Per il ritorno di “Out of Sight: l’uomo in più”, il trionfatore designato è ancora una volta un protagonista della Serie A, il capocannoniere: Gonzalo Gerardo Higuain, “El Pipita”.
Con le 12 reti in 14 partite di campionato, Higuain ha trascinato il Napoli rivitalizzato da Sarri in vetta alla classifica, come non succedeva dal 1989/1990, anno del secondo Scudetto partenopeo. Proprio ieri sera con una sua micidiale doppietta e con l’aiuto di un mostruoso Reina, il Napoli si è aggiudicato il sorpasso ai danni dell’Inter. Una prestazione che vale molto più dei soli (utilissimi) 3 punti. Il distacco dai nerazzurri è minimo, la Roma pur in crisi è solo a 4 lunghezze, e Juventus e Fiorentina hanno la compattezza e la continuità per dare battaglia fino all’ultima giornata: per parafrasare Sarri, parlare di Scudetto è bestemmia. Ciò non toglie che Napoli ieri sera abbia incoronato il proprio Re, con una convinzione e un affetto che il San Paolo aveva riservato solo al Pibe de Oro. Mai nessuno si era permesso di mettere in discussione le mostruose capacità tecniche e lo strapotere fisico di Higuain, è evidente. Ma nelle due passate stagioni, il Pipita era sempre mancato nei momenti cruciali: dalla palla goal sotto porta sprecata contro il Dnipro al rigore sbagliato contro la Lazio, sembrava incapace di reggere la pressione di una piazza così pretenziosa come quella napoletana. Le lacrime amare e sincere dopo l’eliminazione dal girone di fuoco in Champions League due anni fa, con quei 10′ di folle stravolgimento, gli avevano regalato il cuore dei tifosi azzurri, ma non la piena fiducia. Temevano fosse un eterno incompiuto. Ieri è cambiato tutto: Higuain non si è nascosto, ha affrontato i nerazzurri con lo stesso coraggio e sfrontatezza con cui impatta su squadre provinciali molto meno solide, consapevole dell’importanza cruciale della sfida. Tre tiri in porta, due goal. Higuain è il punto fermo, è il porto sicuro in cui il Napoli potrà trovare riparo nei momenti di tempesta che ancora lo attendono, è il capitano che guida l’arrembaggio dei propri compagni, con spada sguainata e coltello fra i denti. La paura è alle spalle: con la bussola di Sarri, la via dello Scudetto è tracciata.
Classe 1987, Gonzalo Gerardo Higuain è un classico esempi di figlio d’arte. La mamma Nancy era una pittrice, nota ai profani con lo pseudonimo di Zacarias, il padre Jorge era un calciatore il cui successo non si era esteso oltre i confini dell’Argentina. Ex difensore, è a lui che Higuain deve il soprannome “Pipita“, che è diminutivo di “Pipa“, nomignolo involontariamente guadagnato da Jorge per il naso pronunciato. Gonzalo è argentino di sangue ma francese d’origine: venne alla luce a Brest, durante la brevissima parentesi del padre in Ligue 1, ma prima ancora che Higuain potesse averne memoria la famiglia tornò in Argentina dove allevò i 3 figli.
Al confronto con molti suoi futuri colleghi, il giovane Gonzalo vive un’infanzia fortunata, in condizioni di stabilità economica che permettono a lui e ai 2 fratelli di coltivare la passione per il rettangolo verde. Passione messa a rischio soltanto da una meningite fulminante che lo colpì ad appena 10 mesi, e che lo costrinse a cure lievi ma continue per quasi 6 anni. A 8 anni tenta il primo approccio alla carriera calcistica militando nel club Atlético Palermo, così chiamato per via dell’omonimo quartiere di Buenos Aires. Ma è a 10 anni che arriva la svolta, la rinascita che gli permette di lasciarsi per sempre alle spalle i ricordi della sofferenza di una malattia che quasi lo aveva sconfitto, mostrando un’abilità di rialzarsi dopo fragorose cadute che diverrà una costante nel corso della sua carriera. Grazie anche all’interferenza dell’allora CT argentino Daniel Passerella, Jorge riesce a segnalare il giovane Higuain agli osservatori del River Plate. È la svolta: in pochi anni le sue doti fisiche esplodono, tanto da esordire in prima squadra nel 2005, a soli 17 anni. La tecnica sopraffina e l’intelligenza tattica fanno propendere per il ruolo di trequartista, ma con la doppietta agli ottavi di Copa Libertadores contro il Corinthians nel 2006 (18 anni appena) lo consacrano come attaccante d’area. “Delirio argentino in Brasile”, titolava il Clarín, allora quotidiano nazionale. Fu sempre il 2006, ancora grazie a una doppietta, questa volta nel SuperClásico contro il Boca Juniors, a regalargli l’accesso al palcoscenico europeo: a poche ore dal derby il Real Madrid si era già appropriato del cartellino, per la cifra (allora) importante di 13 milioni.
