Ottavio Cappellani è uno scrittore catanese con ascendenze nel siracusano e più precisamente nel netino. E’, con un termine che lui sicuramente odierà, un’eccellenza: acclarato dalla stampa internazionale e americana in particolare per i suoi libri, drammaturgo, urbanista per diletto, penna caustica e pungente di diversi quotidiani e periodici nazionali.
Ebbene Cappellani, che ama – come sappiamo amare le terre e le città e le atmosfere noi siciliani – il distretto del sud est citandolo spesso nei suoi scritti, decide di festeggiare il Capodanno a Noto. Cappellani racconta di una notte da incubo in un articolo strappabudella su LiveSicilia. L’antefatto è che il padre, nella vecchiaia, cerca di recuperare una proprietà avita nella campagna netina ma scappa dopo tentativi su tentativi perchè i terreni incolti fanno gola a chi si sente padrone di tutto pur barattandolo col niente. Gli uccidono pure un amato cavallo per ritorsione. Il padre ne soffre fino ad ammalarsi e il figlio se lo carica sulle spalle, moderno Enea col suo Anchise, e lo riporta a Catania abbandonando la campagna.
Fino al Capodanno 2015, che segue il tentativo di riprendere possesso -come dicono qui proprio gli uomini di campagna – della casa con i suoi alberi che vengono prontamente bruciati. Cappellani in un locale del centro tra balli e canti viene strattonato e poi coinvolto in una rissa. Le forze dell’ordine tardano ad arrivare fino a che non lo scortano a casa. l’indomani la guardia medica referta i lividi su fogli che lui pubblica su Facebook per denunciare l’accaduto.
Dopo la lettera tanti illustri e non, sul Social, incoraggiano lo scrittore e incriminano l’accaduto. Rimane il fatto che nel Distretto del Sudest, nella provincia di Siracusa, nella magica Noto l’omertà e la legge della violenza, all’alba del 2015, siano ancora da raccontare.
Pia Parlato