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Ottobre: Un caffè con Lilly e Alvu…

Creato il 28 ottobre 2014 da Lillyslifestyle @LilianaNavarra

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Eccoci al secondo appuntamento con Un caffè con Lilly e Alvu… un incontro virtuale tra due bloggers: Lilly di Lilly’s Lifestyle (http://www.lillyslifestyle.com) in un caffè di Lisbona e Alvu di Alvufashionstyle (http://www.alvufashionstyle.com) in un caffè di Firenze.

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Due Paesi diversi ma su molti versanti simili, un ponte interattivo tra Portogallo e Italia: Lilly’s Lifestyle e Alvufashionstyle si incontreranno ogni mese in un caffè virtuale per conversare sulle socio-dinamiche della moda. Questo spazio virtuale sarà disponibile mensilmente su entrambi i blog e si potrà partecipare commentando negli spazi sottostanti.

Ottobre: Un caffè con Lilly e Alvu… Ottobre: Un caffè con Lilly e Alvu…

Lilly: Ciao Alvu, come stai?

Alvu: Ciao Lilly, tutto ok!

L: L’altro giorno leggevo del caso della 22enne Hannah Ewens, che si è spacciata da fashion blogger durante la London Fashion Week. Mi ha fatto pensare ad un argomento di cui abbiamo già discusso privatamente: lo street style, quello vero e quello eccentrico carnevalesco.

Ottobre: Un caffè con Lilly e Alvu…

Photo by Henry Gorse

A: Si, ho letto! Sono rimasta basita, sbalordita dalla notizia. Com’è possibile che sia riuscita con soli 12 euro di outfit, a scatenare uno tsunami mediatico? Cos’è successo al Sistema Moda? Possibile che una persona “improvvisando” un abbinamento, tra l’altro arrangiato, possa diventare un’icona di stile?

L: Sì, infatti, sono rimasta basita anch’io. Però, anche se credo siano provocatorie, le affermazioni di Hannah hanno pur sempre un fondo di verità. Lei dice su VICE: “Chiunque sia dotato di un paio di pantaloni e uno smartphone può fare la fashion blogger. Indossate qualcosa, fatevi una foto, caricatela su Instagram (con il tag #OOTD per fugare ogni dubbio) e poco dopo pubblicate l’immagine di unghie laccate a coccinella o una bottiglia di succo di aloe vera. Ecco fatto, ora siete anche voi delle fashion blogger!”.

Purtroppo oramai si cerca il ridicolo, il sensazionalismo e il voler a tutti i costi esser fotografati durante le Fashion Week, ma chi veramente detta tendenza?

A: Anche se si tratta di una provocazione, si evince che la notorietà è davvero alla portata di tutti. Un artista come Burri, attraverso gli “stracci e i sacchi di juta” è considerato un genio dell’arte contemporanea ma il suo pensiero fa capo ad una filosofia esistenzialista profonda. La ragazza ha voluto solo lanciare una sfida al Sistema. Eppure non c’è nulla di artistico! Solo un ridicolizzare se stessa. La domanda che mi pongo è: esiste ancora quella capacità di rivoluzionare i canoni della moda? Londinese di origine era anche Mary Quant, che negli anni ’60 ha letteralmente sconvolto le convenzioni stilistiche, disegnando la minigonna. Purtroppo, da allora, non è più esistita un’invenzione così rilevante nella storia del costume. Ci troviamo dinanzi ad un gap creativo?

Fonte: shartadvisor.files.wordpress.com

Fonte: shartadvisor.files.wordpress.com

L: Certe volte trovo difficile argomentare queste tematiche, qui più che moda in senso stretto è un discorso che si può benissimo espandere ad altre forme d’arte e quindi all’Arte in senso lato. Non ho gli strumenti o la formazione adeguata per poter criticare o polemizzare sui sacchi di juta o magari i tagli di Fontana, ma credo che, ritornando allo street style e alla moda, si stia scadendo nel ridicolo. Non si ha più voglia di “comunicare” qualcosa (un pensiero, un’ideologia, uno stato d’animo, ecc.) ma si vuole solo apparire costi quel che costi. Durante la settimana della moda di Lisbona, ad esempio, notavo che i fotografi delle riviste immortalavano solo ed esclusivamente i “fenomeni da baraccone” che si vestivano in modo ridicono. Ricordo che in sala c’erano delle persone che di stile e tendenze ne sapevano molto, ma erano completamente ignorati, mentre una tizia vestita da ballerina con tanto di tutù rosa e diadema nei capelli e una t-shirt innominabile era fermata ed assediata.

Mi domando: ma queste persone tutti i giorni si vestono così, e quindi sono leali e coerenti con il loro stile, o si travestano solo per le Fashion Week?