Con la casacca dei Blancos furono 7 stagioni altalenanti. Il suo arrivo fu accolto con entusiasmo, la personalità del talento esplosivo in campo ma riservato fuori dal rettangolo di gioco creava simpatia. La casacca blanca quasi lo intimoriva. “Il suo talento è quasi grande quanto la sua umiltà”, disse bonariamente l’allora presidente Calderón alla conferenza stampa di presentazione. Ma l’impiego non fu sempre sufficiente per il Pipita: in panchina si susseguirono Capello e Schuster, ma con la concorrenza di Raúl e Van Nisterlooy il giovane Higuain fu relegato al ruolo di comprimario, tanto da essere schierato spesso fuori ruolo e in pochi sprazzi di partita. La rinascita è merito di Pedro Muñoz, tecnico che gli regala il dominio del palcoscenico spagnolo, dandogli continuità e fiducia, ampiamente ripagate: Gonzalo mette a segno 24 reti e il titolo di “Pichichi” (capocannoniere) della Liga. Con l’ingegner Pellegrini in panchina il Pipita si ripete, conquistando nuovamente il titolo. La consacrazione era ufficialmente avvenuta. Nel triennio Mourinhano Higuain vive il periodo più altalenante della propria carriera: inizialmente viene (di nuovo) relegato in un angolo, pur contribuendo in modo decisivo alla conquista della Copa del Rey e dell’accesso alla semifinale di Champions League. Nel 2011/2012 collezionò 50 presenze e 26 reti, perfettamente inserito nel tridente d’attacco con Ronaldo e Benzema. L’anno dopo Mou, con la sua solita imprevedibilità, lo relegò nuovamente in panca, e il Pipita maturò la scelta dell’addio. 107 reti in 190 presenze, 3 Liga, due Supercoppe e una Copa del Rey. A Madrid Higuain era cresciuto, si era confrontato con dei mostri sacri come il Fenomeno, CR7, Raúl, era stato ricoperto di denaro e di trofei, ma non gli bastava. Non era ancora diventato un simbolo, una bandiera. Il Napoli sembra il club perfetto per regalargli questa opportunità: pagato 40 milioni pur di soffiarlo alle avances di Arsenal e Juventus, De Laurentiis lo ha messo al centro del progetto di crescita del club, ritenendolo capace di sostituire degnamente Cavani e Lavezzi, ceduti uno dopo l’altro al PSG. Sotto la guida di Benítez, proprio lui che col Liverpool aveva provocato la disfatta di Pellegrini, i goal fioccano, l’amore dei tifosi è immenso (“nessuno a Madrid mi aveva mai dedicato un coro”, ha dichiarato quasi commosso all’arrivo all’aeroporto di Capodichino), ma la squadra non sembra abbastanza solida per puntare in alto. Il Pipita è determinante per la conquista della Coppa Italia e della Supercoppa, ma l’era di Rafa è più dolori che gioie: dall’immeritata eliminazione in Champions nel girone di fuoco con Dortmund, Arsenal e Marsiglia, alla scandalosa uscita di scena ai preliminari della coppa dalle grandi orecchie contro il Bilbao, Higuain fu il primo a finire sul banco degli imputati. I cinque rigori sbagliati la scorsa stagione sembravano denotare una carenza di personalità, un’incapacità di essere leader fino in fondo. Ma ora tutto è cambiato.
Con questo Higuain, “sovrumano” a detta di Sarri, questo Napoli può puntare in alto. Libero dall’ingombrante confronto con Maradona (che però l’ha sempre esaltato), impavido in qualunque competizione e con qualunque avversario da fronteggiare. Mai come oggi gli calza di più l’altro significato del soprannome “Pipita“, che ritrae perfettamente lo scugnizzo napoletano: un ragazzino scaltro, sveglio e intraprendente, mal disposto verso paure timori reverenziali. Uno scugnizzo che Napoli più di ogni altra città ha imparato ad amare. San Paolo è pronta a cantare ancora, Higuain è tornato.
#Napoli Ha pianto, è caduto, si è rialzato. Così @G_Higuain ha conquistato una città. @sscnapoli pic.twitter.com/YuXig96o1Q
— Serie A TIM (@SerieA_TIM) 1 Dicembre 2015
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