L’altra sera sono andato al cinema con due grandi paure. La prima era quella di arrivare davanti alla signorina dell’UCI Cinemas e domandare tre biglietti per “Pacific Rimming” al posto di “Pacific Rim”. La seconda era quella di essere cacciato dalla sala perché avrei tossito troppo, visto che all’affacciarsi di agosto il sottoscritto fa regolarmente i conti con malanni tipicamente invernali.
Ebbene, nessuna delle due paure si è rivelata fondata. Il timore di sbagliare il titolo è stato risolto perché ho fatto parlare i miei compagni di cinema. La paura di essere molesto è stata invece risolta dal film in sé che, essendo un film di azione duro e puro, credo abbia avuto in totale circa 20 secondi di scene senza rumori assordanti ed effetti speciali dai 123 decibel in su. Roba che nel quartiere San Siro non avrebbero mai potuto proiettarlo, ché i residenti della zona avrebbero fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Come si diceva, Pacific Rim è un film di fantascienza e soprattutto di azione. Niente di più, niente di meno. È, in realtà, anche un film sugli alieni, ma gli alieni sono solo un pretesto per fare un lunghissimo show off di effetti speciali e mostri giganti.
La trama è molto semplice e vede gli umani impegnati in una lotta contro creature giganti extraterrestri (i Kaijū) che provengono da un portale interdimensionale che si è creato in fondo al mare. Le grandi potenze della Terra si sono messe insieme per cercare di arginare la minaccia creando enormi androidi chiamati Jaegers e pilotati da (almeno due) esseri umani. La storia ruota attorno a Raleigh Becket (Charlie Hunman) che, insieme a suo fratello, pilotava uno di questi androidi fino al giorno in cui il fratello non è diventato uno spuntino prelibato per uno dei Kaijū. Raleigh decide quindi di sparire per un po’, almeno fino a che il comandante Stacker Pentecost non arriva a richiamarlo al suo dovere perché le cose stanno andando un po’ di merda.
La pellicola, che è diretta da Guillermo Del Toro, è un po’ un Mazinga Z meets Power Rangers meets Street Fighter. E questo mega frullato riesce molto bene, perché il susseguirsi degli eventi ha un ottimo ritmo e tiene incollati senza grandi difficoltà al grande schermo. Il tutto condito da una buona dose di stereotipi e elementi classici di questo genere. Il focus è però tutto sullo scontro epico tra mostri giganti, visto che l’origine dell’invasione aliena viene liquidata nei 60 secondi iniziali.
Il cast è allo stesso tempo punto di forza e di debolezza del film. La componente maschile è ben assortita e risponde a tutti i requisiti di questo genere: c’è il bello, c’è il nero che fa il capo, c’è il grande-grosso-e-ciula, c’è il nerd, c’è il matematico sfigato, c’è l’eccentrico. La componente femminile è invece quasi del tutto assente. Unica donna sullo schermo è la giovane Mako Mori (Rinko Kikuchi – già una che si chiama RINKO) che di certo non sarà ricordata nella storia del cinema come un personaggio o come un’attrice che buca lo schermo.
E poi comunque c’è Charlie Hunman, che molti ricorderanno come protagonista di Queer As Folk, il cui personaggio deve avere purtroppo qualche problema di eccessiva sudorazione, visto che si cambia maglietta con una frequenza che nemmeno il 15 agosto in un vagone della metropolitana senza aria condizionata.
CHIPS e CHEAP: La cosa più CHIPS dell’intero film sono i Jaegers. Che poi questi giganteschi robot abbiano delle armi a quanto pare efficacissime che però vengono usate solo nell’ultimo combattimento, è un’altra storia. La più CHEAP, mi dispiace dirlo, è Uramaki Misto Mako Mori.
Livello di SHAZAMMABILITÀ: basso. Io oltre agli effetti sonori assordanti e alla mia tosse, ho sentito poco altro.
Livello di BONAGGINE DEL CAST: medio. Molto alto per la componente maschile (=Charlie Hunman), praticamente pari a zero per quella femminile.
Quanto dura / quanto sarebbe dovuto durare: 131 minuti / 120 minuti. Un combattimento in meno e nessuno si sarebbe accorto della differenza.
Mi devo fermare dopo i titoli di coda per vedere la SCENA NASCOSTA o posso andare direttamente a casa? Sì, fermatevi! C’è una scena nascosta che non solo cambierà la vostra visione del film, ma anche la vostra visione sulla vita.
GIUDIZIO COMPLESSIVO: tre Anne Praderio su cinque
[Sono gli ultimi giorni per nominarci ai Macchianera Italian Awards 2013. Anna Praderio l'ha già fatto, manchi solo tu]