Mentre viene sotterrato un ex Presidente della Repubblica che ha quasi seppellito l’Italia dopo averla lapidata istituzionalmente e dilapidata internazionalmente nella sua sovranità e ricchezza, agli inizi dei ’90, a quello ancora in carica viene conferita la laurea honoris causa in “defezioni internazionali”.
Se per i morti occorre togliersi il cappello poiché non essendo più del mondo devono essere distanziati dalle miserie terrene – benché di tante vicende miserabili in vita si siano resi protagonisti, così da non guadagnarsi nessun rispetto tra i sopravvissuti non unti di necrofilismo e bisunti di conformismo – non è necessario e nemmeno ammissibile abbassarsi le braghe al cospetto di certuni attempati di Stato che fanno gli spettri prima del trapasso, riducendo ad un cimitero politico il Paese. Al nostro anziano Capo dello Stato auguriamo un’ esistenza lunga di 969 primavere, non come quella di Praga ma come quelle di Matusalemme, tuttavia gli ricordiamo che quest’ultimo spirò nell’anno del diluvio universale. Diluvio abbattutosi adesso sulla Penisola, soprattutto a causa delle sue scelte discutibili che se non esistesse il reato di vilipendio definiremmo perfino scellerate, servili ed indegne della carica che ricopre. Questo però non lo sosteniamo perchè siamo ligi alla legalità ed amiamo gli alti gradi della Repubblica. Ciononostante, le qualità e le probità di Napolitano noi non le vediamo ma riusciamo chiaramente a distinguere i mercanti da lui incoraggiati ad occupare il tempio e gli armigeri chiamati a gran voce per spalleggiarli, con insegne e decorazioni che non appartengono alle nostre tradizioni nazionali. Il pileo sulla testa di Re Giorgio, che ultimamente fa incetta di copricapi, inorgoglirà chi lo porta e chi glielo ha infilato con poca cautela e molta captatio, ma non conforta gli uomini liberi e ragionanti i quali non scorgono in quel berretto nessun affrancamento dalla schiavitù dei padroni delle borse e dei governi mondiali, come si usava un tempo, e nemmeno un merito conquistato sul campo. Qui va a finire che i traditori, parlando non del caso specifico ma di altre situazioni già verificatesi, si sentiranno sostenuti e sospinti nella loro opera di pugnalamento da tergo della popolazione, poiché all’indomani verranno ricompensati e proclamati illustri cittadini di questo bordello. Poco gliene cale ai falsi patriottardi e ai loro lacchè insignenti che quello sotto i piedi non è un altare allestito apposta per dare e ricevere premi ma il marmo sotto il quale giace defunta e disprezzata la nazione.
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