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Otto sopra un tetto

Creato il 03 novembre 2009 da Ronin

A nudo

Dopo la grande soddisfazione delle gettate di cemento non ci siamo cullati sugli allori, e nonostante l’incombere della brutta stagione ci siamo imbarcati in un altro lavoro di importanza fondamentale: il tetto.

 

O meglio, “i” tetti, perché sono due, peraltro molto diversi fra loro in quanto a struttura e condizioni.

Il primo, il più grande, è quello messo meglio e per questo il più semplice da sistemare. Infatti i travi e i travetti che lo sostengono sono tutti in buone condizioni: leggermente imbarcati, certo, come sempre succede nelle vecchie case di montagna, ma in ogni caso niente che possa comprometterne la tenuta. I travetti sostengono poi una classica copertura di pianelle, su cui poggiano direttamente i coppi.

Invece il tetto piccolo, come avevo già accennato tempo fa, è messo maluccio. Infatti  non ha le pianelle e i coppi sono sostenuti  direttamente solo da una serie di minuscoli travetti (e chiamarli così non sarebbe nemmeno appropriato, visti gli spessori esigui)..

 

Stranamente, il tetto schifoso ha meno perdite di quello grande..

Inoltre, il tetto piccolo, se sistemato, necessita di essere rifatto da cima a fondo, sostituendo quegli stuzzicadenti con nuovi e solidi travetti di abete.

Così abbiamo deciso di occuparci prima del tetto grande, lasciando quello piccolo alla primavera.

 

E’ opportuno specificare una cosa: perché un tetto tenga le intemperie, basterebbero i coppi (sempre che siano sistemati in modo opportuno e non vengano spostati dal vento).

Ma visto che in montagna il clima non è dei più tranquilli, e d’inverno fa molto freddo, abbiamo deciso di lavorare con lungimiranza e coprire i tetti con pannelli di poliuretano e una guaina impermeabile.

I pannelli riflettono il calore proveniente dall’interno della casa, che tendendo a salire se non ci fosse niente finirebbe per disperdersi dal tetto, rendendo ancora più difficile scaldare i vari ambienti.

La guaina invece serve per avere una sicurezza in più nel caso che i coppi si spostino o che l’acqua riesca a penetrare da sconosciuti pertugi.

 

Così, una volta fatti arrivare i rotoli di pannelli (con già la guaina attaccata sopra, molto comodo!), abbiamo iniziato i lavori.

c'è sempre qualcosa sotto..

 

Una domenica abbiamo scoperchiato tutto il tetto dai coppi, stivandoli provvisoriamente nel sottotetto. E già questo è stato un lavoraccio..

 

Ah, dimenticavo: in precedenza avevamo aggiunto delle assi sopra ai bordi del tetto, sia a quello basso che a quelli laterali, di modo che i pannelli si andassero a “incastrare” in questa specie di cornice, con il duplice fine di tenerli stabili e di fare in modo che tutto il tetto fosse a livello (perché il pannello isolante, essendo spesso 5 cm., avrebbe creato una sorta di gradino ai lati del tetto, rendendo impossibile posare i coppi in modo regolare).

Mi rendo conto che a parole è incomprensibile, spero che dalle foto si capisca il concetto..

pulizie d'autunno

Comunque, una volta scoperchiato tutto, abbiamo avuto conferma di un problema che già sospettavamo, cioè una certa ondulatura del tetto, a causa dei travetti imbarcati. Visto che volevamo fare il tetto per bene, e una volta per tutte, dietro consiglio del muratore abbiamo fatto una mini-gettata per pianeggiare il tutto. E per evitare di appesantire troppo la struttura abbiamo usato un cemento mischiato con piccolissime palline di polistirolo (quelle di cui sono pieni i puff, per capirci!).

Strane miscele..

Purtroppo un lavoro del genere, senza il dovuto “occhio” del muratore a livellare il tutto, è risultato parecchio approssimativo, ma siamo riusciti comunque a rendere meno pronunciate le varie “pance”, e questo ci bastava.

cemento delicato

A questo punto, un altro giorno ci siamo messi a srotolare questi panelli, facendo in modo che tutto il tetto, incorniciato dalle assi di legno sui bordi, fosse perfettamente coperto. Nel posarli, per fissarli a dovere abbiamo usato una speciale malta collosa, spalmandola letteralmente come fosse vinavil. Abbiamo dovuto tagliare alcuni pezzi per adattarli ai bordi, ma in una giornata tutto il tetto era perfettamente coperto dai pannelli isolanti, a loro volta coperti dalla guaina impermeabile.

E ci siamo resi conto che fra la nostra gettatina e i pannelli che si modellavano sui rialzi e le conche, tutto il tetto era davvero molto più spiano!

un po' come stendere una moquette..

 

Ormai si potrebbe pensare che il grosso fosse fatto, invece la domenica successiva abbiamo dovuto saldare fra loro le guaine, per rendere il tutto definitivamente ermetico.

Ci avevamo consigliato di usare un bruciatore, cosicché la parte incatramata della guaina si sciogliesse e si saldasse a quella vicina.

