L'accappatoio irrigidito dai troppi lavaggi gratta la mia schiena rinvigorita da una doccia bollente. Un nano vestito da giullare fa roteare palline colorate alla velocità della luce. Ride mostrando denti ingialliti dalla vita. Una bionda mostra le sue forme ed il suo essere femmina ballando ad un palo che si pianta sul soffitto di uno squallido club di periferia. Panzoni sbavano affondando su poltroncine di pelle nera.
Guardi tutto con estremo interesse senza sapere il perché.
Sono tre giorni che non prendo caffè. Quattro giorni fa, sono riuscito a berne dodici e la sera avevo le palpitazioni. Ma ora ho smesso.
Stamani mi sono alzato con una parola in testa: pacchiugle. Non sapete il significato di tale parola, per un po' non l'ho saputo neanch'io. Ora lo so. Tipo per due o tre mesi, mio nonno mi ha chiamato pacchiugle. Più volte gli ho domandato cosa volesse dire, ma non mi ha dato mai una risposta seria. Ora, mio nonno, ha preso a chiamare pacchiugle mio cugino. Pacchiugle, significa buono a nulla. Mio cugino lo è perché è la terza volta che boccia all'esame della patente, io lo sono stato perché... in realtà non lo so, potrebbero essere molti i motivi. Mica che la cosa mi abbia turbato più di quanto già non lo sia di mio, è che mi sono alzato con questa cazzo di parola in testa e non riesco a toglierla.
Ma lasciamo stare, arriviamo al dunque.
Il dunque è che ho preso una decisione riguardo alle vacanze estive. Non interessa a nessuno. Allora non so cosa scrivere, dice: cazzo vuoi allora da noi? Nulla, è che sono molti giorni che non scrivo e quindi mi va. Non ne sono mai stato un granché capace, ma mi piace e non posso farci nulla.
Ho l'occhio destro che mi trema visibilmente. Oggi, me lo ha fatto presente un'amica, la quale, con fare materno mi ha dato un abbraccio e mi ha detto di prendermi una pausa. Dice che sono stressato. È stato grazie al suo consiglio che ho preso una decisione riguardo alle ferie. Ce ne andiamo sull'isola di Capraia. Io, la mia ragazza e il cane. Con due ore di traghetto, da Livorno, si arriva a Capraia.
Sull'isola non c'è nulla, parecchie capre, penso che mi porterò l'Ulisse di Joice, una canna da pesca, 2 magliette ed un costume. Basta, non porto nient'altro.
Anche mio fratello dice che dovrei rilassarmi un po'.
Il fatto è che la gente che si rilassa mi sta sulle palle, quelli che dicono di essere stressati e stanchi mi sanno di perdenti e tendo a disprezzarli. Io vado, non mi pongo limiti, lavoro otto ore al giorno in mezzo a vecchie sorde e rimbambite, la notte studio per laurearmi il prima possibile perché l'ego me lo chiede, quando ne sento il bisogno (come stasera) mi metto a scrivere, il giovedì notte vado al mercato ortofrutticolo di Novoli e torno verso le otto del mattino con il mio furgoncino pieno zeppo di frutta.
Dormo poco, studio, lavoro, faccio esami, corro.
Siete mai stati ad un mercato ortofrutticolo? Spettacolare. A parte i colori di tutta quella frutta insieme e tutto, il vero spettacolo sono i personaggi che ci lavorano. Gente completamente fuori di testa. Io sono amico di tutti, ormai sono anni che ci vado e nessuno cerca più di mettermelo nel culo, ma il loro obiettivo è quello. Sono tutti banditi, gente coi peli sul core, gente col coltello imperlato di coca, gente che se fai il grosso e vuoi fottere qualcuno, ti taglia le gomme del furgone (la prima volta), e la seconda te lo incendia. Sembra di entrare in un paese dei sogni, no, credetemi, non sembra possibile ma lo è.
C'è Nino che vende fuochi d'artificio di contrabbando; Carmelo che ha tutte le droghe del mondo nelle quantità che desideri; Walter ha ogni tipo di apparecchio elettronico che vuoi, dall'Ipad al Tamagotchi; Oreste vende armi ma nessuno lo ha mia visto di persona e si vocifera che sia biondo e colla coda.
Per non parlare delle puttane e dei travestiti, è pieno. Marco (che si fa chiamare Alexia), è diventato mio amico. Le prime volte che andavo al mercato mi guardava con aria arrapata, sembrava dire: fottimi tesoro, con trenta euro te la cavi... sei così carino.. Alla terza volta chiarii la cosa e gli dissi che non mi passava neanche dall'anticamera del cervello di scoparmi un travestito. Ora è mio amico e parla normalmente senza fare la voce da donna. Si fa sempre colazione insieme e spesso paga lui perché guadagna più di me. Ogni tanto ci facciamo anche una canna. Marco è forte, è l'unico amico frocio che ho.
C'è della gente davvero da romanzo, se un giorno ne sarò capace scriverò di loro in maniera dettagliata. Per stasera mi limito a fare un'infarinatura.
Boia, è tardi. Ho anche finito birra e sigarette.
Arriviamo al dunque, alla morale di questa favola. Morale? Non c'è né trama né morale.
Così, chiudo il tutto così senza rileggere e si va dritti sul blog. Insomma, penso che forse ho bisogno di andare in vacanza, ma ancora di più ho bisogno di tornare a scrivere con continuità perché la cosa mi rilassa e mi rende felice. Allora, rimaniamo che per questa volta sono perdonato, che sto riprendendo il ritmo, se poi vi va, chiamatemi pure pacchiugle. Corro e corro e poi eccomi quà, a perdere una notte a scrivere stronzate, col presentimento di essere un buono a nulla perché di cose ne voglio fare troppe, e tutte le prendo con un' imbarazzante superficialità credendomi uno forte, uno che non ha limiti, uno che corre.
Poi piango, sono stanco.
Mercoledì avrò anche un esame.