Magazine Cultura
di Takeshi Kitano (Giappone, 2012)
con Beat Takeshi (Takeshi Kitano), Ryo Kase, Toshiyuki Nishida, Shun Sugata, Tomokazu Miura
VOTO: **
Solo per appassionati.
Basterebbero queste tre parole per recensire Outrage Beyond, ed è già quindi una delusione enorme per chi ama Takeshi Kitano da semplice cinefilo e non da 'ultras' del prolifico regista giapponese. Questo perchè Kitano è uno dei pochissimi cineasti 'di culto' ormai rimasti sulla breccia, e i suoi numerosissimi estimatori lo apprezzano ancora incondizionatamente... a prescindere dai risultati! Basti pensare che a Venezia gli applausi sono partiti già dai titoli di testa!
Si trattava però, ovviamente, di applausi di affetto e stima da parte di una platea di appassionati che, dal loro punto di vista, erano pienamente giustificati: nel senso che questo Outrage Beyond (sequel del precedente Outrage, che inizia esattamente dove finiva l'altro) è una pellicola esclusivamente di genere dove si ritrovano tutti (ma proprio tutti!) i clichè ai quali ci ha abituato il suo autore in tanti anni di carriera. In pratica, un film dove chi conosce Kitano vi ritrova esattamente quello che si aspetta, a partire dalle prime inquadrature. E perciò non può che restarne soddisfatto.
Il problema è che per il pubblico 'neutrale' un film del genere appare terribilmente scontato: tutto è già visto, perfino la struttura stessa della storia, fatta della consueta prima parte verbosa e anche un po' noiosetta, alla quale segue l'ultima mezz'ora fatta di sparatorie, sangue, violenza e un numero imprecisato di morti ammazzati che preludono, inevitabilmente, alla catarsi finale. Kitano si riserva, al solito, anche il ruolo di protagonista (ribattezzandosi come sempre 'Beat' Takeshi) e divertendosi a rubare la scena agli altri attori. Ma è del tutto inutile aspettarsi un guizzo di genialità e qualche virtuosismo cinefilo come nei suoi capolavori - quelli sì! - del passato: qui al massimo si fa qualche risata (il film è oggettivamente divertente) destinata però a perdersi subito nel dimenticatoio, non appena si riaccendono le luci in sala...
C'è da chiedersi semmai che cosa abbia spinto Alberto Barbera a scegliere questo film per il concorso veneziano, dal momento che un film del genere di sicuro appare più adatto a una platea da blockbuster piuttosto che una d'essai: il sospetto è che il neo-direttore della rassegna abbia selezionato, come si dice, 'a scatola chiusa' un certo numero di titoli di autori importanti senza neppure averli visti in anteprima ma basandosi solo sul palmarès passato dei loro autori: sfortuna ha voluto che quest'anno lo stesso Kitano, ma anche Malick, Anderson e De Palma (tanto per fare dei nomi) hanno portato tutte opere ben al di sotto del loro standard... e la qualità del Concorso ne ha chiaramente risentito. Morale della favola: nessun regista deve essere amato o odiato a prescindere, indipendentemente dalla sua 'gloria' passata. Regola generale, vale per tutti.
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