Ma il prode Fausto, sconsigliandoci di usare del calore sui pannelli, ci ha fatto optare per una specie di silicone bituminoso, che con il caldo e il peso dei coppi avrebbe avuto lo stesso effetto, sciogliendosi e incollando il tutto.

spremere bitume, che piacere

Nel frattempo il lattoniere di Ghiare è venuto su a montarci grondaie e converse laterali, facendo un lavoro di tutto rispetto nonché di fondamentale importanza. Personalmente speravo che le converse laterali fossero meno “invasive”, ma le ha costruite volutamente molto alte di modo che coprissero anche i travetti laterali del tetto, conservandoli più a lungo.

 

Un sabato mattina, infine, con Fausto ad aiutarci abbiamo risistemato i coppi.

Potrà sembrare strano aver fatto tutti i lavori precedenti da soli, per poi chiamare l’esperto per rimettere i coppi, ma in realtà quello è un lavoro di fondamentale importanza e notevole precisione, che se sbagliato può compromettere tutto.

Infatti le prime file (partendo dal basso) devono essere particolarmente dritte, per evitare che salendo si vada storti, sfasando le file e le posizioni dei vari pezzi, e facendo così perdere quella geometria che è alla base di un efficace scolo dell’acqua piovana.

Così, con le indicazioni di Fausto e il suo aiuto abbiamo risistemato tutto. E le belle file ordinate e pulite danno un effetto davvero diverso al tetto nel suo complesso!

Li chiamavano Euclide..

Inoltre, per maggiore sicurezza, abbiamo fissato una fila ogni tre con una schiuma poliuretanica (uguale a quella dei pannelli), così da evitare movimenti dei coppi a causa del vento.

Un po’ più complicato è stato fare il colmo del tetto, ma con le dovute spiegazioni abbiamo capito il metodo (che difficilmente avremmo potuto trovare da soli..) e abbiamo risolto anche l’ultimo problema.

 

AH, quasi dimenticavo una cosa fondamentale! Il comignolo ricostruito da zero, grazie alle prodi mani ormai avvezze a mattoni e cemento! Non che sia drittissimo, eh, ma “tutto fa rustico”, dice mio nonno…

dove osano le aquile

Infine il lattoniere ha aggiunto la conversa intorno ai bordi del comignolo, e anche i blocca-neve, per evitare che a causa delle abbondanti nevicate la neve scivoli lungo il tetto andando a rompere la grondaia.

 

Insomma, un lavoro accurato e di tutto rispetto, che quasi non sembra nostro!

Inoltre l’estetica del tetto è davvero migliorata, e già pregustiamo il momento in cui anche quello a lato potrà fare bella figura insieme al fratello maggiore..

 

La cosa bella è che facendo questi lavori stiamo acquisendo un notevole bagaglio di competenze. Non saremo certo dei muratori dopo questi pochi mesi a lavorare nei weekend, ma di certo abbiamo imparato un bel po’ di cose che possono sempre essere utili.

E’ strano pensare come all’inizio ci muovessimo con i piedi di piombo, intimoriti a fare qualunque cosa senza la supervisione dei nostri esperti consiglieri. Invece ora, pur mantenendo una certa progettualità e una giusta coscienza dei nostri limiti, ci viene spontaneo arrangiarci su quasi tutto, trovando soluzioni volta per volta senza necessariamente aspettare le “consulenze”. Riusciamo a muoverci in modo più autonomo, sia per scelta che per necessità, perché ci siamo anche resi conto che se dovessimo aspettare che Stefano o Fausto abbiano tempo di aiutarci per ogni cosa  finiremmo nel 2050!

 

Prossimi lavori: restauro porte e finestre, costruzione imposte e, se i fondi lo permetteranno (urge bilancio d’esercizio 2009!), pavimento “grezzo” di legno nella stanza grande al primo piano, con la prospettiva di lavorare agli intonaci e alle stuccature esterne nella primavera-estate 2010.

 

La voglia di fare, per ora, proprio non l’abbiamo persa.

Anzi, vedendo ogni volta risultati “costruttivi”, dopo tutte le demolizioni e i preparativi iniziali, siamo sempre più carichi per ogni lavoro successivo che programmiamo, tanto che non abbiamo nemmeno voglia di pause fra uno e l’altro.

Inoltre, vedendo i risultati strutturali ed estetici delle nostre fatiche, siamo sempre più affascinati al pensiero dell’aspetto che la casa potrebbe avere fra qualche anno.

 

Ed è questo che mi convince sempre di più che abbiamo fatto la cosa giusta a buttarci in questo progetto da pazzi.

Questo sognare ad occhi aperti è la cosa più bella, forse ancor più dei risultati effettivi.

Che comunque, direi, non guastano..

soddisfazioni..

 

p.s. Spulciando le foto, non me la sono sentita di lasciar fuori dalla narrazione le lavoratrici d’eccezione che hanno avuto il (dis)piacere di collaborare con noi, sotto forma di manodopera non pagata (ma ringraziata (con una stretta di mano)).

Et voilà!

E qui sì che ci sono motivi di vanto, altro che tetti..

spazzabetoniera entusiasta

fotografe dubbiose

facchina in castigo


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