Magazine Diario personale
No, non ho comprato un biglietto di sola andata per tornare nella mia cara vecchia gelida Albion. Sono ancora in questo emisfero dove ormai è arrivato l'inverno e dove in casa non c'è il riscaldamento, e quindi mi aggiro per casa con cappellino di lana in testa, babbucce pelose e il piumino addosso, perché fuori ci sono 16 gradi. Ma in soggiorno ce ne sono 8.
Quando poi questi stracazzo di paesi anglosassoni capiranno che il riscaldamento in casa ha una certa funzione, che è quella di non far gelare le persone, sarà un giorno bellissimo per tutti.
In queste settimane ho anche cercato di trovare il lato positivo nelle cose, perché ho scoperto che come posso vedere tutto così negativamente, posso anche vedere qualche cosa positivamente: qui ho un bel po' di amici, quello biondo ed io andiamo d'accordo, vivo in Australia e qui vicino c'è l'Asia. E io non sono mai stata in Asia. Forse dovrei partire.
E quindi ho prenotato un volo per Bali. E poi uno per la Malesia. E poi uno per la Thailandia. Perché viaggiare è una di quelle cose che mi sono sempre ripromessa di fare mentre stavo a Londra: no ma vengo a trovarti a Boston. Vengo a New York sicuramente. Domani sono a Ibiza. Dopodomani voglio partire e andare in Messico e poi invece non ho mai fatto niente perché costava tutto troppo e c'era sempre il mio affitto da pagare. Anche qui c'è l'affitto da pagare ma ho deciso che dovevo partire comunque.
A Bali sono già andata e anche già ritornata, ed è stata una vacanza da favola: ho rivisto una parte della mia famiglia e sapete, dopo sei mesi e mezzo, è stato come rinascere. Mi sono ricordata che loro ci sono sempre e ci saranno sempre e comunque, anche se non li vedo spesso. E quando li rivedrò sarà ancora più bello di prima: avranno tante cose da raccontarmi e tanti abbracci da darmi.
Bali è un'isola fantastica (anche se non è l'Asia più autentica, anzi, direi la più commerciale) che ti regala tramonti incredibili, spiagge infinite, colori, fiori e profumi, una tranquillità che ti fa stare bene (sempre che non finiate a Kuta con tutti gli australiani in canotta a bere shot di tequila, o sempre che non andiate in macchina da una parte all'altra dell'isola; che con tutti quei motorini e i tassisti pazzi di tranquillo non c'è proprio nulla). Gli indonesiani sono sempre sorridenti, e non so se sia per farsi dare la mancia o se sorridano sul serio, ma uno dei tassisti pazzi che ci ha portati in giro ci ha detto che lui sorride alla vita e ho pensato aspetta un attimo, forse dovrei farlo anche io.
Domani parto alla volta della Malesia, destinazione isole sperdute in mezzo all'oceano. E poi Thailandia.
E questo fatto di partire per un continente che non ho mai visto, di non sapere bene che cosa mi aspetti, questa cosa di partire un po' all'avventura, che nemmeno abbiamo prenotato una stanza su queste benedette isole malesi perché non c'è il telefono, beh, tutto questo è davvero felicità. E' elettrizzante.
Forse dovremmo farlo tutti più spesso.
Insomma, io parto per venti giorni. Ma poi torno a raccontarvi storie e avventure e disavventure.
Perché alla fine questa è casa mia.
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