I fedeli lettori del romanzo ci avevano avvertiti che il peggio doveva ancora venire e che quanto visto nel precedente episodio era solo il terribile antipasto di un orrore senza fine: Outlander saluta il suo pubblico con un finale di stagione coraggioso e viscerale, capace di far annegare i suoi personaggi nell'oscurità più nera per poi aiutarli a ritrovare la luce in un calvario che non risulta mai fittizio o narrativamente posticcio.
Outlander però non si tira indietro e prosegue nella trasposizione delle pagine della Gabaldon senza aggirare l'ostacolo, arrivando là dove difficilmente una serie televisiva difficilmente osa spingersi: scavare nel senso di colpa di Jamie, guardare dritto nei sui suoi occhi spenti e nella sua anima fatta in pezzi, accettare la scomoda verità di come nel bisogno estremo di non provare più alcun dolore anche la più forte delle vittime possa cedere alla vessazione psicologica del momento e provare piacere, senza per questo dover provare ribrezzo per sè stessa.
Valutare la prima stagione di Outlander dopo aver visto un episodio così denso ed emotivamente frastornante è difficile, ma nonostante alcuni momenti di stanca legati alla necessità di dare spago alla costruzione dei personaggi e di diluire la narrazione in due tronconi, possiamo dire senza paura che la serie ha superato l'esame con ottimi voti, dimostrando una forza non comune nello scavare nella psicologia di caratteri che contro le stesse etichette letterarie che sarebbe assai semplice affibbiargli hanno dimostrato di avere tantissimo da offrire: la Battaglia di Culloden deve ancora iniziare, ma tutti noi faremo senza dubbio la nostra parte.
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