proverò ad andare oltre. Questo è il modo in cui sopravvivrò nella società”
S.C.
fonte: Aljazeera News
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