Come sapete, da brava serial reader, porto avanti un numero non ben precisato di serie, alcune delle quali – per fortuna – sono arrivate a un punto tale di squallore che anche io ho dovuto abbandonare perché non è che uno può dare ultime chance all’infinito. Inoltre c’è sempre qualcosa di nuovo e di bello dal punto di vista letterario.
Cominciamo con gli evergreen che ho mollato senza remore e che mi faranno odiare dalla maggior parte di voi: La Confraternita del Pugnale Nero. J.R.Ward mi aveva stufato già da un pezzo, ma all’inizio avevo provato a tollerare smettendo di leggere soltanto la sua serie spin-off, quella dei Fallen Angels [Io voglio – Gli angeli caduti - in italiano] considerato quanto mi avevano annoiato i primi due libri. Poi siamo arrivati a “Lover at Last” e la misura è stata veramente colma. Ma come, uno aspetta tipo 5 o 6 anni per la storia di Qhuinn e Blay e questo è il risultato? Ora io non mi dilungo sulla trama perché questa tenta di essere una rubrica spoiler free, ma davvero la signora Ward pur di coprire il numero di pagine richieste dall’editore mi deve sottolineare ogni singola marca di: vestiti, acqua minerale, snack, oggetto di arredamento e di design che descrive? Ma davvero noi lettori siamo considerati così stupidi? E poi il libro nemmeno finisce come dovrebbe! E qui mi fermo. Quindi ecco perché “The King”, il n.12 uscito da poco più di un mese, ha trovato la mia pazienza già troppo provata per superare le 50 pagine, ma non c’è problema, scommetto che lo zoccolo duro delle lettrici della Ward avranno piacere a tornare sentir parlare di Wrath e Beth, quelli sì che erano bei tempi…
Proseguiamo con le serie “segate” dalla sottoscritta e andiamo a “Game of Shadows” di Thea Harrison, che io seguo già da tempo per la sua altra bellissima serie, che invece non mi ha deluso e che è tradotta in italiano, quella cioè degli Elder Races (in italiano “Il legame del drago”) che è arrivata in lingua originale al n.6 senza diventare troppo ripetitiva. Games of Shadows, invece, è noiosa, senza appello. Ho letto entrambi i libri per affetto nei confronti della scrittrice, ma spero che anche lei abbia capito che questa serie non ha un grosso futuro, perché il secondo libro sembra comunque conclusivo. Una nota di merito comunque per il mondo alternativo che aveva generato il tutto, anche stavolta era veramente affascinante.
Parliamo invece bene di Silber di Kerstin Gier, visto che a breve dovrebbe uscire il seguito di questo Young Adult che mi sforzo di leggere in tedesco e che tutto sommato ha delle buone potenzialità, soprattutto perché, invece dei soliti vampiri (più o meno scintillanti) e mutaforma di qualsiasi razza, sfoggia tra i cattivi niente di meno che un dio sumero dei sogni. Voglio dire, non capita molto spesso, ma comunque per questo libro trovate su Sognando Leggendo una recensione dedicata QUI
Continuando ad essere buona, anzi buonissima, prosegue l’escalation positiva di Beyond, la serie di Kit Rocha arrivata al libro n°4.5 (ci sono una serie di novelle sparse qua e là). Nel mondo degli O’Kane tutti hanno una chance, anche coloro che ritengono di non meritarsela o di non avere i requisiti adatti per fare parte del circolo più esclusivo dei distretti al di fuori di Eden. Anche questa serie oltre ad avere dei personaggi costruiti dal punto di vista psicologico in modo molto accurato, ha uno sfondo dettagliatissimo e congruente con il tutto. Le due autrici che si nascondono dietro questo pseudonimo davvero si meriterebbero di essere tradotte anche in italiano. Ammetto che il quantitativo di sesso mi è sembrato un po’ eccessivo a volte, ma si stanno regolando un po’ negli ultimi libri anche perché le trame crescono di complessità e si vede sullo sfondo una “über trama” globale che si sviluppa a partire dagli ultimi tre libri.