A: Infatti, sono pienamente d’accordo con te. Davvero basta arrangiare un abbinamento per diventare un’icona dello street style? Eppure spopolano le immagini sul web di questi tableaux vivant, “addobbati” per l’occasione, all’esterno delle sfilate, che vestono uno stile del tutto personale, a volte ridicolo. Il sistema moda impone categoricamente ai designers la notorietà, cioè essere presenti ovunque, mentre ai buyers, viene richiesto di promuovere le creazioni oltre che distribuirle. Per questo motivo, questi ultimi si rivolgono ai Fashion Bloggers che indossano, scattano e pubblicizzano tempestivamente le creazioni a scapito della conoscenza dei materiali e della loro provenienza, quindi della qualità.

Eppure, le riviste di grido, appaiono più interessate al “fuori onda” e talvolta, vengono ingaggiati più fotografi fuori che dentro le sfilate.

L: Hai colto nel segno. Ho notato anch’io che oramai è più interessante ciò che c’è fuori. Lo si denota anche dai numerosi siti, che negli ultimi due anni proliferano come i funghi, di fotografi di street style. Gli stessi stilisti offrono (o prestano) i loro capi e/o accessori alle fashion blogger o social influencer per farsi fotografare ben agghindati, così facendo creano il desiderio dei seguitori di imitare o comunque comprare quel capo/accessorio. Sulla qualità ci sarebbe da dedicare un caffè a parte, parlandone per ore, e sarei molto polemica e tagliente. Diciamo che calpesterei molti calli, come già faccio certe volte nella mia pagina facebook.

A: Ahahha Lilly, sei davvero spassosa! :-D A parte gli scherzi, mi chiedo se per ottenere successo valga la pena commettere un clamoroso errore per fare notizia oppure scegliere di osare, trasgredire e sperimentare visto che in un “mondo perfetto”, la moda ne ha sempre rivoluzionato i canoni. Si percepisce sempre più l’esigenza di dire basta alla “moda vuota”, priva di contenuti. Mi piacerebbe invece uno stile più attuale, che penetri nel sociale, non intesa come moda democratica a portata di tutti, ma proiettata verso valori, che susciti emozioni, empatia. Che sia legata ad un uso più artistico e gnoseologico, oltre che estetico. È questa la moda che vorrei. Essere esteti fuori quanto dentro.

L: Qui sfociamo nella filosofia sociologica, mia cara. L’estetica è una branchia della filosofia che si occupa della conoscenza del bello naturale e artistico e scientifico. Ma qui mi servi su un piatto d’argento una provocazione, visto che il “bello” o per meglio dire “la bellezza” è soggettiva e non oggettiva. Abbiamo oggettivato dei canoni, ma in fin dei conti ciò che è bello per me non lo sarà per te o per i nostri lettori. Non credo comunque che la moda sia “vuota”, in fondo, dietro c’è sempre un pensatore. Ora che “già non susciti emozioni” concordo, finora a me l’unica cosa che suscita è “noia”, la noia è un’emozione? Io credo che si dovrebbe creare una moda democratica, come la definisci tu, ma allo stesso tempo che penetri nel sociale. Per la moda più artistica possiamo solo sperare nei giovani che ancora hanno la voglia e le motivazioni utopiche di creare arte indomabile, che rischiano e che schioccano (nel bene e nel male).

A: Bè a proposito dei nuovi talenti, devo dire che ci sono numerosi Contest e Concorsi che danno la possibilità alle nuove menti creative del sistema moda di potersi affermare. Uno di questi è sicuramente “Who is on next” promosso da Alta Roma, in collaborazione con Vogue Italia che rappresenta una vetrina autorevole per farsi conoscere e che mette a disposizione canali strategici, specifici ed elitari per la distribuzione capillare delle proprie creazioni. Come del resto sono gli eventi organizzati dalla nostra amica e grande Manager, Talent Scout Cristina Egger.

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L: Concordo sul concorso da te citato. Ricordo che a giugno, durante Pitti anche Beppe Angiolini, ex Presidente della Camera Buyer italiana, sosteneva che si deve puntare sui giovani. E questo mi riporta alle riflessioni di Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia, che ha lanciato un’interessante sfida alle aziende, del settore privato, chiedendo loro di investire nei giovani. Citando testualmente le sue parole chiuderei la nostra chat: “Una proposta potrebbe essere di chiedere a tutti, imprenditori, stilisti e artigiani di investire coltivando nuove leve supportate dalle persone più senior” (continua qui). Utopico e Realistico?

A: Cara Lilly, è un ottimo punto su cui dibattere, spero che i nostri lettori, possano coglierne l’essenza e rispondere a questo quesito attraverso una loro opinione. Grazie! Ottimo caffè come sempre! Alla prossima!

L: Con te il caffè è sempre più dolce e interessante. Alla prossima!

 VI SIETE PERSI GLI ALTRI CAFFÈ CON LILLY E ALVU?

NIENTE PAURA LI RITROVERETE TUTTI QUI!



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