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Ovunque, proteggici – Elisa Ruotolo

Creato il 02 luglio 2014 da Diletti Riletti @DilettieRiletti
Nottetempo_OvunqueProteggici

Nella sua motivazione, Dacia Maraini ha scritto: “Elisa Ruotolo ha scritto con sapienza e intelligenza, imbastendo un romanzo agro ma lieve, famigliare e universale. È una scrittrice dal linguaggio complesso e poetico e per questo sostengo il suo romanzo per il Premio Strega 2014.”

Il romanzo è Ovunque, proteggici, edizioni Nottetempo; anche se non fa parte della famosa e criticata cinquina dalla quale domani uscirà il vincitore del premio, noi sosteniamo l’autrice di questo romanzo su oscurità e luce, donne leggere e saltimbanchi.

Qui di seguito un incipit che dà già voglia di leggere il resto.

 

Adesso

Pensavo fosse finita. A cinquant’anni suonati, quando il tempo s’è scelto una strada e la vita ha tutta l’aria di far meno rumore, il passato doveva darsi qualche scrupolo a mettere un piede avanti l’altro e rifarsi vivo. Era finita e io, per sempre fuori dalla grazia ma anche dal castigo, avrei portato innanzi ciò che restava col cuore dello scampato. Invece, quella che doveva essere una mattina come tante aveva in bocca il suo veleno. Nascosto tra le carte smistate dall’ufficio postale, raccolto in una busta bianca senza indirizzo né mittente – per altro chiusa alla meno peggio –, il passato tornava scritto su un foglio qualsiasi, e faceva il danno d’un sasso lanciato contro un vetro senza scuri mentre la casa dorme. Sul foglio, con una grafia troppo chiara per lasciarsi scoprire, qualcuno aveva scritto quella sola, semplice parola: assassino.

Era stato allora che avevo sentito i frantumi, e il silenzio sostituito dal mormorio della veglia. L’istinto fu di guardarmi le spalle. Spiare le finestre, le case di ringhiera, il fondo della strada, le macchine in sosta. Poi ripiegai la lettera in due e la tenni in tasca, la tenni per giorni passandola da un vestito all’altro: neanche per un attimo pensai di liberarmene. Avrei cominciato più avanti, a bruciarle una a una nella bocca del focolare per poi scompigliarne le ceneri, quando arrivarono le altre e il gonfiore in fondo alla tasca divenne un segno. Capivo solo adesso che tutto riprendeva da capo, come un congegno rimasto vigile perché qualcuno, di nascosto, ha continuato a ungerne le parti.


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