Altra autrice che ultimamente non mi ha deluso, né nella sua serie paranormal romance né in quella “romance e basta” è Rebecca Zanetti. I Dark Protectors sono felicemente arrivati fino al n° 6.5 e meriterebbero davvero di essere tradotti, perché pur essendo l’ennesima serie paranormal romance, devo dire che i suoi maschi alfa dominano senza diventare pesanti, o almeno non sempre.
Infatti, credo sia la sua capacità di scrivere di maschi dominanti che la fa brillare anche nella sua altra serie e cioè Sinn Brothers, 4 “fratelli” geneticamente modificati per diventare soldati perfetti che si ribellano al loro destino già scritto. La sua ultima serie, in ordine cronologico è Maverick Montana, ma devo ammettere che delle tre è quella che mi piace meno, forse perché sono più incline a perdonare i maschi alfa se hanno qualche potere soprannaturale, gli “umani” mi stufano a lungo andare, lo sanno tutti che a parità di umanità sono le donne quelle più forti.
Condivido, invece, la mia gioia con voi per la fine di una serie che mi ha fatto ridere dall’inizio, ma non in senso positivo e cioè la serie “Pleasure” di Evie Hunter. Considerato che è cominciata con “The pleasures of winter” di cui ho già parlato (male) e siamo arrivati a The pleasures of spring, credo che completando il giro si possa anche dare per conclusa. Queste 4 storie avevano in comune, oltre all’autrice, soltanto l’assoluta incapacità di non sconfinare ripetutamente nel ridicolo. Scrivere bene di BDSM non è semplice – sono sicura – ma quando uno proprio non riesce, dovrebbe smettere invece di pensare che un numero non ben precisato di parolacce e di contorsioni sia equiparabile. Nell’eventualità voleste leggere una serie BDSM ben scritta, anche se non è sempre di mio gusto, vi consiglio “The original sinner” di Tiffany Reisz, che associa una trama ben costruita a una certa conoscenza dell’argomento, che non ha niente a che vedere con il condizionamento pavloviano.
Tornando a parlare di serie più o meno infinite, mi fa piacere dire che “Immortals after dark”, arrivata al n°13 con McRieve, associata allo spin-off “The dacians”, non perde un colpo. Ammetto che dopo Lothaire dubitavo e le aspettative deluse erano tante, ma per quanto partissi bassa devo dire che la storia del lupo mannaro e della sua compagna mi è piaciuto, anche se ho adorato il contesto di “Shadow’s claim”, perché un bel torneo medioevale con in palio la principessa mi riporta alla mia infanzia; non che io sia mai stata una principessa in palio, ma faceva parte di uno dei miei sogni mostruosamente proibiti.
Altra serie che per la mia gioia è arrivata alla fine (parole dell’autrice) è “The Blackstone Affaire” di Rainee Miller (Nudo d’autore, in italiano, per i tipi di Corbaccio) le cui parti preferite IMHO sono il prequel e il, finora unico, spin-off. Ma credo che a breve ne seguirà un altro dove sarà Ivan a farla da padrone. Cominciata in modo drammaticamente simile alla serie di Silvya Day, a sua volta praticamente uguale alle 50 sfumature di grigio, c’è da dire che questa serie, almeno in parte, si è allontanata dalle celebri trame di cui sopra, questo non toglie che sia stata banale e scontata sin dall’inizio e il sesso, ripetitivo come tutte le volte in cui i due personaggi (Ethan e Brynne) si ripetevano quanto si trovavano belli e affascinanti e innamorati, è usato come un riempitivo, cioè va bene tutto, ma anche un lettore medio come me si accorge quando la scrittrice non avendo niente da dire piazza un amplesso ogni 3×2.
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