Mi sono seduto sul divano, stereo a manetta (e pazienza i vicini), atmosfera “caliente”, anzi Fuente y Caudal. Disco che non può mancare in collezione: purtroppo ancora non l’ho trovato a buon prezzo in cd, ma non dispero. Va assaggiato, beatamente avvolti nel relax. Assaporando l’intensità del suono, della passione, del pathos che ci mette il maestro. È un campionario di “standard” di flamenco, dalla granatina a tango, e così via. In ognuno Paco De Lucia ci fa conoscere uno stile. Quanto alla tecnica, dire maneggia con molta cautela.
Non sono in molti al mondo a potersi permettere delle variazioni così vertiginose…
Veloce e preciso, il maestro sorprende ancor di più quando si viene a sapere che il disco fu registrato in brevissimo tempo e in alcune tracce qualche imperfezione dovuta all’improvvisazione c’è. Ma quello è il neo che rende unico un capolavoro. Fuente Y Caudal lo è, senza ombra di dubbio. In alcuni fraseggi si percepiscono dei campioni di arrangiamenti che verranno poi ripresi più tardi, quando De Lucia, sull’onda del sucesso esportò il flamenco in America e si confrontò con il jazz di Al Di Meola e John McLaughlin.